In Egitto è stato respinto il progetto di riattaccare dei blocchi di granito sulla piramide di Micerino, a Giza
Venerdì un comitato di esperti interpellato dal ministero egiziano delle Antichità ha respinto il progetto annunciato a fine gennaio dalle autorità del paese di restaurare le facciate della piramide di Micerino (la più piccola delle tre piramidi che compongono, insieme alla grossa statua della Sfinge, la necropoli di Giza) riattaccandoci i grossi blocchi di granito che da secoli si trovano a terra attorno alla struttura. Il progetto era stato proposto da Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egiziane, ma era stato fortemente criticato da vari archeologi, storici dell’arte e altri esperti.
In risposta alle critiche, il ministero egiziano delle Antichità aveva formato un comitato di esperti per riesaminare il progetto, che ora è stato definitivamente abbandonato. Il comitato si è opposto all’unanimità alla reinstallazione dei blocchi di granito sostenendo che sia necessario preservare lo stato attuale della piramide senza alcuna aggiunta «a causa del suo eccezionale valore archeologico».
Costruita circa nel 2510 a.C., la piramide di Micerino avrebbe dovuto essere interamente ricoperta di granito rosso di Assuan: ancora oggi si possono vedere i primi blocchi di questo materiale sul lato nord della struttura. La prematura morte del faraone Micerino, che era figlio del faraone Chefren e nipote di Cheope, cambiò però i piani, e la piramide fu frettolosamente terminata in calcare di Tura. Da tempo la piramide è circondata da vari blocchi di granito che potrebbero essere caduti nel tempo a causa di terremoti, atti vandalici o altre cause naturali o essere stati rimossi dalla struttura per vari motivi nel corso dei secoli, per esempio per costruire altri monumenti o abitazioni nelle vicinanze.