In Ecuador è stato dichiarato lo stato d’emergenza dopo l’evasione di uno dei più noti narcotrafficanti del paese

 (AP Photo/Dolores Ochoa)
(AP Photo/Dolores Ochoa)

Lunedì il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il paese dopo che nei giorni scorsi uno dei più noti narcotrafficanti del paese era evaso di prigione. José Adolfo Macías Villamar, noto come “Fito” e capo del gruppo criminale Los Choneros, era in carcere dal 2011: nonostante fosse in prigione si ritiene che in questi anni avesse continuato a comandare il gruppo, che tra le altre cose aveva minacciato Fernando Villavicencio, il candidato alle elezioni presidenziali assassinato il 9 agosto dopo un comizio nella capitale Quito.

Proprio dopo l’assassinio di Villavicencio, ad agosto José Adolfo Macías Villamar era stato trasferito in un carcere di massima sicurezza con un’imponente operazione di polizia, che aveva coinvolto circa 4.000 persone tra soldati e poliziotti. Il carcere, chiamato “La Roca”, cioè “la rocca”, si trova a Guayaquil, e almeno in teoria avrebbe dovuto impedire al narcotrafficante di avere contatti con l’esterno. La polizia ha detto di aver notato l’assenza di “Fito” dalla sua cella domenica, e da allora è iniziata una grossa operazione di ricerca che sta coinvolgendo migliaia di poliziotti e soldati.

L’evasione di “Fito” ha provocato una serie di rivolte dei detenuti in molte carceri di tutto il paese, cosa che ha spinto il presidente Noboa a firmare il decreto con cui ha imposto lo stato d’emergenza: il decreto comporta tra le altre cose un coprifuoco notturno e una sospensione del diritto di assemblea per 60 giorni.