Come è andato il primo giorno di ingressi a pagamento a Venezia

Oltre 15mila persone hanno pagato 5 euro per entrare in città: per ora non sembra ci sia stato un effetto sul numero di turisti giornalieri

Operatori ai varchi controllano il biglietto per entrare a Venezia
Operatori ai varchi controllano il biglietto per entrare a Venezia (ANSA/ANDREA MEROLA)

Giovedì, nel primo giorno della sperimentazione di un contributo di accesso per entrare a Venezia, migliaia di persone si sono messe in coda per oltrepassare i 15 accessi organizzati per controllare i biglietti. Nei giorni precedenti, sulla piattaforma messa online dal comune, si erano prenotate 113mila persone: di queste 15.700 hanno dovuto pagare il contributo da 5 euro, 40mila erano ospiti in hotel o b&b, 4.100 parenti o amici di abitanti, 5.300 proprietari di seconde case, 1.152 studenti in gita scolastica, 13mila studenti e 20.400 lavoratori. Nella prima giornata il comune ha incassato poco più di 78mila euro e anche se non c’è stato l’effetto sperato, cioè limitare la presenza dei turisti giornalieri, il sindaco Luigi Brugnaro si è detto comunque soddisfatto.

Venezia è la prima grande città in Italia e tra le prime al mondo a introdurre un biglietto a pagamento per i turisti. Chi la visita in giornata deve pagare un contributo di 5 euro, non pagano invece i turisti che pernottano in qualche struttura ricettiva, per i quali è già obbligatorio il pagamento della tassa di soggiorno. Non paga nemmeno chi lavora all’interno del comune anche da pendolare, a prescindere che sia un dipendente o un libero professionista; gli studenti di qualsiasi istituto con sede nel comune, che siano scuole o università; i residenti in Veneto; chi deve curarsi in una struttura all’interno del comune di Venezia; chi va a trovare una persona residente, la quale dovrà però fare richiesta per conto dei suoi ospiti.

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Giovedì la maggior parte delle persone arrivate in treno o in auto aveva già pagato il biglietto nei giorni precedenti. Si sono presentati ai punti di controllo ai principali ingressi della città con un codice QR già pronto da mostrare ai 60 controllori del comune. Per chi non aveva già pagato sono stati allestiti punti informativi a cui rivolgersi: c’è stata qualche prevedibile coda, ma non situazioni di caos. Nel resto della città i controlli sono stati fatti da 75 controllori, sono state controllate 14mila persone e al momento non ci sono dati relativi alle multe, che vanno da 50 a 300 euro.

Dai dati degli accessi sembra che il principale obiettivo del provvedimento, cioè scoraggiare i turisti a fermarsi un solo giorno, non sia stato raggiunto, anche se naturalmente è presto per fare valutazioni definitive. «Finora non si era mai fatto nulla per regolare il turismo, noi ci stiamo provando», ha detto il sindaco Luigi Brugnaro. «Sulla base dei dati decideremo come proseguire, in futuro i giorni saranno di più e introdurremo altri servizi nel QR code». Alla fine del periodo di sperimentazione, che per il 2024 va dal 25 aprile al 5 maggio e nei fine settimana fino al 14 luglio, si potrà fare un bilancio più preciso.

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Ci sono state anche manifestazioni di protesta contro il biglietto: diversi comitati e associazioni civiche sostengono che il contributo di accesso sia incostituzionale perché non rispetta la libertà di circolazione prevista dalla Costituzione. Molti abitanti, inoltre, si sono lamentati dei controlli. Un gruppo di manifestanti ha organizzato un corteo estemporaneo portando uno striscione con la scritta “Veniceland”: è stato fermato il tram e c’è stato qualche momento di tensione con la polizia all’ingresso dei giardini Papadopoli, nel sestiere di Santa Croce (i sestieri sono le sei zone in cui è suddiviso il centro città). Nel pomeriggio l’associazione “Venessia” ha diffuso messaggi in più lingue che ringraziavano i turisti invitandoli a chiedere il rimborso dei 5 euro se non avevano gradito la visita, proprio come in un parco divertimenti.