Tutta questa Taylor Swift rischia di stancare anche i fan di Taylor Swift

L'ultimo disco della popstar più famosa e attiva del pianeta sta avendo il solito enorme successo, ma sembra comunque che qualcosa si sia incrinato

(Kevin Winter/Getty Images)
(Kevin Winter/Getty Images)

The Tortured Poets Department, l’undicesimo album in studio di Taylor Swift, ha battuto il record degli streaming in un solo giorno su Spotify e Apple Music e quello del maggior numero di vinili venduti in una settimana. Erano dei risultati prevedibili, perché attualmente l’uscita di un disco di Swift è probabilmente la cosa più grande che possa accadere nell’industria discografica: è per ampio distacco la popstar più famosa al mondo e ha una comunità di fan molto vasta e affezionata (i cosiddetti swifties), disposta a spendere cifre anche considerevoli per seguirla in tutti i suoi concerti e a dedicare molto tempo a seguirne la vita privata.

Tuttavia, se una gran parte dei fan di Swift ha accolto il disco con il solito grande entusiasmo, contrariamente a quanto era successo di recente è circolata anche una quota significativa di dubbi e perplessità riguardo a The Tortured Poets Department. Non solo da parte della critica, che ha riservato al disco dei giudizi abbastanza severi, ma anche apparentemente tra una parte degli stessi fan di Swift, che sembra essere stata un po’ delusa dal disco e per ragioni per certi versi simili a quelle che hanno motivato le stroncature sulla stampa.

La maggior parte delle recensioni negative infatti ha descritto il disco come realizzato troppo velocemente e incentrato sui soliti cliché delle canzoni di Swift, su tutti un’autoreferenzialità piuttosto ostentata. Non è una novità. La predilezione per l’autobiografismo caratterizza i dischi di Swift da sempre: in quasi tutti i casi le sue canzoni vengono concepite come dei brevi racconti personali, pieni di metafore e riferimenti molto specifici su cui i fan amano costruire delle teorie, che di solito sono tentativi di rispondere alla domanda «di chi sta parlando?». Secondo molti addetti ai lavori, però, in The Tortured Poets Department Swift avrebbe riproposto questa formula in una maniera più ostentata e ripetitiva del solito.

Alcune recensioni hanno sottolineato che, in un certo senso, The Tortured Poets Department non poteva che essere un disco per molti aspetti piatto e scontato, dato che è stato realizzato in un periodo molto impegnativo per Swift, che da almeno cinque anni lavora a un ritmo molto serrato. Il New York Times ha anche coniato un’apposita espressione per provare a descrivere da un lato quanto Swift sia stata assorbita dai suoi impegni negli ultimi anni, e dall’altro quanto l’enorme entità dell’offerta che ha messo a disposizione dei fan tra concerti, edizioni speciali, film e gadget di ogni tipo rischi di diventare stucchevole: «Taylor Swift fatigue», l’affaticamento da Taylor Swift.

Dal 2019 a oggi Swift ha pubblicato cinque album di inediti (Evermore, Folklore, Lover, Midnights, e per l’appunto The Tortured Poets Department), inciso da capo quattro dei suoi primi sei dischi (i cui diritti cinque anni fa erano stati acquistati dal controverso manager musicale Scooter Braun) e organizzato l’Eras Tour, una serie di 151 concerti in giro per il mondo, spettacoli della durata di almeno tre ore.

Tutti questi impegni rendono più difficoltoso non soltanto realizzare un buon disco, ma anche prendersi il tempo necessario per sviluppare idee diverse dal solito e trovare qualcosa di significativo da raccontare. Per esempio, i giornalisti musicali Matt Stevens e Shivani Gonzalez hanno scritto che, probabilmente, The Tortured Poets Department è un disco che ha risentito della «stanchezza» di Swift, e che i suoi continui sforzi di dominare il mercato musicale attraverso uscite ravvicinate di nuovi album (Midnights era uscito soltanto 18 mesi fa), tour e attività collaterali (come il film dell’Eras Tour e le decine di video musicali che ha diretto negli ultimi anni) abbiano finito per incidere sulla qualità della sua musica.

Ha parlato di come l’estremo stacanovismo di Swift abbia finito per ripercuotersi sulla qualità della sua musica anche il giornalista di Vanity Fair Chris Murphy: «è quasi come se si producesse troppo, e troppo in fretta, nel tentativo sfacciato di saturare e dominare completamente un mercato invece di avere qualcosa di importante o anche solo parzialmente interessante da dire», ha scritto in un post su Twitter (X) dando le sue impressioni sul disco.

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Un altro filone di critiche, provenienti anche da una parte di fan, ha riguardato la grande attenzione che Swift ha dedicato alla promozione di The Tortured Poets Department, come per esempio la scelta di pubblicarlo in diverse edizioni, come cd, vinile e “Phantom Clear Vinyl (un’edizione speciale rilegata tipo un libro, e con una bonus track, “The Manuscript”) solo per massimizzare i guadagni e per battere nuovi record di vendita.

L’altra obiezione segnalata da molti addetti ai lavori è la tendenza di Swift a scrivere canzoni che parlano in maniera ossessiva della sua vita privata: il suo rapporto con il successo, la sua infanzia, le aspettative dei fan e, soprattutto, le sue storie d’amore “finite male”, come per esempio quelle con Matty Healy, frontman del gruppo rock britannico 1975, e con l’attore britannico Joe Alwyn. Tendenza che però, secondo diversi critici, in The Tortured Poets Department è enfatizzata fino all’estremo.

Mark Richardson ha scritto sul Wall Street Journal che il disco è un «resoconto logorroico» dei suoi drammi personali, e che musicalmente rappresenta un passo indietro rispetto agli album precedenti. Infatti, anche se Swift ha «costruito il suo marchio sull’autoreferenzialità, sin dagli inizi della sua carriera», in passato i suoi lavori si erano distinti per una grande attenzione alle melodie e ai ritornelli orecchiabili, elementi che secondo Richardson in The Tortured Poets Department scarseggiano.

Anche Anthony Fantano, un famosissimo youtuber americano che recensisce le nuove uscite pop, rock e hip hop in un modo spassoso e talvolta provocatorio, ha stroncato il disco. «Non è certo la prima volta che Swift interpreta il ruolo della donna respinta, con il cuore spezzato, distrutta, ma rieccoci qui: sta bevendo da quel pozzo con più avidità che mai, come un cammello disidratato», ha detto nella sua videorecensione. Fantano ha notato anche una certa pigrizia da parte dei due produttori, Jack Antonoff e Aaron Dessner, che a suo dire avrebbero realizzato un disco poco compatto e appiattito su un synth pop superato e posticcio.

Secondo la critica musicale del New York Times Lindsay Zoladz, The Tortured Poets Department non funziona per il modo noioso e verboso in cui è scritto. Le due parti che compongono l’edizione Anthology del disco (quella completa, insomma) contengono complessivamente 31 canzoni e durano più di due ore: un’eternità, considerata anche la soglia d’attenzione attuale degli ascoltatori. I testi tornano spesso sugli stessi temi, e «man mano che l’album va avanti, la scrittura di Swift inizia a sembrare sfrenata, imprecisa e inutilmente prolissa», ha scritto Zoladz, secondo cui l’album avrebbe avuto bisogno di un editor (e quindi di una persona assunta per accorciare sensibilmente i testi).

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Tutte queste critiche su alcuni dei maggiori media americani sono piuttosto significative, dato che la critica mainstream negli Stati Uniti tende spesso a stravedere per le novità che arrivano dal pop, specialmente quando vengono realizzate da popstar di enorme seguito come Swift. Una delle recensioni più severe, che negli ultimi giorni è stata ripresa da diverse testate, è stata quella di Paste Magazineche ha deciso di firmarla a nome di tutta la redazione per non esporre il critico che l’ha scritta alla reazione dei fan più radicali di Swift.

Riassumendo, secondo Paste Magazine l’album sarebbe caratterizzato da una scrittura banale e poco credibile, soprattutto perché Swift, una miliardaria con uno stile di vita esclusivissimo e inaccessibile alla maggior parte delle persone, prova ad assumere il punto di vista di un fan comune, risultando per forza di cose artefatta.

Sull’Atlantic Spencer Kornhaber ha scritto che il disco non è perfetto, che risente della grande velocità con cui è stato realizzato e che ha indubbiamente dei problemi di «controllo della qualità», nel senso che alterna lunghi momenti di «noiosa confusione» a «lampi di magia». Tuttavia, secondo Kornhaber, Swift, Antonoff e Dessner potrebbero avere strutturato il disco in questo modo consapevolmente, per «trasmettere la noia che a quanto pare ha provato nella sua precedente relazione, con un uomo che non le ha mai dato tutto l’affetto di cui aveva bisogno» (Healy o Alwyn, per l’appunto).

C’è anche chi ha difeso il lavoro di Swift, sottolineando come le recensioni più critiche siano state pubblicate a poche ore dall’uscita del disco, senza riascoltarlo più volte e prendersi il giusto tempo per analizzarlo come si deve. È questa per esempio l’opinione della giornalista di Bloomberg Jessica Karl, secondo cui un disco che contiene 31 canzoni non può essere «digerito e compreso» così velocemente, e molte recensioni negative sono viziate da preconcetti o antipatie pregresse.