Anche Luca Casarini, uno dei fondatori della ong Mediterranea, ha detto di essere stato spiato su WhatsApp

Luca Casarini, a destra, nell'ottobre del 2023
Luca Casarini, a destra, nell'ottobre del 2023 (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

Mercoledì l’attivista Luca Casarini, capomissione e uno dei fondatori della ong Mediterranea, ha detto di avere ricevuto venerdì 31 gennaio una comunicazione da Meta, la società proprietaria di WhatsApp, che lo informava che il suo smartphone era stato violato dallo spyware Graphite. Lo stesso giorno un portavoce di WhatsApp aveva riferito che negli ultimi mesi la società israeliana di spyware Paragon Solutions aveva attaccato con un software di nome Graphite i dispositivi di una novantina di persone che usano la sua applicazione, tra cui attivisti e giornalisti di vari paesi. Meta non aveva condiviso l’identità delle persone spiate, ma alcune di loro avevano detto pubblicamente di essere state avvertite: prima di Casarini, lo aveva fatto il direttore del giornale online Fanpage, Francesco Cancellato.

Mediterranea ha detto di essersi affidata, come suggerito da Meta, al team di ricerca “The Citizen Lab” dell’Università di Toronto in Canada, per fare «approfondite ricerche sul telefono di Luca e nei prossimi giorni sarà possibile sapere da quanto tempo durava questa operazione». Al momento non si sa chi sia responsabile delle attività di spionaggio: Mediterranea ha chiesto al governo italiano se ne fosse a conoscenza, e se i servizi segreti italiani utilizzino i software di Paragon.

Lo spyware Graphite permette di accedere a tutti i dati di un dispositivo, e riesce anche a leggere i messaggi scambiati su app come WhatsApp e Signal, considerate normalmente molto sicure in quanto protette da sistemi di crittografia end-to-end. Finora il governo italiano non ha risposto alle richieste di informazioni dei media, anche internazionali, sulla possibilità che sia cliente di Paragon. Mercoledì Alleanza Verdi e Sinistra ha annunciato un’interrogazione parlamentare sul caso.

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