In Bosnia sono state arrestate sei persone nell’indagine sulla finta università online italiana che rilasciava titoli di studio non validi

un'aula universitaria vuota con sedie di legno
(LaPresse/Nicolò Campo)

Lunedì la polizia bosniaca ha condotto perquisizioni in 13 edifici e arrestato sei persone in diverse città della Bosnia-Erzegovina nell’indagine in corso anche in Italia su una finta università online siciliana che rilasciava titoli di studio non validi. I dirigenti dell’università sono accusati di truffa. Agli studenti, che pagavano rette piuttosto alte, venivano date lauree e vari titoli di studio in professioni sanitarie attraverso un presunto accordo con l’università di Gorazde, in Bosnia appunto: il ministero dell’Università e della Ricerca ha confermato ai magistrati di Palermo che l’istituto non era mai stato autorizzato a operare in Italia. In più, lo scorso settembre le autorità bosniache avevano revocato all’istituto l’accreditamento alla lista delle università riconosciute nel paese.

Secondo l’emittente televisiva bosniaca N1, durante le perquisizioni sarebbe stata trovata e confiscata una grande quantità di documenti relativi alle attività e alle operazioni finanziarie dell’università di Gorazde. Secondo quanto riferisce Repubblica, che per prima in Italia si era occupata del caso, un settimo mandato d’arresto sarebbe stato emesso anche nei confronti di Salvatore Messina, un professore di Palermo che si definiva «rettore per le attività internazionali» del “Dipartimento tecnico-scientifico di studi europei Jean Monnet”. Non è chiaro dove si trovi al momento Messina.

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