Il politico russo di opposizione Boris Nadezhdin ha fatto richiesta per candidarsi alle elezioni presidenziali di marzo

Boris Nadezhdin bacia una delle scatole contenenti i moduli con le firme necessarie per presentare la sua candidatura
Boris Nadezhdin bacia una delle scatole contenenti i moduli con le firme necessarie per presentare la sua candidatura (AP Photo/Dmitry Serebryakov)

Il politico russo di opposizione Boris Nadezhdin ha fatto richiesta per candidarsi alle prossime elezioni presidenziali in Russia, che si terranno fra il 15 e il 17 marzo. Qualche giorno fa Nadezhdin aveva anticipato di aver raggiunto le 100mila firme necessarie per candidarsi: mercoledì le ha presentate al comitato elettorale russo, che deve verificarne la regolarità e decidere formalmente se accettare o meno la candidatura di Nadezhdin. Non è per nulla scontato che l’ente, controllato dal governo autoritario di Vladimir Putin, approverà la sua candidatura. Putin si è già presentato come candidato e quasi certamente verrà rieletto per un quinto mandato.

Le elezioni in Russia non sono libere da molti anni: gli altri candidati presidenti sono figure interne al regime, mentre la candidatura di veri oppositori viene spesso respinta con motivazioni risibili. È successo a fine dicembre anche all’ex giornalista Yekaterina Duntsova, una delle più visibili oppositrici di Putin ancora in libertà.

Non è chiarissimo nemmeno se Nadezhdin si possa considerare un vero oppositore.

Nadezhdin ha 60 anni e una lunga carriera politica alle spalle in un piccolo partito di centrodestra. Recentemente si è espresso apertamente contro la guerra in Ucraina, attaccando in modo piuttosto diretto il presidente Vladimir Putin. Ha definito “l’operazione speciale” in Ucraina un «enorme errore», in caso di elezione promette di concludere la guerra e ritirare i soldati dal fronte. Ma ha anche detto di voler liberare i prigionieri politici e ha definito le limitazioni all’aborto e le leggi contro il movimento LGBTQ+ «cose completamente senza senso, da Medioevo».

Al contempo fino a qualche anno fa faceva parte dell’enorme staff di Putin: per questo c’è chi lo considera come una espressione dello stesso governo russo, creata per convogliare il dissenso verso uomini e partiti controllabili, cosa peraltro già successa in passato. Negli ultimi giorni però Nadezhdin ha ottenuto l’appoggio di politici esclusi dalle elezioni, come Maxim Katz, di critici di Putin in esilio, come Mikhail Khodorkovsky, e anche di alcuni collaboratori di Alexei Navalny, a lungo considerato il principale oppositore del presidente e oggi incarcerato in una prigione di massima sicurezza.

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