Gli Stati Uniti hanno confermato di aver sventato un piano per assassinare un leader separatista sikh in territorio statunitense

Gurpatwant Singh Pannun nel 2014 (AP Photo / Craig Ruttle)
Gurpatwant Singh Pannun nel 2014 (AP Photo / Craig Ruttle)

Mercoledì il governo Stati Uniti ha confermato di aver sventato un piano per assassinare in territorio statunitense uno dei leader del movimento separatista sikh, Gurpatwant Singh Pannun, accusando il governo indiano di essere coinvolto nella vicenda: la notizia era già stata anticipata la scorsa settimana dal Financial Times, ma le autorità statunitensi non l’avevano ancora commentata. Pannun è un cittadino statunitense e canadese ed è considerato un terrorista dal governo indiano.

Secondo il dipartimento di Giustizia statunitense un funzionario del governo indiano avrebbe commissionato per 100mila dollari l’omicidio di Pannun a Nikhil Gupta, un cittadino indiano che i giornali statunitensi descrivono come un trafficante internazionale di armi e droga. Nel tentativo di trovare un sicario, però, Gupta si sarebbe messo in contatto con un agente sotto copertura della Drug Enforcement Administration, l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa del contrasto alla produzione e al commercio di droga: a fine giugno era stato così arrestato in Repubblica Ceca ed era stato estradato negli Stati Uniti, dove ora sarà processato con l’accusa di omicidio su commissione. Il funzionario governativo indiano che avrebbe commissionato l’omicidio non è stato né nominato né accusato formalmente.

L’India ha aperto un’indagine interna sull’accaduto dopo essere stata sollecitata dalle più alte cariche dello stato americano, fra cui il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan e lo stesso presidente Joe Biden. Qualche mese fa il primo ministro canadese Justin Trudeau aveva accusato il governo indiano di essere coinvolto nell’uccisione di un altro separatista sikh sul suolo canadese.

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