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  • Domenica 10 dicembre 2023

Cosa sappiamo dell’incendio all’ospedale di Tivoli

È divampato da un cumulo di rifiuti: il fumo ha raggiunto i piani superiori e il sistema antincendio non ha funzionato come previsto

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L'ospedale di Tivoli dove venerdì sera è divampato un incendio che ha causato la morte di tre pazienti (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
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Sabato mattina i vigili del fuoco hanno spento l’incendio divampato venerdì 8 dicembre intorno alle 22:30 all’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, vicino a Roma, e la polizia ha potuto iniziare i rilievi disposti dalla procura per ricostruire le cause del rogo, che ha provocato la morte di tre pazienti. Il procuratore di Tivoli Francesco Menditto ha detto di avere le idee abbastanza chiare: non è ancora certo come si sia sviluppato l’incendio, ma le telecamere di sicurezza escludono che sia doloso.

Le fiamme sono divampate da alcuni cumuli di rifiuti ammassati nella zona retrostante all’ospedale, accanto a un cancello di viale Roma. Sono bruciati contenitori e centinaia di buste di plastica piene di rifiuti ospedalieri. Chi indaga si è concentrato in particolare su alcuni cumuli stipati in un passaggio stretto tra due edifici dell’ospedale. Tra le altre cose, si dovrà stabilire se ci sia stato un ritardo nella raccolta e nello smaltimento di questi rifiuti.

Tra le prime ipotesi sulle cause dell’incendio c’è un corto circuito ai cavi elettrici che passano in cortile, oppure un mozzicone di sigaretta gettato dai piani superiori. L’incendio ha interessato prima gli ambulatori al secondo piano interrato, poi il pronto soccorso al primo piano interrato e infine la pediatria.

Il fumo, invece, si è insinuato in tutti i piani dell’ospedale. Dei tre pazienti morti, due erano ricoverati al secondo piano dell’edificio principale, uno al terzo: Pierina Di Giacomo, 86 anni, Giuseppina Virginia Facca, 84, e Romeo Sanna, 87, sono morti per intossicazione. I vigili del fuoco hanno recuperato anche il corpo di Emidio Timperi, 74 anni, che in un primo momento era stato incluso tra le vittime, ma in realtà era morto intorno alle 22, prima dell’incendio, nel reparto di cardiologia.

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I contenitori di plastica da cui è divampato l’incendio (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

L’inchiesta dovrà ricostruire con precisione quali procedure siano state seguite da medici e infermieri. Il procuratore ha detto che la prima telefonata alle forze dell’ordine è stata fatta alle 23. I vigili del fuoco sono arrivati all’ospedale un quarto d’ora dopo. Dalle prime informazioni sembra che l’allarme dell’impianto di rivelazione del fumo non sia scattato in tutto l’ospedale. Inoltre le porte tagliafuoco non si sono chiuse automaticamente. In molte zone dell’ospedale è saltata la corrente, ma non si sono accese le luci di emergenza: medici e infermieri sono usciti dall’ospedale illuminando scale e corridoi con la luce degli smartphone. L’ultima verifica del sistema antincendio risale al 2016.

Repubblica ha citato un’informazione ottenuta da fonti sindacali secondo cui nell’ospedale non era presente una squadra esterna di servizio di guardia antincendio, come previsto, e che negli ultimi anni il personale aveva seguito i corsi antincendio, ma senza fare prove di evacuazione. Il comandante dei vigili del fuoco ha detto che sono stati trovati pavimenti asciutti: prova del mancato funzionamento del sistema antincendio.

In totale sono stati evacuati 193 pazienti: 69 sono stati subito portati in altri ospedali, mentre altri 124, meno gravi, sono stati trasferiti in mattinata.

Gli edifici principali del San Giovanni Evangelista di Tivoli furono costruiti negli anni Settanta e negli ultimi decenni sono stati soltanto ammodernati, senza interventi di ristrutturazione significativi. Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, aveva inserito l’ospedale tra i peggiori otto d’Italia.