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  • Mercoledì 27 settembre 2023

Cosa sta succedendo nella comunità sikh in provincia di Pordenone

Ci sono stati scontri violenti tra due fazioni per la gestione di un tempio, ma le cause del conflitto sembrano essere più profonde

(Vigili del Fuoco della provincia di Pordenone)
(Vigili del Fuoco della provincia di Pordenone)
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Lunedì 18 settembre a Villanova, frazione del comune di Prata, in provincia di Pordenone, c’è stata una grossa rissa tra due gruppi appartenenti alla comunità di religione sikh della zona. Da mesi i due gruppi si contendono la gestione di un tempio sikh lì vicino, quello di Pasiano, frequentato da centinaia di persone. Negli scontri, molto violenti, sono state ferite sette persone, una delle quali in modo grave per un taglio provocato con una spada. C’era in tutto una cinquantina di persone, e da martedì 22 di queste sono indagate dalla procura di Pordenone per rissa aggravata.

Ci sono alcuni segnali del fatto che la violenza tra i gruppi possa avere cause più profonde rispetto alla contesa per la gestione di un tempio. Uno dei feriti negli scontri infatti è Bajwa Satwinder Singh, il presidente dell’Unione Sikh Italia (USI), organizzazione di cui fa parte la maggioranza dei centri sikh in Italia. Un gruppo formato da una trentina di persone si è presentato sotto la casa di sua figlia, secondo l’USI per un attacco premeditato a Satwinder Singh e alle altre persone che erano con lui a cena in quel momento. Lo scontro è avvenuto quando una quindicina delle persone a cena è scesa in strada, non è chiaro se con intenzioni violente.

L’USI è nata nel 2021 con lo scopo di promuovere gli interessi delle comunità sikh in Italia e aumentare la collaborazione con le istituzioni italiane nazionali e locali. In un comunicato ha sostenuto che lo scontro fosse stato provocato da un gruppo di sikh contrario a questi obiettivi dell’organizzazione che vorrebbe «interrompere il percorso di radicamento in Italia e di riconoscimento giuridico». Le ragioni dell’altra fazione non si conoscono, le indagini della procura di Pordenone stanno cercando di chiarirle.

Il sikhismo è una religione monoteista che nacque nel Quindicesimo secolo nell’odierna regione del Punjab (un’area geografica che comprende sia lo stato indiano del Punjab sia l’omonima provincia pakistana). Si stima che abbia tra i 25 e i 30 milioni di fedeli in tutto il mondo, la maggior parte dei quali vive in India. In Italia ci sono circa 200mila persone di religione sikh: circa duemila vivono nella provincia di Pordenone, tra Pasiano, Prata e altri comuni vicini.

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Il tempio sikh al centro della lite è a Cecchini, una frazione del Comune di Pasiano. I due gruppi che si sono scontrati vedono contrapposti il presidente e il vicepresidente dell’associazione che gestisce il tempio (o gurdwara, “porta del guru”, come i fedeli sikh chiamano i propri luoghi di culto). La diatriba va avanti da quest’estate ed era iniziata per questioni che riguardavano il rinnovo dell’organigramma dell’associazione, e quindi le responsabilità di gestione del tempio. Della fazione del presidente fa parte lo stesso Satwinder Singh, che è anche consigliere dell’associazione che gestisce il tempio di Pasiano.

Il 4 agosto il presidente aveva deciso di chiudere il tempio. In una breve comunicazione su un foglio appeso all’ingresso aveva giustificato la decisione citando ragioni di sicurezza e «atti di intimidazione occorsi durante le ultime 5 funzioni domenicali». Decine di persone che frequentavano abitualmente il tempio avevano protestato pacificamente davanti all’edificio per più di una settimana, anche con scioperi della fame, fino alla sua riapertura. Non è chiaro se le persone che protestavano facessero parte di una delle due fazioni in conflitto, è possibile che fossero semplicemente fedeli che volevano avere accesso al tempio.

Da allora ci sono stati diversi episodi di violenza tra le due fazioni. Prima due giovani hanno subìto un’aggressione mentre pregavano nel tempio, secondo le loro testimonianze da parte di esponenti della fazione vicina all’USI. Poi a inizio settembre sono state incendiate due automobili davanti alla casa di Satwinder Singh.

Le tensioni sono culminate nella rissa della sera del 18 settembre, che ha poi fatto partire l’indagine giudiziaria. Sembra che nello scontro siano state usate per lo più armi improvvisate. I Carabinieri hanno sequestrato bastoni, spade e coltelli, ma non armi da fuoco. Alcuni testimoni avevano detto di aver sentito spari ma sul posto non sono stati trovati proiettili, è possibile che provenissero da petardi o altre piccole cariche esplosive.

Diversi giornali hanno messo in relazione gli scontri tra le fazioni in provincia di Pordenone con un altro episodio violento legato alla comunità sikh in Italia: lo scorso fine settimana a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, sono state lanciate tre bombe molotov contro l’abitazione del vicepresidente dell’USI, Iqbal Singh. A Novellara si trova la più grande comunità sikh italiana, e lì ha sede la stessa USI. Al momento però non è possibile stabilire con certezza un collegamento tra gli avvenimenti di Pordenone e quelli di Novellara. La procura di Pordenone si è limitata a dire che non lo esclude.

Per le tre bombe si è ipotizzato anche che i responsabili facciano parte di gruppi sikh appartenenti al movimento separatista per la fondazione del Khalistan, uno stato sovrano che secondo i separatisti dovrebbe sorgere nel Punjab. Lo scorso aprile a Novellara c’era stata una manifestazione improvvisata dei separatisti con bandiere del Khalistan, a margine di un corteo sikh più ampio. In ogni caso non è stato accertato un legame tra il movimento separatista e gli scontri in provincia di Pordenone.

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