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  • Venerdì 26 gennaio 2024

I lavoratori autonomi potranno concordare in anticipo le tasse da pagare

È una possibilità prevista dalle nuove regole per le partite IVA approvate dal governo, nella speranza di ridurre l'evasione fiscale

Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, fra i promotori della riforma (ANSA/ANGELO CARCONI)
Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, fra i promotori della riforma (ANSA/ANGELO CARCONI)
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Lunedì il Consiglio dei ministri ha approvato nuove norme che riguardano il versamento delle tasse dei lavoratori autonomi con partita IVA. È stata quindi approvata l’introduzione del cosiddetto concordato preventivo dei tributi: l’Agenzia delle entrate potrà proporre alle partite IVA il quantitativo di tasse da pagare nei successivi due anni, sulla base del reddito dichiarato negli anni precedenti. Il controllo di quanto dovuto allo Stato sarà quindi effettuato prima del versamento dei tributi, anziché dopo, come avviene ora, nel tentativo di ridurre l’evasione dei lavoratori autonomi.

L’evasione fiscale in Italia vale complessivamente 83,6 miliardi di euro, di cui 30 miliardi solo dalle imposte sul reddito dovute dagli autonomi e 18 dall’evasione dell’IVA. Il governo ha detto di sperare che la semplificazione del sistema fiscale possa indurre spontaneamente le partite IVA che evadono a dichiarazioni più veritiere, e in una prima versione del provvedimento aveva previsto circa 1,8 miliardi di maggiori introiti derivanti da questa misura. In seguito, anche dopo un confronto in parlamento, il governo ci ha ripensato, e ha deciso «prudenzialmente» di non presentare una stima di quanto lo stato potrebbe guadagnare con l’introduzione delle nuove norme.

Il concordato è uno strumento sulla cui efficacia ci sono poche evidenze scientifiche, ma che il governo adotta con l’intenzione dichiarata di ridurre l’evasione fiscale nel settore dove è più consistente, cioè appunto sulle partite IVA. Secondo quanto scritto dal ministero dell’Economia lo scorso ottobre nella sua relazione annuale, l’evasione dell’IRPEF (l’imposta sui redditi delle persone fisiche, sul lavoro autonomo e d’impresa) è del 69,7 per cento, in aumento di oltre 3 punti percentuali rispetto al 2016. Significa, cioè, che 7 euro su 10 di quelli dovuti al fisco dalle partite IVA non vengono effettivamente pagati ma vengono evasi. L’urgenza di intervenire, anche con strumenti innovativi, si spiega sulla base di questi dati. Tuttavia c’è qualche dubbio che l’anticipazione dei controlli possa ridurre in maniera significativa l’evasione fiscale.

Uno degli aspetti su cui c’è più cautela è l’apertura del concordato preventivo anche alle partite IVA con un valore ISA (indici sintetici di affidabilità) inferiore all’8. Gli ISA sono il parametro con cui il governo valuta l’affidabilità delle dichiarazioni dei redditi di un lavoratore autonomo: sopra l’8 si è considerati affidabili, mentre sotto si è considerati “a rischio evasione”. Quindi anche i lavoratori valutati inaffidabili potranno beneficiare del concordato preventivo.

Questo aspetto, non presente nei piani iniziali del governo, è stato introdotto su indicazione del parlamento. Nella proposta originaria il concordato doveva essere ristretto alle partite IVA con ISA superiore all’8. In tutto quindi il concordato potrà riguardare fino a 4,2 milioni di contribuenti. Resta tuttavia un divieto: chi ha accumulato dei debiti col fisco superiori a 5mila euro non potrà usufruire del concordato.

Nel complesso, dunque, la platea dei potenziali beneficiari include i 2,5 milioni di partite IVA con il regime fiscale sottoposto agli ISA, e gli 1,7 milioni di partite IVA che invece hanno il cosiddetto regime forfettario, a cui non vengono applicati gli ISA e sono solitamente attività più piccole, che pagano una flat tax al 15 per cento. Le partite IVA con regime forfettario però potranno accedere a una forma sperimentale di concordato: inizialmente l’accordo con l’Agenzia delle Entrate durerà per un solo anno, anziché due, e poi il governo deciderà se adeguarlo alle altre partite IVA.

Il testo definitivo del decreto non è ancora stato pubblicato, ma secondo il Sole 24 Ore l’Agenzia delle entrate inizierà a presentare le proposte di concordato a partire dal 15 giugno, quando sarà realizzato un software apposito. I contribuenti potranno decidere se aderire o meno alla proposta entro il 15 ottobre. Il pagamento della somma prevista per il 2024 dovrà essere fatto entro il 30 novembre. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha detto che le maggiori entrate che si spera di ottenere con questa riforma serviranno a coprire la diminuzione delle entrate legata all’abbassamento dell’IRPEF, l’imposta sul reddito. La riforma del fisco e in particolare dell’IRPEF è uno dei progetti centrali per il governo Meloni.

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