Nannette Streicher, che costruì il pianoforte preferito di Beethoven
Fu una sua amica fidata ma soprattutto una dei produttori di strumenti a tastiera più apprezzati del tempo, poco riconosciuta come spesso succede

Nannette Streicher fu un’imprenditrice di successo e una fra i costruttori di pianoforti più apprezzati della scena musicale viennese a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento. Fu lei, per esempio, a costruire il pianoforte preferito di Ludwig van Beethoven, di cui divenne una delle amiche più fidate. Oltre a questo fu pianista, insegnante e compositrice, ma, come avvenne con molte altre donne della storia più e meno recente, per molto tempo non fu considerata o ricordata.
La sua storia l’ha raccontata pochi anni fa il New York Times, e il suo nome è riemerso di recente tra gli sforzi fatti negli ultimi anni in molti campi del sapere per riconoscere il giusto merito a donne trascurate dalla storia. Questa settimana, per esempio, le è stato dedicato un concerto in provincia di Varese, proprio all’interno di una rassegna pensata per «riscoprire musiciste, compositrici e cantanti che hanno scritto la storia».
Il poeta Hermann Rollett descriveva Streicher come una donna allegra, dai «lineamenti un po’ duri e spigolosi» ma dalla «natura vivace, quasi maschile, nel modo di parlare e nel tono». Nata nel 1769 ad Augusta, in Baviera, Anna Maria “Nannette” Streicher aveva imparato a suonare il piano dal padre, Johann Andreas Stein, noto per aver elaborato un particolare meccanismo per gli strumenti a tastiera che in seguito fu ripreso da tutti i produttori viennesi (noto come meccanica viennese). Cominciò a dare una mano nella bottega fin da bambina, e quando aveva otto anni si esibì davanti a Wolfgang Amadeus Mozart, che aveva provato uno dei pianoforti di Stein durante una visita ad Augusta.
In una lettera a Stein, Mozart scrisse che «aveva un gran talento, e avrebbe potuto diventare qualcuno». Streicher ebbe però maggiore successo grazie ai suoi pianoforti. Dopo la morte del padre, nel 1792, si sposò con Johann Andreas Streicher, che al tempo insegnava musica a Monaco di Baviera; si trasferì poi a Vienna, dove proseguì l’attività di famiglia assieme al fratello minore Matthäus con il nome di Geschwister Stein, fratelli Stein.
Come ha ricordato il New York Times, a lungo Nannette Streicher fu considerata solo la moglie di Streicher, quando in realtà l’azienda era sua, mentre il marito ci lavorava per tenere la contabilità e gestire gli affari correnti. Fu inoltre lei a perfezionare le tecniche del padre: ogni anno l’azienda produceva dai 50 ai 65 pianoforti, che in poco tempo diventarono tra i più richiesti e apprezzati in tutta Europa.
Gli Streicher comunque furono grandi protagonisti della vita culturale viennese anche grazie ai concerti che organizzavano prima a casa loro, e poi in una sala da 300 posti allestita accanto al salone da esposizione della fabbrica. Ai loro eventi partecipavano personaggi noti come lo scrittore Johann Wolfgang von Goethe e appunto Beethoven, che Streicher aveva conosciuto da ragazza. Tra i due era nata una collaborazione e un’amicizia che durò fino alla morte del pianista, nel 1827.
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Beethoven aveva usato un fortepiano della Stein già nel 1786, quando viveva a Bonn, e dieci anni dopo chiese a Streicher di usarne uno dei suoi per un concerto nell’attuale Bratislava. In una lettera spedita in seguito a suo marito lo definì uno strumento «ammirevole», ma scherzò sul fatto che fosse «troppo perfetto» per lui, perché voleva «la libertà di trovare il suo suono personale». Quel piano produceva infatti suoni troppo leggeri per uno stile vigoroso come quello di Beethoven: in risposta Andreas Streicher lo accusò di essere un assassino di tastiere.
Allora la gran parte dei pianoforti veniva costruita sulla base delle esigenze dei musicisti. Le tecniche di costruzione però stavano mutando, così come le richieste, in parte per l’evoluzione dei gusti musicali, e in parte perché gli eventi si stavano spostando dai saloni aristocratici a spazi più ampi. In questo contesto nel 1802 Streicher e il fratello si divisero: lei continuò a produrre pianoforti con il nome Streicher née Stein, migliorando ulteriormente la meccanica e riuscendo a soddisfare le indicazioni di Beethoven. Anche se verso la fine della sua carriera usava perlopiù un piano dell’azienda inglese Broadwood, in una lettera le disse che quello che aveva fatto lei per lui dopo il 1809 era sempre stato il suo preferito.
Oltre che essere sua amica e collaboratrice, Nannette Streicher fu una specie di governante e confidente nell’ultima fase della carriera di Beethoven, quando si trovò a gestire la sordità e una grave crisi creativa, e a cercare di ottenere la tutela del nipote Karl. Lo mostra una sessantina di lettere scritte tra il 1816 e il 1818 in cui le chiedeva di occuparsi della casa, di fare la spesa e di gestire questioni simili. Fu proprio in quel periodo che Beethoven compose la sonata per pianoforte n. 29 op. 106 (o “Hammerklavier”), la sua sonata più lunga e tra le più complesse e ambiziose.
A margine di una bozza originale della sonata conservata al Morgan Library & Museum di New York, l’editore Vincent Novello scrisse che il documento gli era stato donato da «una delle amiche più care e più di lunga data di Beethoven». Quando Nannette Streicher morì, nel 1833, l’azienda fu portata avanti dal figlio Johann Baptist, che la trasformò nella più importante produttrice di pianoforti in Austria. Lei e il marito sono sepolti uno accanto all’altra nel principale cimitero di Vienna, a pochi metri da Beethoven.
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