Forse l’espressione americana “yo” deriva da “guaglione”

Una teoria sull'origine dell'intercalare tipico della cultura hip hop lo riconduce all'immigrazione italiana a Philadelphia

Una partita di bocce tra italo-americani a New York, nel 1978. (Peter Keegan/Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
Una partita di bocce tra italo-americani a New York, nel 1978. (Peter Keegan/Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Negli Stati Uniti è piuttosto comune utilizzare la parola “yo”, specialmente tra i giovani e tra le persone afroamericane, attribuendole a seconda dei casi significati diversi: salutare qualcuno, rispondere a un appello o esprimere meraviglia o eccitazione per qualcosa, ad esempio. Soprattutto dopo che diventò un intercalare tipico della cultura hip hop, dagli anni Ottanta in poi, questa esclamazione è entrata a far parte del patrimonio linguistico comune degli Stati Uniti, e si sono diffuse diverse teorie relative alle sue possibili origini.

Secondo la principale, “yo” potrebbe derivare da un’abbreviazione di “guaglione”, parola diffusa in diverse regioni del Sud Italia per riferirsi a un giovane, e che era di conseguenza molto utilizzata dalle comunità italoamericane che emigrarono negli Stati Uniti tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale. In particolare, l’origine del termine è stata localizzata nella comunità italo-americana di Philadelphia, dalla quale, secondo questa ricostruzione, si trasmise a quella afroamericana, che la rese popolare nel resto degli Stati Uniti.

In un articolo pubblicato sul New York Times nel 1993, il giornalista Michael Tyler Kaufman descrisse “yo” come un termine radicato nella cultura popolare newyorkese, suggerendo addirittura che la città avrebbe dovuto considerare di inserirlo nel suo stemma ufficiale. Kaufman scrisse anche che a New York, una città multietnica «dove, in un modo o nell’altro, tutti provengono da un altro posto», questa parola veniva utilizzata come un saluto facile da ricordare e facilmente utilizzabile da chiunque, a prescindere dalle proprie origini. La definì «un’espressione concisa, allegra e diretta, di cittadinanza comune, simile a ciò che “ave” rappresentava per gli antichi romani, ma molto più democratica».

L’altra città che viene solitamente associata a questa parola è Philadelphia. Del resto, una delle battute più famose di Rocky, un film ambientato proprio a Philadelphia, è «Yo Adrian, I did it!» (che in italiano è stata adattata in: “Adriana, ce l’ho fatta!”), che occupa l’ottantesimo posto della classifica delle cento migliori citazioni cinematografiche stilata dall’American Film Institute (la prestigiosa associazione non profit statunitense che si occupa di conservazione e storia del cinema e della televisione). Lo stesso Kaufman scrisse infatti che «C’è chi, citando le urla di Sylvester Stallone nei film della serie Rocky, sostiene che (“Yo”, ndr) sia originaria di Philadelphia». Secondo lui però in fin dei conti aveva poca importanza, perché «anche Babe Ruth (storico giocatore di baseball dei New York Yankees, ndr) una volta giocava a Boston».

Un paio di settimane dopo la pubblicazione dell’articolo, un lettore di Philadelphia inviò una lettera al New York Times per confutare Kaufman, intitolata «Scusa, New York, “yo” è nato a Philadelphia». Si chiamava Kevin Costello e, tra le altre cose, contestò che “yo” potesse essere utilizzato in maniera autonoma, senza essere seguito da un sostantivo o da un pronome. A sostegno della sua tesi, Costello riportò una frase che suo padre rivolgeva spesso a lui e suo fratello quando erano ancora dei bambini: «Yo, you birds, knock it off» (Yo, uccellini, piantatela).

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Replicò a Kaufman anche un altro lettore di Philadelphia, un certo Elvis Paolino: «Nonostante il tentativo di Michael T. Kaufman di cooptare “Yo!” a New York , il termine ha avuto origine a Philadelphia, e più precisamente nel quartiere di South Philadelphia», scrisse. La storia delle origini di “yo” narrata da Paolino era molto suggestiva: «Negli anni Trenta gran parte dei residenti di South Philadelphia erano immigrati italiani, principalmente dalla regione della Campania, nell’Italia meridionale, la cui città principale è Napoli», raccontò. «Nel dialetto napoletano “guaglione” (pronunciato guahl-YO-nay) significava giovane. Gli immigrati abbreviavano in guahl-YO, che pronunciavano whal-YO». Anche nel Sud Italia, del resto, “guaglione” viene pronunciata più spesso “uagliò”. Secondo Paolino, insomma, il termine sarebbe stato abbreviato nel corso degli anni dalle generazioni di italoamericani che arrivarono a Philadelphia. Fino a diventare semplicemente “yo”, per l’appunto.

Questo carteggio è stato ripreso anche da un approfondito articolo pubblicato sul sito Mental Floss e scritto da Ellen Gutoskey. Provando a ricostruire le origini di “yo”, Gutoskey ha effettivamente trovato qualche elemento a sostegno della tesi di Paolino. Ha citato ad esempio un’intervista che Theodore Riccardi, un italoamericano che risiedeva a Philadelphia, diede al Philadelphia Inquirer nel 1990. Riccardi raccontò che, quando da bambino viveva a South Philadelphia, suo padre lo chiamava “guaglione”. Quando era molto arrabbiato, però, abbreviava la parola in “wal–yo” o “yo”, a seconda delle circostanze.

In realtà, anche se è probabile che le comunità italoamericane di Philadelphia contribuirono a diffondere il termine anche al di fuori della Pennsylvania, le origini della parola “yo” potrebbero essere molto più antiche.

Gutoskey ricorda che le prime testimonianze di questa parola risalgono al tardo Medioevo, quando “yo” fu utilizzato nelle sceneggiature di alcune opere teatrali inglesi. Tuttavia, non è semplice comprendere che tipo di significato venisse attribuito alla parola ai tempi. L’ortografia non era ancora standardizzata e gli errori erano frequenti: di conseguenza, non è facile capire se i drammaturghi del tempo utilizzassero “yo” come un’esclamazione (come fa la maggior parte delle persone oggi).

Gutoskey cita anche altri esempi: in The Killing of Abel (“L’uccisione di Abele”), un’opera che fa parte delle cosiddette “Towneley plays” (commedie di Towneley), una serie di trentadue spettacoli teatrali scritta in Inghilterra tra il Quindicesimo e il Sedicesimo secolo, una parola simile a “yo” compare per tre volte, ma scritta in modo diverso: “io”. In tutti i casi, spiega ancora Gutoskey, veniva utilizzata in riferimento agli animali (cavalli, cani), per invitarli a procedere più velocemente. In The Benefice: A Comedy, un’opera teatrale scritta da Robert Wild alla fine del Diciassettesimo secolo, “yo” veniva invece utilizzato per riferirsi a un’altra persona e inteso come “amico”.

Insomma, a prescindere dagli aneddoti raccontati dagli italoamericani cresciuti a Philadelphia, le origini della parola “yo” sono molto antiche, ed è impossibile stabilire con certezza una primogenitura del termine.

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A partire dagli anni Settanta, con l’uscita dei primi dischi hip hop, la parola “yo” divenne molto utilizzata dalle persone che si appassionarono a questa sottocultura, fino a diventare un’espressione gergale largamente utilizzata; al punto che, nell’immaginario collettivo, il gesto di alzare e abbassare un braccio durante un concerto rap è solitamente associato all’esclamazione “yo”. Tra le altre cose, la parola fu utilizzata anche nel titolo di uno dei programmi a tema hip hop più famosi di sempre: Yo! MTV Raps, trasmesso da MTV dal 1988 al 1995.