In India decine di persone sono state uccise in uno scontro tra un gruppo di ribelli maoisti e le forze armate

Un graffito rappresentante la rivolta di Naxalbari a Calcutta (Frédéric Soltan/Corbis via Getty Images)
Un graffito rappresentante la rivolta di Naxalbari a Calcutta (Frédéric Soltan/Corbis via Getty Images)

Domenica in India almeno 31 persone sospettate di appartenere ai naxaliti, un gruppo di ribelli comunisti che da decenni porta avanti azioni di guerriglia armata contro le autorità indiane, sono state uccise in uno scontro con la polizia. Lo scontro è avvenuto nelle foreste attorno alla città di Bijaipur, nello stato di Chhattisgarh, nell’India centrale. Sono stati uccisi anche due uomini delle forze armate, e diverse persone sono rimaste ferite. La polizia ha detto di aver sequestrato fucili d’assalto e granate ritrovati sui corpi dei ribelli. I naxaliti (anche definiti maosti indiani) sostengono di portare avanti la lotta armata in difesa dei diritti degli abitanti più poveri e appartenenti alle caste più basse dell’India contadina.

Quello dei naxaliti è un movimento nato in India negli anni ’60, ispirato dalle idee del leader della Cina comunista Mao Zedong. Prese il nome dalla cittadina di Naxalbari, nel Bengala Occidentale, dove nel 1967 ci fu una grossa rivolta contadina contro i proprietari terrieri. Da lì il movimento si diffuse in molte altre aree e oggi i ribelli sono presenti in diverse aree del cosiddetto “corridoio rosso”, che si estende dall’India centrale a quella settentrionale. Negli ultimi anni il governo ha intensificato la repressione del loro movimento: soltanto l’anno scorso sono stati uccisi più di 280 ribelli, principalmente nello stato di Chhattisgarh, che è tra i più poveri del paese.