La nuova popolarità dell’astrologia

Da alcuni anni segni zodiacali, temi natali e ascendenti sono tornati concetti accettabili e importanti per molte persone

(Nastya Dulhiier/Unsplash)
(Nastya Dulhiier/Unsplash)

«I Vergine sono pignoli e i Gemelli bugiardi». «Continuo a cambiare idea, ma d’altronde sono Bilancia». «Attenzione agli Scorpione, pensano solo a loro stessi». Il fascino per l’oroscopo e per i luoghi comuni legati ai segni zodiacali esiste da migliaia di anni, ma non è probabilmente mai stato così presente nelle conversazioni, soprattutto quelle online e dei social network, anche tra persone che non metterebbero mai in dubbio il metodo scientifico e che non credono nella divinazione. I meme che fanno leva sulle caratteristiche dei segni vanno forte e così anche le app che producono oroscopi personalizzati.

A differenza di molte altre pseudoscienze – cioè quei saperi che pur non avendo basi scientifiche si presentano come se le avessero – negli ultimi anni l’astrologia sembra essersi diffusa trasversalmente e subire meno di altre lo stigma legato alla sua infondatezza. Tra chi la cita e chi ci si avvicina leggendo oroscopi o consultando astrologi, ci sono molte donne e persone queer, qualche scettico ma anche professionisti del mondo della finanza e della psicoterapia. Più che per conoscere il futuro e prendere decisioni però, oggi le categorie e l’immaginario dell’astrologia sembrano rispondere soprattutto al bisogno di interrogarsi su se stessi ed esprimere la propria identità.

«Le ricerche dicono che le persone che pensano che l’astrologia abbia basi scientifiche sono una minoranza molto ridotta, che non è in aumento: si va dal 5 al 12 per cento a seconda dei campioni», spiega Lorenzo Montali, vicepresidente del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. «Ma alla domanda “pensi che possa esserci qualcosa di vero?” la percentuale di persone che rispondono “sì” cresce fino al 30/40 per cento». In generale però, dice Montali, i dati non mostrano un grosso aumento nella credenza nell’astrologia. Secondo lui «è vero che chiedere il segno è diventata una pratica normale, ma non viene da una riflessione sulla qualità del sapere astrologico».

Se non è aumentato il numero di persone che credono all’astrologia sembra però cresciuta la quantità di contenuti su questo tema e la ricorrenza dei riferimenti all’oroscopo, almeno in alcuni contesti. Secondo Irene Rossi, astrologa e divulgatrice nota online come Lumpa, è una cosa che succede periodicamente e «infatti era così anche negli anni Settanta: è lo stesso che è successo anche ad altre cose che poi sono passate in secondo piano e tornate d’interesse in questi anni come l’ambientalismo o i discorsi sulle coppie aperte».

Uno dei motivi per cui il linguaggio dell’oroscopo si è diffuso tanto online è che si presta bene al racconto di se stessi e alla valorizzazione di una dimensione identitaria su cui i social network si basano e che piacciono generalmente molto alle persone che li usano con assiduità. A differenza degli oroscopi che si trovano sulle riviste, i meme e i post sui segni zodiacali che girano online sono sempre meno aspirazionali e sempre più ironici, spesso usati dalle persone per ridicolizzare i propri difetti e renderli in qualche modo accettabili, o addirittura tratti da esibire e di cui vantarsi. Il segno zodiacale è anche una delle informazioni che ritornano nei profili delle app di dating, e non è raro che diventi uno spunto per iniziare una conversazione con qualcuno che non si conosce, sia online che dal vivo.

 

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C’entra in parte la grande spinta data dalla pandemia all’uso dei social network per la condivisione di contenuti virali e che contribuiscano a far sentire le persone inserite in una dimensione collettiva, ma non è solo questo. Già prima della pandemia, nel 2019, il New York Times raccontava di come molti investitori avessero cominciato a finanziare app a tema astrologico intuendone il grande potenziale. La più famosa, anche in Italia, è probabilmente Co-Star, che permette di scoprire e condividere il proprio “tema natale” (cioè la raffigurazione simbolica della posizione dei pianeti nel momento della propria nascita) e di ricevere ogni giorno una frase personalizzata più o meno enigmatica su come andrà la propria giornata.

«Pensiero magico a parte la notifica giornaliera mi piace un sacco», racconta una persona che la usa da circa due anni: «perché innesca pensieri a cui altrimenti non arriverei. Per esempio non mi dispiace che in un momento a caso della giornata mi compaia un messaggio che mi dice di darmi da fare: poi io faccio la fatica di collegarlo a una cosa della mia vita in cui dovrei darmi effettivamente una mossa».

Oltre alle app per i fruitori dell’astrologia si sono diffusi molto anche siti e app per chi vuole diventare astrologo, come per esempio il sito Astro-Seek, che sulla base di poche informazioni restituisce una rappresentazione dettagliata del quadro natale. Rossi spiega che «ci sono tanti strumenti gratis e accessibili che fanno i calcoli astrologici. Io per esempio quando da giovane ho cominciato a interessarmi all’argomento avevo a disposizione solo i software nei floppy disk e dovevo fare i temi natali a mano col compasso». 

La fruizione di contenuti a tema astrologico non passa solo per internet. Rossi, che ha fatto dell’astrologia il suo lavoro, fa sedute di circa un’ora con clienti che vogliono un commento del proprio tema natale. Si parla del loro passato, della loro personalità, dei rapporti con la famiglia, delle relazioni, di cosa ci si può aspettare dal futuro. Rossi dice che tra le persone che la contattano molte vengono da contesti molto agiati in cui il ricorso all’astrologia fa parte della tradizione familiare. Dice anche che si è data la regola di non fare più di una seduta all’anno con ciascun cliente, per evitare che quello spazio venga confuso con quello della psicoterapia. Ma tra i suoi clienti ci sono anche molti psicoterapeuti, e dice che l’astrologia è molto diffusa anche tra chi si occupa di finanza.

Astri Amari invece è un progetto di «astrologia transfemminista» nato da un account di Twitter che ora organizza anche incontri di gruppo per fare «esperienza diretta dell’astrologia». Parte dai temi natali di ognuno per stimolare la condivisione di riflessioni su di sé. La persona da cui è nata l’idea racconta che tra chi vi partecipa ci sono persone «curiose, che vogliono esplorarsi e scoprirsi diverse, ma anche scettiche che hanno imparato a vedere la scienza come unico paradigma. L’astrologia ha una forte componente spirituale ma non è una religione, io la considero un sapere di automiglioramento, come lo yoga o le arti marziali».

La creatrice di Astri Amari dice che «se dovessi categorizzare l’astrologia sulla base di quello che rappresenta per le persone direi che è più inquadrabile nella letteratura, si parla di storie, di narrazioni: ti fa uscire dalle categorie, ti permette di guardarti da una prospettiva nuova». Molti alla fine degli incontri le dicono che è meglio di una seduta di psicoterapia, «ma non c’entra», spiega «è più riconducibile a una seduta di autocoscienza», cioè quella pratica politica nata all’interno del femminismo che partendo dall’individuo e dalle sue esperienze porta a una riflessione collettiva.

L’astrologia ha molto successo tra le donne e all’interno della comunità LGBTQ+. Non sorprende quindi che insieme ai linguaggi e alle rivendicazioni politiche e filosofiche legate ai temi del femminismo e dell’identità sessuale negli ultimi anni si sia diffusa anche una maggiore e più disinvolta predisposizione al pensiero astrologico. Montali se lo spiega col fatto che «le persone marginalizzate hanno la necessità di produrre una controcultura che permetta loro di rinnegare la cultura prevalente che le ha escluse e stigmatizzate. In questa logica nascono riferimenti e appoggi a elementi e risorse culturali alternative». Secondo Astri Amari c’entra anche il fatto che l’astrologia non ha un approccio prescrittivo e deterministico (nonostante sia stata spesso veicolata in questo modo dagli oroscopi sulle riviste) ma descrittivo, e questo permette alle persone di definire se stesse in una condizione di maggiore libertà, per esempio fuori dal binarismo di genere.

«È vero che l’astrologia è entrata nel linguaggio comune, ma il senso comune si è sempre appropriato di una serie di linguaggi specialistici, scientifici o no, per avere categorie interpretative in cui inserire se stessi e gli altri», spiega Montali. «Di per sé non è né positivo né negativo: è giusto se fa bene a loro e non fa male agli altri. Il punto è che la questione non è sempre solo individuale, ma diventa un tema di responsabilità sociale quando i giornali e le televisioni legittimano la credenza in una cosa pseudoscientifica. La progressiva normalizzazione di una credenza astrologica è un fenomeno reale, ma ricordiamoci che in passato l’astrologia era totalmente legittimata e molto più creduta. Io non credo che durante la pandemia e negli ultimi anni le persone che sono ricorse a strumenti pseudoscientifici siano aumentate, ma servirebbero dei dati su questo».