Il riconoscimento tardivo di Françoise Gilot

A Parigi saranno infine esposti i dipinti dell'artista conosciuta a lungo solo come la compagna di Picasso, che fece di tutto per ostacolarne la carriera

Françoise Gilot accanto a uno dei suoi quadri, Londra, 9 aprile 1973 (Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
Françoise Gilot accanto a uno dei suoi quadri, Londra, 9 aprile 1973 (Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
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Quando il 6 giugno del 2023 la scrittrice e pittrice Françoise Gilot morì a New York a 101 anni, il critico d’arte Philippe Dagen scrisse sul quotidiano francese Le Monde come fosse anche solo «riduttivo» dire che l’interesse nei confronti di questa artista era stato minimo e tardivo. E scrisse anche che era assolutamente arrivato il momento di dedicarle una retrospettiva al Museo Picasso di Parigi, nel Marais.

Gilot infatti è quasi sempre nominata e ricordata come la “musa” o la compagna di Pablo Picasso. Ora, seguendo forse il suggerimento di Philippe Dagen, il Museo Picasso ha deciso di dedicare una stanza al suo lavoro: l’obiettivo, come ha spiegato la curatrice Joanne Snrech, è presentare Gilot come un’artista a pieno titolo e «non solo come la compagna di Picasso».

La stanza dedicata a Gilot al Museo Picasso è stata pensata all’interno di un nuovo allestimento della collezione, ma non sarà permanente. I suoi dipinti, presi in prestito da collezioni private, prima o poi dovranno essere restituiti. Il museo non possiede infatti nessuna delle opere di Gilot. La stanza dedicata ai lavori di Gilot si potrà visitare almeno fino alla fine dell’anno e presenta dieci dipinti. Altri due si trovano invece in un’altra sala dedicata al periodo che Picasso passò con Gilot a Vallauris, nel sud della Francia.

Marie-Françoise Gilot nacque il 26 novembre del 1921 a Neuilly-sur-Seine nella regione dell’Île-de-France da una famiglia borghese di ingegneri e commercianti. Ad avvicinarla all’arte, e in particolare alla tecnica dell’acquerello, fu la madre. Per i genitori la pittura non doveva però che essere un passatempo per lei e la spinsero dunque a iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Pur frequentando con fatica l’università, Gilot continuò la propria formazione artistica con il pittore e fotografo ungherese Endre Rozsda e tenne la sua prima mostra nel maggio del 1943 in una piccola galleria di Parigi. Pochi giorni dopo incontrò Pablo Picasso. Lei aveva 21 anni e lui ne aveva 61.

Françoise Gilot, Londra, 1964 (Keystone/Getty Images)

Nel 2012 Gilot raccontò l’episodio in un’intervista pubblicata su Paris Match. Disse che l’incontro avvenne in un ristorante parigino, Le Catalan, dove lei si trovava con un amico. Picasso era seduto al tavolo accanto con Dora Maar, fotografa, importante esponente del surrealismo e a sua volta, però, conosciuta soprattutto e per lungo tempo solo come un’altra delle “muse di Picasso”.

Dopo quel primo incontro, Gilot raccontò di essere rimasta affascinata da Picasso e anche che per i primi tre anni della loro relazione si videro non più di due volte al mese. «Era invadente e dominante. Io amavo la mia libertà che avevo appena conquistato lasciando i miei genitori per vivere con mia nonna che mi lasciava fare quello che volevo. Gli resistetti e nel 1945 smisi di vederlo per diversi mesi. Così lui andò da mia nonna, che lo odiava – l’odio era reciproco – con dei fiori. Ma una sera del maggio 1946 cedetti e mi fermai a casa sua».

Gilot e Picasso ebbero due figli, Claude e Paloma, ma la donna ha raccontato che la vita con lui non fu mai semplice e che la loro relazione fu «felice solo i primi tre anni, quando non vivevamo insieme». Ha raccontato che aveva un lato sadico, che le diceva di essere «crudele solo con le persone che amava», che una volta le disse che «le donne sono macchine costruite per soffrire» e che per lui esistevano «soltanto due tipi di donne, le dee e gli zerbini».

Françoise Gilot, con alcuni suoi quadri esposti a Milano nel dicembre del 1965 (AP Photo)

Da quella relazione, Gilot riuscì a emanciparsi nel 1953 trasferendosi prima a Parigi e poi, definitivamente, negli Stati Uniti dove il suo ruolo di artista venne riconosciuto molto più che in Europa. Lo lasciò perché la relazione, racconterà, «non era più sostenibile. Né per i miei figli né per me. Quando Picasso superò la soglia dei 70 anni, la mia giovinezza gli divenne insopportabile. Era aggressivo e sgradevole. Anch’io ero cambiata. Non ero più discreta e conciliante come un tempo». Quando Gilot gli comunicò la sua decisione, lui le disse: «Pensi che la gente si interesserà a te? Non lo farà mai sul serio. Avrà solo una sorta di curiosità nei confronti di una persona la cui vita ha toccato la mia così intimamente». In un’intervista al Guardian del 2016 Gilot ha raccontato anche che il giorno prima di lasciare la casa dove vivevano insieme lei gli disse che com’era venuta di sua spontanea volontà, di sua spontanea volontà se ne sarebbe andata: «Nessuno lascia un uomo come me», avrebbe risposto lui. «Vedremo», sarebbe stata la replica di lei.

Negli anni successivi alla fine della loro relazione Picasso, sfruttando la sua notorietà, il suo potere e le sue conoscenze, portò avanti una precisa vendetta contro la ex compagna sabotando la sua carriera artistica, convincendo alcune gallerie a non esporre o vendere i suoi dipinti e denigrandola in tutto il settore.

“Portrait de Geneviève avec un collier de colombes” di Françoise Gilot, Londra 28 febbraio 2024 (Tristan Fewings/Getty Images for Sotheby’s)

Nel 1964 Gilot, in collaborazione con il critico d’arte americano Carlton Lake, pubblicò un libro di memorie intitolato La mia vita con Picasso che fu decisivo nel cambiare la percezione pubblica nei confronti del celebre artista spagnolo, mettendone in luce anche gli aspetti più aggressivi e violenti. Picasso fece causa tre volte per bloccare la pubblicazione del libro, ma i suoi sforzi fallirono e il libro fu un successo commerciale. Questo, ha spiegato Joanne Snrech, curatrice del Museo Picasso di Parigi, significò però che Gilot fu «espulsa e bandita dall’ambiente artistico e culturale francese» dove Picasso restava nonostante tutto molto amato e ammirato.

Picasso ritrasse Gilot in diversi quadri. In un ritratto del 1946 la trasformò in un fiore rifacendosi all’archetipo della “femme-fleur” che circolava da molto tempo nel mondo dell’avanguardia artistica del tempo. Il ritratto “Femme dessinant” che fece nel 1951 ritrae Gilot al lavoro ed è la dimostrazione, secondo lei, di come lui all’inizio accettasse il fatto che anche lei fosse un’artista. «Ma quando ho iniziato ad avere successo, si è offeso». Gilot compare anche nel dipinto “Femme au collier jaune”. Sul suo viso, quello che sembra un neo e dunque un segno di bellezza, è in realtà una bruciatura di sigaretta che Picasso le aveva fatto dopo una discussione.

Anche Gilot ha ritratto Picasso. Uno dei suoi disegni si intitola “Adam forçant Eve à manger la pomme” (“Adamo costringe Eva a mangiare la mela”). Risale al 1946 quando ancora i due non vivevano insieme e Adamo, ovviamente, rappresentava Picasso. Nel 1948 fece un altro disegno intitolato “Ne me touchez pas” (“Non toccarmi”). Alludeva a ciò che lei gli disse un giorno al risveglio, che per Picasso era un momento piuttosto complicato: «Pablo, tu non sei più un bambino, e io non sono la sveglia che al mattino vuoi demolire e che non potrai più ricostruire».

Gilot ha continuato ad avere una brillante carriera come pittrice negli Stati Uniti. Le sue opere sono esposte, tra gli altri, al Metropolitan Museum of Art e al Museum of Modern Art. Nel 2021 un ritratto del 1965 di sua figlia, “Paloma à la Guitare”, è stato venduto per 1,3 milioni di dollari a un’asta. La sua pittura, in un primo momento fatta di figure stilizzate e semplificata in chiave cubista, approdò poi all’astrattismo e ai colori molto vivaci.

“Paloma à la Guitare” di Françoise Gilot venduto all’asta il 21 maggio del 2021, Londra (John Phillips/Getty Images for Sotheby’s)

Nel 1955 Gilot sposò l’artista Luc Simon. Ebbero una figlia, Aurelia, ma divorziarono nel 1962. Nel 1969 conobbe lo scienziato Jonas Salk, che sposò l’anno seguente: i due rimasero insieme fino alla morte di lui, avvenuta nel 1995.