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  • Mercoledì 22 maggio 2024

In Islanda decine di persone si sono candidate per sbaglio alle elezioni presidenziali

Per farlo bastava iscriversi a una pagina web, la stessa con cui si poteva sostenere la candidatura di qualcun altro: in molti hanno fatto confusione

Una donna esce dalla cabina elettorale dopo aver votato alle elezioni parlamentari del 2016 a Reykjavik, in Islanda (ANSA/EPA/BIRGIR THOR HARDARSON)
Una donna esce dalla cabina elettorale dopo aver votato alle elezioni parlamentari del 2016 a Reykjavik, in Islanda (ANSA/EPA/BIRGIR THOR HARDARSON)
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Il 1° giugno in Islanda si terranno le elezioni per eleggere il nuovo o la nuova presidente del paese, che svolge un ruolo prevalentemente cerimoniale ma molto importante dal punto di vista simbolico. L’attuale presidente Guðni Jóhannesson è in carica dal 2016, ma aveva annunciato a inizio gennaio che non si sarebbe ricandidato per un terzo mandato: quando sono state aperte le candidature, però, il numero delle persone che si sono fatte avanti è sembrato da subito insolitamente alto, e ha raggiunto le 150. Nelle scorse elezioni questo numero aveva raramente superato la decina, e questo ha spinto i giornalisti islandesi a contattare alcuni dei candidati, chiedendo quali fossero le loro motivazioni per diventare presidente: molti di loro hanno però risposto che non avevano idea di essersi candidati.

Quando era stato rieletto nel 2020, Jóhannesson aveva preso oltre il 92 per cento dei voti. Già all’epoca, per candidarsi alla presidenza in Islanda, un’isola di 382mila abitanti, il processo per candidarsi e per raccogliere le 1.500 firme necessarie avveniva online invece che fisicamente, come succedeva in precedenza. In quell’occasione però erano stati in pochi a voler sfidare Jóhannesson, praticamente certo della rielezione.

A questo giro invece diversi nuovi candidati, principalmente politici islandesi, avevano esortato i loro elettori ad andare sulla pagina e firmare, così da raggiungere le firme necessarie per apparire sulla scheda elettorale. Molti però si sono confusi e si sono accidentalmente iscritti come candidati a loro volta, pensando invece di star sostenendo qualcun altro, e hanno avviato in questo modo una propria raccolta firme.

Thorbjorg Fridriksdottir, di 59 anni e proprietaria di un albergo, ha raccontato a Bloomberg di aver scoperto di essersi candidata per sbaglio mentre era in vacanza in Austria: «mentre ero seduta in un ristorante di Vienna, qualcuno dell’emittente nazionale mi ha chiamato perché mi ero candidata alla presidenza. Mi ha molto sorpresa», ha raccontato Fridriksdottir. «È stato molto maldestro da parte mia. Non avevo gli occhiali e a quanto pare ho aperto per sbaglio la mia raccolta firme», ha aggiunto. Lo stesso hanno fatto anche delle persone più giovani, fra cui l’influencer Alda Coco.

Fridriksdottir è fra le circa 70 persone che si sono ritirate dopo aver scoperto l’errore, ma altrettante si sono iscritte di proposito, alcune per scherzo, alcune perché hanno pensato di poter candidarsi ufficialmente per via del numero abbastanza basso di firme necessarie. In realtà la stragrande maggioranza non ha raccolto le firme necessarie, e alla fine quelli che appariranno sulla scheda elettorale il 1° giugno saranno solo 12, comunque il numero più alto di candidati nella storia del paese. Fra di loro ci sono ex primi ministri e professori universitari, ma anche la modella e produttrice televisiva Ásdís Rán Gunnarsdóttir, il pescatore Eiríkur Ingi Jóhannsson e il comico ed ex sindaco di Reykjavík Jón Gnarr.

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La designer di siti web Anna Andersen, la cui zia Helga è fra le persone che si sono iscritte sperando davvero di riuscire a raggiungere le 1.500 firme, ha sostenuto che il problema sia stato causato dalla struttura della pagina dove si registravano le candidature, che non era affatto chiara. La pagina si chiamava “Raccolta di adesioni per i candidati alle presidenziali del 2024” e serviva sia per candidarsi personalmente che a firmare a favore della candidatura di un’altra persona.

La parte superiore conteneva un testo abbastanza lungo che spiegava il modo in cui una persona poteva registrare la propria candidatura e terminava con un grande pulsante con scritto “Accedi”. Scorrendo più in basso invece si trovava la lista dei candidati già iscritti, ognuno con un link che rimandava alla sua raccolta firme.

Il tasto “Accedi”, scrive Andersen, era di gran lunga il pulsante più grande e in evidenza sulla pagina, e molti di quelli che erano stati indirizzati al sito dai loro candidati per firmare non hanno pensato che la pagina avesse due funzioni. In più, sia per firmare una petizione già esistente che per crearne una nuova bisognava inserire i dati della propria carta d’identità e i processi erano nel complesso abbastanza simili.

Dopo le prime decine di candidature il dipartimento del governo islandese responsabile della gestione del sito ha modificato la pagina, sostituendo la parola “Accedi” con la frase “Crea una raccolta di adesioni”, e spostando la lista delle petizioni aperte in cima alla pagina. Nonostante questo, il caso è stato ripreso da molti giornali e in diversi hanno continuato a iscriversi, principalmente perché era molto facile farlo.