Un tribunale iraniano ha condannato a morte il rapper Toomaj Salehi per aver partecipato alle proteste contro il regime, ha detto il suo avvocato

(Paul Zinken/dpa/ANSA)
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Mercoledì un tribunale iraniano ha condannato a morte il rapper iraniano Toomaj Salehi, che era stato accusato di aver partecipato alle grosse proteste contro il regime del 2022. Lo ha fatto sapere l’avvocato di Salehi; la notizia non è ancora stata confermata dalla magistratura iraniana.

Salehi è un rapper molto popolare in Iran, dove è diventato famoso per i suoi testi di denuncia sociale contro la corruzione, la povertà diffusa e l’uccisione dei manifestanti. Era già stato arrestato nell’ottobre del 2022, sempre per il suo sostegno alle proteste, ed era stato poi rilasciato su cauzione. Nel 2023 era stato condannato a sei anni e tre mesi di reclusione, evitando una condanna a morte grazie a una sentenza della Corte Suprema iraniana. Secondo il suo avvocato, lo scorso gennaio Salehi era stato incriminato con nuove accuse, a cui ora è seguita la condanna a morte: il rapper ha 20 giorni per fare appello.

Le proteste erano cominciate nel settembre del 2022 in reazione alla morte di Mahsa Amini, una donna iraniana di 22 anni morta in carcere dopo essere stata arrestata perché non indossava correttamente il velo islamico. Le manifestazioni, cominciate per difendere i diritti delle donne, erano andate avanti per mesi, e si erano trasformate in una rivolta contro il regime, la più estesa manifestazione di dissenso dalla Rivoluzione del 1979, quella che trasformò l’Iran in una Repubblica Islamica. Il regime aveva represso le proteste con violenza, condannando a morte diverse persone, con esecuzioni e impiccagioni pubbliche.