L’ex direttore generale di Sogei, Paolino Iorio, ha patteggiato una pena di tre anni per corruzione

Paolino Iorio, l’ex direttore generale di Sogei, la Società generale di informatica controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia, ha patteggiato una pena di tre anni per corruzione. Iorio era stato arrestato a ottobre, ed era ai domiciliari. Era stato colto in flagranza di reato mentre riceveva da un imprenditore circa 15mila euro in cambio di favori. Ora il giudice ha disposto la sua scarcerazione. Anche l’imprenditore coinvolto nell’indagine ha patteggiato la stessa pena.
Il patteggiamento rientra nei cosiddetti riti processuali “alternativi”, come il rito abbreviato e il giudizio immediato, che prevedono attenuazioni di pena poiché fanno risparmiare allo Stato il tempo e i costi di un processo ordinario. In Italia il patteggiamento non presuppone un’ammissione di colpa. Di solito funziona così: il pubblico ministero e l’imputato si accordano sulla pena, e poi il giudice decide se accettarla.
Secondo le indagini Iorio avrebbe ricevuto decine di migliaia di euro ogni mese dal novembre del 2023 per agevolare una serie di contratti con Sogei: nei mesi scorsi durante le perquisizioni gli investigatori hanno trovato in casa sua circa 100mila euro. Sono indagate altre persone, con accuse di corruzione e turbativa d’asta, e 14 società: tra loro c’è anche Andrea Stroppa, 30 anni, che cura gli interessi dell’imprenditore miliardario Elon Musk in Italia. Nelle scorse settimane, sulla base di alcune dichiarazioni fatte da Iorio, è stato indagato anche Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Sogei, per tentato peculato.


