Che legame c’è fra un’azienda e il suo territorio

È stato uno dei temi discussi nell'ultimo Talk di Faenza: cos'è la responsabilità sociale d'impresa e come crea valore

La montagna di vinaccia pronta per la separazione del seme nello stabilimento Tampieri di Faenza (Tampieri)
La montagna di vinaccia pronta per la separazione del seme nello stabilimento Tampieri di Faenza (Tampieri)

Secondo una definizione data dalla Commissione Europea, la Responsabilità Sociale d’impresa (Rsi) o Corporate Social responsibility (Csr) è “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Un’azienda non solo deve saper gestire le questioni economiche delle sue attività, ma deve pensare anche a quelle sociali. Deve gestire cioè la loro ricaduta sull’ambiente in cui si trova e sulle persone coinvolte (dipendenti, fornitori, comunità locale). L’obiettivo è favorire attività e iniziative capaci di creare valore non solo economico, instaurando così un legame forte tra azienda e territorio.

È quello che cerca di fare per esempio Tampieri a Faenza, che durante l’ultimo Talk, le giornate di incontri del Post, ha raccontato come è nata, cosa fa e come cerca di contribuire allo sviluppo del territorio. Durante l’incontro, intitolato “Usare tutto, fare bene – La responsabilità sociale d’impresa”, hanno parlato dell’azienda Carlo Tampieri, rappresentante della proprietà e amministratore delegato di Tampieri vegetable oil, e la responsabile della comunicazione Vittoria Graziani.

La Tampieri è stata fondata nel 1928 dal nonno di Carlo, Alfredo, e poi la proprietà è passata di generazione in generazione. «Io sono la terza – ha spiegato Carlo Tampieri – ma la quarta è già in azienda». Fin dai suoi primi decenni di attività si è occupata di lavorare semi d’uva da cui ricavare olio grezzo, il cosiddetto olio di vinacciolo (di cui oggi è fra i principali produttori a livello globale). Nel 1967 Federico, Adriano e Giovanni, figli di Alfredo Tampieri, hanno deciso di diversificare la produzione avviando la lavorazione delle vinacce, cioè degli scarti della spremitura dell’uva (come le bucce, oltre agli stessi semi).

Secondo Carlo Tampieri queste due prime linee produttive «possono essere considerate come un esempio di economia circolare e di produzione ecologicamente sostenibile, visto che vanno a lavorare quelli che erano prodotti di scarto, e che gli ulteriori scarti della produzione vengono utilizzati come combustibile per le attività dello stabilimento». Nel 1996 l’azienda ha iniziato a produrre anche olio raffinato di semi, di cui oggi è il principale produttore italiano.

Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta il gruppo Tampieri è entrato anche in altri mercati oltre a quello degli oli vegetali. Nel 1987 ha fondato la Faenza depurazioni, società che non soltanto si occupa di depurare le acque reflue degli impianti Tampieri, ma contribuisce a trattare le acque di produzione di altre aziende. Carlo Tampieri ha raccontato che «l’acqua depurata viene poi nuovamente riutilizzata per il raffreddamento dei macchinari, per le pulizie dei piazzali e per il circuito antincendio, ancora una volta in un’ottica di sostenibilità». Nel 1992, confermando la sua attitudine allo stretto rapporto con il territorio, Tampieri ha acquisito Finceramica, azienda faentina che sviluppa, produce e commercializza dispositivi biomedicali (per la rigenerazione del tessuto osseo e osteocondrale, cioè delle cartilagini) utilizzando il prodotto che maggiormente identifica la città: la ceramica.

Durante l’incontro di Talk Carlo Tampieri ha spiegato ancora che l’azienda, nei rapporti con l’esterno, è particolarmente attenta a tre aspetti che ritiene fondamentali: l’attenzione al territorio, i temi sociali e quelli legati all’istruzione. Nel 2008, in occasione degli ottant’anni del gruppo, «la famiglia Tampieri decise di istituire quattro borse di studio per neodiplomati che avevano deciso di proseguire gli studi con un corso universitario o con un post diploma. E da allora il numero degli studenti premiati è raddoppiato: adesso, ogni anno, ricevono la borsa otto studenti di quattro istituti superiori diversi di Faenza».

Vittoria Graziani ha raccontato che, oltre agli interventi che solitamente Tampieri organizza per dare una mano nella situazione ordinaria, in questo periodo sta investendo nella ricostruzione dopo i danni causati dalle alluvioni dello scorso maggio. L’azienda, tra le altre cose, finanzierà la ricostruzione dell’area sportiva che si trova all’interno del complesso dell’ex convento dei salesiani, Faventia Sales, nella stessa area che ospita Talk.

Aprire l’azienda ai faentini, e non solo, è uno dei modi con cui Tampieri vuole consolidare il suo rapporto con il territorio e organizzare iniziative rivolte al sociale. La forma principale con cui lo fa sono i cosiddetti “Open Day”, cioè giornate in cui i cittadini sono invitati a scoprire dall’interno come funziona l’azienda: quest’anno gli Open Day ci saranno il 6, 7 e 8 ottobre e il titolo dell’iniziativa è “Una storia che racconta il futuro”.