Il più famoso e longevo programma musicale di sempre

Per oltre quattro decenni sulla BBC “Top of the Pops”, cominciato il primo gennaio 1964, mostrò in tv le canzoni che la gente voleva ascoltare

Gli U2 durante la puntata di "Top of the Pops" del 15 ottobre 2004 (Getty Images)
Gli U2 durante la puntata di "Top of the Pops" del 15 ottobre 2004 (Getty Images)
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Nel 1963 Stanley Dorfman, Johnny Stewart e Bill Cotton, tre autori britannici che lavoravano per l’emittente televisiva BBC, ebbero l’intuizione di portare in televisione un format che stava avendo molto successo nelle radio e nelle riviste di musica specializzate: le classifiche musicali. Per realizzare il progetto presero ispirazione dal New Musical Express, uno dei più importanti settimanali musicali britannici, che da una decina d’anni aveva iniziato a pubblicare all’inizio di ogni numero della rivista la “Top 12”, una selezione delle 12 canzoni più ascoltate della settimana.

Un altro riferimento importante fu Teen and Twenty Disc Club, un programma prodotto da Radio Luxembourg che aveva iniziato a inserire nelle classifiche anche canzoni rock, un genere che anche grazie al successo di Please Please Me, il primo album dei Beatles, uscito nel marzo di quell’anno, stava iniziando a incontrare il gusto del pubblico generalista.

La loro idea era quella di creare un programma televisivo che proponesse una sua personale classifica, ma garantendo al pubblico qualcosa che le radio e le riviste non erano in grado di offrire: l’esibizione dal vivo dei gruppi e dei musicisti più ascoltati del momento. Il risultato finale fu Top of the Pops, che sarebbe diventato il più famoso e longevo programma musicale al mondo, in grado di riscuotere un successo con pochi eguali nella cultura pop della seconda metà del Novecento.

Dal 1964 e fino alla fine degli anni Novanta, prima dell’avvento di internet e quando le piattaforme di musica in streaming non esistevano neppure, Top of the Pops fu il programma in grado di stabilire quale musica fosse effettivamente la più popolare e apprezzata dal pubblico in un determinato momento. Per musicisti e gruppi emergenti, essere menzionati nella classifica di Top of the Pops o avere la possibilità di esibirsi durante una puntata del programma rappresentava un traguardo importante: consentiva loro di raggiungere l’effettiva notorietà internazionale, e anche di fare conoscere la loro musica a una platea vastissima che radio e riviste specializzate non erano in grado di raggiungere.

La prima puntata andò in onda il primo gennaio del 1964, sessant’anni fa, registrata all’interno di una chiesa metodista sconsacrata di Manchester che la BBC aveva acquistato dieci anni prima per realizzare i Dickenson Road Studios. Dorfman, Stewart e Cotton decisero di affidare la conduzione del programma al dj inglese Jimmy Savile, che nei dieci anni precedenti aveva condotto quasi tutti i programmi di Radio Luxembourg, diventando lo speaker principale dell’emittente. Inizialmente Savile fu affiancato da Alan Freeman, che aveva collaborato con Savile a Radio Luxembourg e che da tre anni collaborava con BBC.

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Gli ospiti della prima puntata furono nell’ordine Dusty Springfield con “I Only Want to Be with You”, i Rolling Stones con “I Wanna Be Your Man”, i Dave Clark Five con “Glad All Over”, gli Hollies con “Stay”, gli Swinging Blue Jeans con “Hippy Hippy Shake” e i Beatles con “I Want to Hold Your Hand”, il primo singolo a occupare la prima posizione della classifica di Top of the Pops.

Inizialmente il programma era strutturato su una top 20, ossia una classifica di venti canzoni; nel 1964 iniziò ad adottare la top 30, e a partire dal 1984 la top 40. Top of the Pops andò in onda presso i Dickenson Road Studios fino al 1966: successivamente BBC spostò la sede del programma a Londra, una città più comoda da raggiungere per i gruppi e i musicisti invitati a esibirsi settimanalmente.

Uno degli elementi distintivi di Top of the Pops era il fatto che i gruppi non suonavano quasi mai per davvero: per i primi due anni si esibirono in playback, ossia mimando un concerto vero. Nel 1966 la Musicians’ Union, il sindacato dei musicisti britannico, impose nuove regole, stabilendo che gli artisti potessero continuare a mimare le esibizioni, ma utilizzando delle basi registrate appositamente per l’occasione. Tuttavia, come raccontò il Guardian nel 2001, nella pratica non accadeva mai: i musicisti fingevano di registrare nuovamente la canzone, ma alla fine utilizzavano i loro nastri originali.

I playback diedero frequentemente luogo ad alcuni inconvenienti tecnici: per esempio in una puntata del 1967 Jimi Hendrix avrebbe dovuto mimare l’esecuzione di “Burning of the Midnight Lamp”, ma la regia sbagliò a riprodurre la canzone e ne fece partire un’altra, “The House That Jack Built” degli Alan Price Set.

Nel 1991 BBC e la Musicians’ Union trovarono un compromesso, concedendo ai musicisti di cantare dal vivo su basi registrate. Non tutti gli artisti accettavano di buon grado questa soluzione: nel 1991 i Nirvana si rifiutarono di mimare “Smells like teen spirit”, e Kurt Cobain cantò la canzone in maniera volutamente stonata.

In pochi anni Top of the Pops impose lo standard dei programmi musicali del tempo, e iniziò a essere imitato in tutto il mondo: nel 1977 in Italia la Rai produsse Discoring, una trasmissione ideata da Gianni Boncompagni e ispirata piuttosto esplicitamente a Top of the Pops.

Tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila edizioni internazionali di Top of the Pops iniziarono a essere trasmesse in Germania, negli Stati Uniti, in Canada e in Nuova Zelanda. Top of the Pops andò in onda anche in Italia: fu trasmesso per sei anni, dal 2000 al 2006, prima su Rai 2 e poi su Italia 1. Nel 2010 la Rai provò a proporne una nuova edizione, affidandone la conduzione a Ivan Olita e Gaia Ranieri, ma le trasmissioni furono interrotte dopo la prima stagione a causa di risultati di ascolto poco soddisfacenti.

Usher e Alicia Keys nella puntata di Top of the Pops del 19 Novembre 2004 (Frank Micelotta/Getty Images)

Negli ultimi anni di Top of the Pops si è parlato soprattutto per via delle vicende giudiziarie di Jimmy Savile, il suo storico conduttore, che tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta approfittò della sua fama e della sua posizione di rilievo nella società per abusare sessualmente di centinaia di ragazze e bambine.

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Savile godeva di un’ottima reputazione ed era considerato un filantropo: la sua intensa attività benefica gli permetteva di avere accesso a diversi ospedali e orfanotrofi dove oggi si pensa che il conduttore adescasse le proprie vittime. Nell’ospedale psichiatrico di Broadmoor, nel Berkshire, gli era stato addirittura concesso di avere una camera personale e accesso illimitato a ogni ora del giorno. Negli ultimi anni della sua vita Savile era stato sfiorato dalle accuse, che all’epoca erano per lo più voci, ma non era mai stato denunciato apertamente e aveva sempre negato con forza le accuse a suo carico. Questa storia divenne di dominio pubblico soltanto dopo la sua morte, avvenuta nel 2012.