Il senso di Snoop Dogg per la pubblicità

Nonostante da anni promuova prodotti di ogni tipo la sua reputazione non ne ha sofferto più di tanto, e rimane benvoluto da tutti

(Paras Griffin/Getty Images)
(Paras Griffin/Getty Images)

Aggiornamento del 20 novembre: l’annuncio di Snoop Dogg era proprio una pubblicità, come ipotizzato: nello specifico, di un’azienda di bracieri che non fanno fumo.

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Giovedì il rapper statunitense Snoop Dogg, nome d’arte di Calvin Cordozar Broadus, ha scritto in un post su Twitter che «dopo lunghe considerazioni e diverse discussioni con la mia famiglia ho deciso di smettere di fumare. Per favore, rispettate la mia privacy». L’annuncio è stato ripreso da vari siti che si occupano di musica e spettacolo, perché Snoop Dogg è noto per fumare moltissima marijuana, elemento centrale della sua produzione musicale e della sua immagine pubblica, ma in tanti l’hanno preso con scetticismo.

Sebbene sia certamente possibile che abbia deciso di cambiare radicalmente stile di vita, sembra un po’ strano che Snoop Dogg voglia davvero smettere di fumare. Questo sospetto è accresciuto dal fatto che è noto per scherzare di continuo. Ma il motivo per cui è plausibile che stia fingendo è che Snoop Dogg da diversi anni fa un sacco di pubblicità, e questo annuncio potrebbe facilmente essere un’anticipazione di qualche tipo di prodotto che ha deciso di promuovere.

Nei commenti al post, per esempio, un utente ha scritto che «probabilmente sarà solo una campagna virale per lanciare la sua linea di vaporizzatori o qualcosa del genere», facendo riferimento a un accordo firmato a febbraio tra Snoop Dogg e Atlas Global, un’azienda che commercializza marijuana per uso terapeutico e ricreativo. Tra le altre cose, l’accordo consente alla società di sfruttare il nome e l’immagine di Snoop Dogg per produrre, distribuire e vendere vaporizzatori per scopi medici in tre paesi (Germania, Israele e Australia).

Snoop Dogg peraltro ha basato sulla marijuana una parte importante delle sue attività imprenditoriali. Tra le altre cose, nel novembre del 2015 fondò Leafs By Snoop, un’azienda che commercializza prodotti a base di cannabis, dopo che ad aprile dello stesso anno aveva investito dieci milioni di dollari in Eazy, una startup con sede a San Francisco (California) che si occupa di consegnare a domicilio medicinali a base di cannabis. Peraltro non è neppure la prima volta che Snoop Dogg fa un annuncio di questo tipo: in un’intervista data al periodico Access Hollywood nel 2002 disse che «una mattina» aveva deciso di non avere «più bisogno» di marijuana.

Recentemente alcuni giornalisti che si occupano di musica e cultura pop hanno dedicato una certa attenzione all’intenso impegno di Snoop Dogg come testimonial di prodotti e campagne pubblicitarie. In un recente articolo pubblicato su Slate, Luke Winkie ha scritto che Snoop Dogg è diventato il rapper «più corporate» (traducibile con «più aziendalista») degli Stati Uniti, citando diversi spot che lo hanno visto protagonista negli ultimi anni, come quelli per la catena di fast food Burger King, per Madden (un videogioco dedicato al football americano, di cui nel 2020 Snoop Dogg realizzò la colonna sonora) e per la birra Corona.

Winkie si è soffermato in particolare sulla collaborazione tra Snoop Dogg e Grubhub, una filiale della società olandese Just Eat che ha sede a Chicago, in Illinois. A luglio Grubhub era stata criticata per avere citato in giudizio (assieme a due piattaforme che forniscono lo stesso servizio, Uber Eats e DoorDash) la città di New York, opponendosi a una legge che prevede di garantire ai fattorini della città che consegnano il cibo a domicilio un salario minimo di 18 dollari l’ora.

Snoop Dogg ha 52 anni, ed è uno dei rapper più famosi al mondo. Iniziò la sua carriera negli anni Novanta, affermandosi nella florida scena dell’hip hop di Los Angeles, la città dove è nato, e collaborando con alcuni dei più grandi rapper della West Coast americana, in particolare con il produttore Dr. Dre. Nel 1992 uscì “Nuthin’ But a “G” Thang”, il singolo con cui guadagnò grandissima fama e credibilità, e l’anno dopo Doggystyle, il suo disco più celebre, che conteneva tra le altre “Gin and Juice”.

Il contesto in cui emerse era quello del gangsta rap, cioè l’hip hop che raccontava ed esibiva l’aspetto testosteronico e violento della vita di strada e criminale dei quartieri afroamericani di Los Angeles. Pur provenendo da quegli ambienti e includendo nei suoi testi molti elementi tipici del genere, compresa l’aggressività, il sessismo e l’omofobia tipici di molto rap di quegli anni, Snoop Dogg aveva uno stile scanzonato, irriverente, e si distinse da subito per una maggiore leggerezza e ironia nel suo personaggio. Fu insomma tra i rapper che contribuirono a emancipare l’hip hop dall’immagine violenta a cui era associato fino a metà degli anni Novanta, perlomeno nella West Coast americana.

Negli anni ha continuato a fare dischi e ha coltivato la sua immagine di rapper sardonico, rilassato, autoironico e in fin dei conti pacifico, motivo per cui è ancora oggi molto amato e considerato una specie di padre nobile del rap. Questo nonostante abbia associato la sua immagine a una gran quantità di prodotti e attività commerciali, anche più di quanto facciano normalmente i rapper, che spesso hanno molte iniziative imprenditoriali.

Slate scrive ad esempio che per un artista con il passato di Snoop Dogg quella con Grubhub potrebbe sembrare una collaborazione problematica e «bizzarra», ma anche che non è la prima volta che il rapper presta le propria immagine a degli «strani compagni di letto aziendali». Winkie ipotizza peraltro che, attualmente, Snoop Dogg non sarebbe più in grado di mantenere il suo stile di vita con la sua sola attività artistica: l’ultimo suo grande successo (“Young, Wild & Free”, scritto in collaborazione con Wiz Khalifa) risale a oltre dieci anni fa. Il suo album più recente, BODR, pubblicato lo scorso anno, era stato accolto in maniera generalmente positiva dalla critica, ma non aveva raggiunto risultati degni di nota a livello di pubblico e vendite: la massima posizione che aveva raggiunto nella “Billboard 200”, una delle più importanti classifiche musicali americane, era la 104.

Di conseguenza, ha scritto Winkie, «l’unica possibilità di Snoop di raccogliere i frutti della propria eredità è quella di diventare una celebrità multiuso» che «offre sprazzi di fama di uso generale a tutti i suoi appaltatori per una cifra modesta». Un paio di anni fa, per esempio, era stato testimonial degli accendini Bic assieme a Martha Stewart, celebre personaggio televisivo che fa programmi di cucina e giardinaggio, e una delle immagini più rassicuranti dello star system americano. Snoop Dogg e Martha Stewart sono amici da molti anni e nel tempo hanno fatto molte pubblicità e trasmissioni assieme, e lo spot giocava proprio sul contrasto tra le intenzioni dei due con l’accendino.

Ma nel tempo Snoop Dogg ha fatto tantissime pubblicità. Per l’azienda israeliana di gasatori domestici SodaStream, per le patatine Tostitos (sempre con Martha Stewart), per Pepsi, per il marchio di abbigliamento Old Navy, per la casa automobilistica Chrysler, la compagnia telefonica T-Mobile e molte altre. Più o meno in tutte si è mostrato ironico e auto-ironico, a suo agio, e spesso oggettivamente divertente: tanto che gli spot e le gag ricorrenti con altri personaggi famosi sono diventati parte integrante del suo personaggio, e in una certa misura lo hanno mantenuto rilevante anche se la sua musica non è più particolarmente considerata.

Secondo iSpot.tv, un sito di informazione che aiuta gli inserzionisti a stimare il valore della pubblicità e che contiene un archivio degli spot andati in onda sulle reti televisive statunitensi e nelle piattaforme di streaming, negli ultimi 30 giorni gli spot pubblicitari con Snoop Dogg sono stati trasmessi ben 186mila volte. Tra i più famosi degli ultimi tempi ci sono quelli realizzati in collaborazione con Petco (un rivenditore di animali domestici statunitense con sede a San Antonio, in Texas) e con Beyond Meat (un’azienda che produce carne a base di vegetali).

In un’intervista data al New York Times nel 2021, Snoop Dogg aveva detto di volere «creare un marchio abbastanza forte da competere con Levi’s, Miller, Kraft e tutti gli altri marchi che sono stati in circolazione per centinaia di anni». Per ora non ci è riuscito, ma per le grandi aziende americane rimane un testimonial particolarmente ambito, probabilmente perché nonostante tutto rimane apprezzato e stimato, e la sua credibilità da rapper non è stata più di tanto intaccata dalle intense attività promozionali. Come ha scritto Winkie, «non ha subito conseguenze per la sua volontà di sacrificare il suo talento unico su altari indecorosi», come sarebbe potuto accadere ad altri suoi colleghi.