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  • Domenica 5 maggio 2024

Gli esperimenti dei talebani con il turismo

Il regime che ha ripreso il potere in Afghanistan dal 2021 sta formando personale e riaprendo siti archeologici, ma i turisti sono poche centinaia

Santuario di Sakhi a Kabul, in Afghanistan (AP Photo/Siddiqullah Alizai)
Santuario di Sakhi a Kabul, in Afghanistan (AP Photo/Siddiqullah Alizai)
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A tre anni dal suo insediamento, avvenuto a metà del 2021 con la conquista militare del paese dopo il ritiro delle truppe statunitensi, il governo dei talebani in Afghanistan ha tentato vari espedienti per cercare di normalizzare le sue relazioni con il resto del mondo e stabilizzare la propria situazione interna. Attualmente il regime talebano non è riconosciuto da nessun paese del mondo, è estremamente isolato e deve affrontare una gravissima crisi economica.

Tra questi tentativi, un ruolo decisamente minoritario ma interessante è quello del turismo: visitare l’Afghanistan è stato impossibile per più di vent’anni a causa della guerra fra i talebani e una coalizione guidata dagli Stati Uniti, ma negli ultimi tempi qualche centinaio di turisti ha effettivamente visitato il paese, nonostante la situazione critica. Si tratta di numeri minuscoli, che non possono avere effetti sull’economia del paese, ma che comunque hanno ottenuto qualche incentivo da parte del governo talebano, che spera di migliorare l’immagine del paese.

Associated Press ha raccontato che da poco ha aperto a Kabul un istituto per la formazione di professionisti nel settore dell’ospitalità e del turismo. La prima classe ad aver cominciato le lezioni è un gruppo di 30 uomini eterogeneo per età, grado di istruzione ed esperienza professionale (nessuna donna: a loro è vietato studiare dopo le scuole medie). Durante le lezioni viene raccontata la storia dell’Afghanistan, con riferimenti al suo patrimonio artistico, ma si affrontano anche argomenti più pratici sul mondo dell’ospitalità. Un tema trattato non ufficialmente è quello delle donne straniere: agli studenti viene spiegato come interagire con le turiste e come queste possano compiere attività che sono invece vietate alle donne afghane, come mangiare in pubblico o viaggiare e parlare con uomini che non sono loro famigliari o mariti.

Negli ultimi tre anni l’aumento dei visitatori in Afghanistan è stato piccolo ma comunque visibile. Nel 2021 l’Afghanistan era stato visitato da 691 turisti stranieri: nel 2022 questa cifra era salita a circa 2.300 e nel 2023 ha superato i 7mila ingressi. Mohammad Saeed, capo della direzione del Turismo di Kabul, ha detto che la maggior parte dei visitatori stranieri viene dalla Cina.

Fare turismo in Afghanistan comunque è ancora molto difficile. Il governo talebano non è riconosciuto formalmente da alcun paese e tutte le ambasciate afghane nel mondo hanno chiuso o sospeso le loro attività: sono frequenti gli scontri fra le nuove autorità e il personale delle ambasciate, che spesso è quello che era stato nominato dal governo precedente, ed è in aperto contrasto con i talebani. Per questo motivo ottenere un visto è estremamente complicato e costoso: sono poche le ambasciate che continuano a emetterli. In più, pochissime compagnie aeree offrono voli verso il paese e non esistono collegamenti diretti con i principali mercati turistici, come l’India, la Cina o gli Stati Uniti.

Anche spostarsi all’interno del paese è molto complicato, dato che la rete stradale è quasi inesistente e i turisti devono sottoporsi a continue perquisizioni ai posti di blocco, che servono anche a contrastare la potenziale minaccia degli attacchi terroristici, in gran parte compiuti dal gruppo dell’ISIS, che è ancora molto attivo nel paese.

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Un altro esempio di cambio di atteggiamento del regime talebano, anche rispetto alla sua storia passata, riguarda il sito dei Buddha di Bamiyan. Nel 2001 i talebani (che hanno governato l’Afghanistan tra il 1996 e il 2001, prima di riprendere il potere nel 2021) distrussero due monumentali statue di Buddha costruite nel VI secolo perché considerate blasfeme per la religione musulmana. Tuttavia, in un’intervista data nel giugno del 2023, il viceministro della Cultura Atiqullah Azizi annunciò che il governo avrebbe aperto il sito ai turisti, con biglietti che costano l’equivalente di 58 centesimi per i cittadini afghani e all’incirca 3,50 euro per i turisti stranieri.

Philippe Marquis, direttore della delegazione archeologica francese in Afghanistan, disse a Le Monde più di un anno fa che riaprire il sito avrebbe permesso ai leader afghani di «trasmettere un’immagine migliore del paese, ma soprattutto di dimostrare che i talebani sono andati avanti».

Il sito di Bamiyan (AP Photos/ Massoud Hossaini)

Anche l’unico hotel a cinque stelle del paese, il Serena di Kabul, ha riaperto da poco la sua spa e il suo salone di bellezza, il cui ingresso è consentito solo a donne straniere con passaporto che attesti la loro provenienza non afghana.

Grazie a questa graduale apertura, alcune compagnie di viaggio occidentali hanno iniziato a proporre pacchetti di viaggio per l’Afghanistan, benché questa scelta sia stata criticata da molti. Secondo Shane Horan, fondatore dell’agenzia di viaggi statunitense Rocky Road Travel, visitare l’Afghanistan non deve essere visto come un’approvazione del regime politico talebano: «L’obiettivo dovrebbe essere quello di sostenere pratiche di turismo responsabile che contribuiscano positivamente all’economia locale e favoriscano il rispetto e la comprensione reciproci, pur rimanendo consapevoli del più ampio contesto politico dell’Afghanistan», ha detto ad AP.

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