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  • Lunedì 30 ottobre 2023

Cosa si sa dell’attacco in un aeroporto russo contro un aereo proveniente da Israele

Una folla ha fatto irruzione per bloccare i passeggeri di un volo partito da Tel Aviv: decine di persone sono state arrestate

L'attacco all'aereo proveniente da Israele all'aeroporto di Machackala, in Russia (AP Photo)
L'attacco all'aereo proveniente da Israele all'aeroporto di Machackala, in Russia (AP Photo)
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Nella serata di domenica una folla di persone ha fatto irruzione nell’aeroporto di Machackala, la città principale della repubblica federale russa del Daghestan, con l’intenzione di attaccare un aereo appena atterrato da Israele. Alcuni dei rivoltosi avevano con sé bandiere palestinesi, e l’episodio si inserisce nel contesto della guerra in corso ormai da settimane tra Israele e il gruppo radicale palestinese Hamas nella Striscia di Gaza.

Secondo i resoconti di alcuni giornali internazionali la folla è riuscita a raggiungere la pista di atterraggio, dove ha circondato un aereo della compagnia russa Red Wings decollato da Tel Aviv, in Israele, e atterrato a Machackala alle 19. Il quotidiano israeliano Times of Israel ha detto che alcuni manifestanti cantavano cori come «vendetta per Gaza». Vari video circolati sui social media ieri sera mostrano decine di manifestanti avvicinarsi all’aereo fermo sulla pista di atterraggio, mentre un operatore aeroportuale dice loro che ormai tutti i passeggeri sono stati fatti sbarcare e che quindi l’aereo è vuoto.

Sembra che l’attacco sia cominciato a causa di alcuni messaggi circolati su vari gruppi Telegram che invitavano i cittadini musulmani del Daghestan ad attaccare l’aeroporto, assalire l’aereo proveniente da Israele e chiedere ai passeggeri di condannare la guerra in corso nella Striscia di Gaza. I messaggi, circolati su gruppi noti per diffondere notizie false e teorie del complotto, sostenevano che a bordo dell’aereo ci fossero alcuni rifugiati ebraici provenienti da Israele. I manifestanti avevano cartelli con scritto: «Siamo contrari ai rifugiati ebraici».

Il Daghestan è una repubblica federale russa con circa 3 milioni di abitanti nella regione del Caucaso, al confine con il Mar Caspio, l’Azerbaigian e la Georgia, dove la maggior parte della popolazione è di religione musulmana. C’è anche una piccola comunità ebraica composta da circa 800 famiglie, molte delle quali concentrate nella città meridionale di Derbent. I collegamenti aerei tra Tel Aviv e l’aeroporto di Machackala, che fa da scalo per altre destinazioni, sono piuttosto frequenti ed erano stati rafforzati nelle ultime settimane a causa di un aumento della domanda.

Domenica sera il leader della comunità musulmana in Daghestan, Sheikh Ahmad Afandi Abdulaev, ha chiesto ai manifestanti di fermarsi sostenendo che quello non fosse «il modo corretto per protestare». Anche il governo del Daghestan ha chiesto ai rivoltosi di fermarsi e non «creare panico nella società».

Lunedì mattina l’agenzia di stampa russa RIA Novosti ha fatto sapere che circa 150 rivoltosi sono stati identificati, e 60 persone sono state arrestate. Nove agenti delle forze dell’ordine sono stati feriti nell’attacco, due dei quali sono in ospedale. L’autorità dell’aviazione civile russa ha annunciato che l’aeroporto rimarrà chiuso fino al 6 novembre.

Dopo l’attacco il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso un comunicato per chiedere alle autorità russe di «proteggere tutti i cittadini di Israele e tutti gli ebrei», e di punire i rivoltosi.

Negli ultimi giorni ci sono stati altri episodi intimidatori contro Israele nell’area del Caucaso. Per esempio, nel fine settimana un centro ebraico è stato incendiato a Nalchick, una città della repubblica federale russa della Cabardino-Balcaria, mentre a Khasavyurt, in Daghestan, alcuni manifestanti hanno fatto irruzione in un albergo cercando tra gli ospiti presunti «rifugiati ebraici».

Lunedì in conferenza stampa Dmitri Peskov, un portavoce del governo russo, ha detto che l’attacco di domenica sera è stato il risultato di «influenze esterne», senza fornire altri dettagli o spiegazioni.

La Russia storicamente sostiene una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese, e ha da poco ricevuto forti critiche da Israele per aver invitato una delegazione di Hamas a Mosca. Dopo una prima fase di immobilismo, il paese sta ora provando ad accreditarsi come possibile intermediario fra Hamas e Israele, visti i suoi legami con tutti i principali paesi mediorientali.