Un’altra canzone di Stevie Wonder

E una buona occasione per ripescarla

(Matt Winkelmeyer/Getty Images)
(Matt Winkelmeyer/Getty Images)

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Ieri c’è stato un concerto inventivo e speciale organizzato dalla Fondazione Prada a Milano: Natalie Merchant – concretizzando un progetto a cui lavora da un pezzo e a cui ancora lavorerà – ha cantato le filastrocche di Lina Schwarz (l’autrice di Stella stellina , per capirsi) davanti a un pubblico di bambini, genitori, e imbucati come me. Insieme a un’originale band di Lodi che si chiama Domo Emigrantes. È venuta una cosa piuttosto inusuale e memorabile, proseguita in girotondi coi bambini nei corridoi del teatro della fondazione.
Il Washington Post dice che la canzoni stanno diventando più brevi per colpa di Spotify. C’è una sorta di questione “clickbait” anche con le canzoni, per cui bisogna tenere agganciato chi ascolta da subito, eliminando intro, prologhi, preparazioni. E poi, semplicemente, una canzone più breve viene ascoltata più volte nello stesso arco di tempo. Ma c’entra anche Tiktok e l’opportunità che le canzoni diventino “meme”, opportunità favorita da maggiori brevità e semplicità.
(Su Playlist ci eravamo già preparati, comunque).
Mi sono rimesso da qualche giorno ad ascoltare i vinili: non durerà molto, come l’ultima volta, perché è ogni volta incredibile come ci appaia dissennato oggi lo sforzo di alzarsi, tirare fuori un disco, estrarlo dalla copertina, poi dalla busta interna, appoggiare tutto da qualche parte, avviare il giradischi, sistemare il disco, appoggiare con delicatezza la puntina, tornare a sedersi, e dopo venti minuti dovere rifare tutto (venti minuti passano subito al giorno d’oggi!). E poi quella cosa che si rovinano e alcuni saltano: come potevamo sopportarlo senza sofferenze inaudite? E al tempo stesso, però, oggi ho messo su un disco che avevo messo su la prima volta quarantaquattro anni fa, in un’altra casa, in un’altra città, in un’altro secolo e in un’altra vita, e lui ha suonato esattamente la stessa canzone! Non è pazzesco?
(ancora di più se pensate che lui non ha “suonato” un bel niente, ma solo mosso dell’aria che è entrata nelle mie orecchie, con lo stesso risultato di allora nel mio cervello; finché dura).
Nella breve serie che è diventata un caso politico nel Regno Unito (storia davvero incredibile) e dove i buoni sono buoni buoni buoni e i cattivi cattivi cattivi cattivi, il più buono e speciale di tutti ascolta Phil Collins nell’autoradio.
Invece nel film nuovo su Netflix che si chiama The kitchen (affascinanti ambientazione e tema, storia un po’ noiosa) hanno ripescato un vecchio pezzo dei Cameo, ma quello sbagliato: Candy invece di Word up. Il personaggio migliore, però, è il deejay: interpretato da Ian Wright, già centravanti del Crystal Palace e dell’Arsenal.

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