Anche il cappellano dell’ong Mediterranea ha detto di essere stato spiato con il software dell’azienda israeliana Paragon Solutions

Don Mattia Ferrari al programma Che Tempo Che Fa, 2 febbraio 2025
(ANSA/ Matteo Corner)
Don Mattia Ferrari al programma Che Tempo Che Fa, 2 febbraio 2025 (ANSA/ Matteo Corner)

Anche don Mattia Ferrari, il cappellano dell’ong Mediterranea Saving Humans, ha detto di essere stato spiato tramite WhatsApp con il software dell’azienda israeliana Paragon Solutions, ormai da settimane al centro di un caso che sta mettendo in grosse difficoltà il governo italiano. Ferrari è la terza persona collegata alla ong ad aver detto di essere stata spiata assieme all’attivista Luca Casarini, capomissione di Mediterranea, e a Beppe Caccia, l’armatore della nave usata dalla ong.

Come altre società attive nel settore, Paragon lavora solo con i governi, a cui offre strumenti per ottenere l’accesso a smartphone e altri dispositivi elettronici in modo da spiarne i contenuti e le comunicazioni. Sono servizi utili in attività come quelle antiterrorismo, ma c’è sempre il rischio che vengano impiegati per spiare attivisti, oppositori politici, giornalisti e in generale comuni cittadini.

Finora risulta che in Italia siano state spiate almeno sette persone, tra cui appunto Casarini, Caccia e Francesco Cancellato, il direttore del giornale online Fanpage. Il governo italiano sostiene di non aver autorizzato quelle attività, e non è ancora chiaro chi abbia ordinato il controllo dei dispositivi e per quali motivi: intanto Paragon Solutions ha interrotto i rapporti commerciali con il governo italiano.

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