La giunta militare in Myanmar continua a bombardare i ribelli
Nonostante gli effetti devastanti del terremoto: negli attacchi aerei degli ultimi giorni sono state uccise almeno 7 persone

Nonostante gli effetti devastanti del terremoto che ha causato più di 1.700 morti, venerdì e sabato la giunta militare che governa il Myanmar ha continuato a condurre attacchi aerei sulle zone controllate dai ribelli. In seguito al colpo di stato del 2021 in Myanmar è iniziata una guerra civile, e oggi molte aree sono controllate da gruppi dissidenti, mentre la giunta rimane in controllo principalmente delle grosse città.
La divisione birmana della BBC ha riferito di almeno un attacco su Naungcho, nel Myanmar settentrionale, in cui sono state uccise 7 persone. I ribelli invece hanno parlato di attacchi anche attorno alla città di Chang-u, nella regione di Sagaing, dove c’è stato l’epicentro del terremoto, e sul confine con la Thailandia.
Il governo di unità nazionale, che rappresenta la vecchia amministrazione civile e guida la lotta armata in esilio, ha detto che domenica entrerà in vigore un cessate il fuoco unilaterale di due settimane, che terminerà il prossimo 12 aprile: il suo braccio armato, le Forze di Difesa del Popolo (FDP), interromperanno l’offensiva nelle zone terremotate per facilitare gli aiuti, ma non le operazioni di difesa.

Un gruppo di manifestanti a Yangon durante le grosse proteste che seguirono il colpo di stato, 27 marzo 2021 (AP Photo)
Le FDP non sono l’unico gruppo armato che combatte contro la giunta militare, e non tutti rispondono al Governo di Unità Nazionale, per cui la pausa nei combattimenti potrebbe essere limitata.
Il colpo di stato avvenne nel febbraio del 2021: in seguito alle elezioni di pochi mesi prima vinte dal partito della leader Aung San Suu Kyi, che era di fatto a capo del governo, i militari fecero arrestare lei e diversi altri membri del suo partito e presero il potere. Nella guerra civile combattono vari gruppi che vogliono destituire la giunta e ripristinare lo stato democratico. Le elezioni che si tennero a fine 2020 furono peraltro anche le ultime: da allora la giunta ha sempre trovato una scusa per rimandarle.
Negli ultimi quattro anni la giunta militare ha condotto numerosi attacchi aerei indiscriminati contro i civili, nel tentativo di reprimere il dissenso. D’altra parte è l’unica nel conflitto a essere dotata dei mezzi per farlo. In un solo attacco dell’aprile del 2023 vennero uccise più di 100 persone.
Nonostante questo nel tempo la giunta ha perso ampie porzioni di territorio: secondo un’indagine della BBC attualmente i militari controllano meno di un quarto del paese, mentre i vari gruppi armati dissidenti controllano circa il 40 per cento. Il resto sono territori contestati. La maggior parte del territorio controllato dalla giunta è nelle grandi città, per esempio Mandalay, la seconda più grande del paese e la più vicina all’epicentro del terremoto.
Nel frattempo nel paese continuano le operazioni di soccorso dei feriti e dispersi a causa del terremoto. Secondo i numeri diffusi dalla giunta i morti sono oltre 1.600 e i feriti più di 3.400, ma è molto probabile che siano di più. Il timore è che, nel tentativo di ostacolare la resistenza, la giunta possa ostacolare l’arrivo degli aiuti umanitari nelle zone controllate dai ribelli, come già avvenuto in passato.
– Leggi anche: “Myanmar” o “Birmania”?



