• di Gian Marco Griffi
  • Storie/Idee
  • Domenica 24 settembre 2023

Il golf spiegato ai poveri

«I circoli di golf italiani, fino a una ventina di anni fa, potevano vantare una certa esclusività; i presidenti dei circoli decidevano chi poteva accedere e chi no. Si pagavano quote a fondo perduto. Si richiedeva ai nuovi membri di presentare un pedigree, come quello dei Cocker spaniel o dei Basset hound. Per giocare a golf dovevi avere nel tuo albero genealogico almeno un conte, un margravio, un balivo, un visdomino, un industrialotto, un banchiere, un alto funzionario. In alternativa, dovevi avere una barca di soldi. Oggi quegli stessi presidenti di circoli di golf accetterebbero perfino me, se facessi domanda per entrare tra i soci del loro circolo»

Uno stormo di oche alla settantottesima edizione degli U.S. Women's Open al Pebble Beach Golf Links di Pebble Beach, California. 7 luglio 2023 (Ezra Shaw/Getty Images)
Uno stormo di oche alla settantottesima edizione degli U.S. Women's Open al Pebble Beach Golf Links di Pebble Beach, California. 7 luglio 2023 (Ezra Shaw/Getty Images)

Che cos’è un golf
Il golf è un indumento, maschile o femminile, di maglia di lana o altre fibre, chiuso o aperto sul davanti e per lo più con maniche lunghe, da portarsi direttamente sulla pelle oppure sopra altri indumenti, talvolta (spec. nella stagione invernale) sotto la giacca.

Che cos’è la Golf
La Golf è un’autovettura che appartiene al segmento C (compatte – kompaktklasse) presentata dalla casa tedesca Volkswagen nella primavera del 1974 affinché potessi utilizzarla, diversi anni dopo, per viaggiare quattro ore e mezza, dal Monferrato a una pineta nei pressi di Hyères, in Costa Azzurra, e farci l’amore (brevemente) con una bellissima ragazza: fu la mia prima volta.

Che cos’è il golf
Il golf [dall’inglese golf, che a sua volta è dall’olandese kolf, “bastone”] è un gioco che viene praticato su campi erbosi di vaste dimensioni, appositamente sistemati e attrezzati, ognuno con caratteristiche proprie e particolari difficoltà: consiste nel colpire una palla di gomma dura con bastoni di vario tipo da una piazzola di partenza (tee), e lungo un certo percorso (fairway), per indirizzarla in una buca (hole) situata in una piattaforma d’arrivo (green); minore è il numero di colpi impiegati a tale scopo, migliore è il risultato.

Una possibilità entusiasmante
Un essere umano, a un certo punto della propria esistenza sulla Terra, può indossare un golf guidando una Golf per recarsi in un circolo di golf. E ivi giunti, giocare a golf. È strepitoso. Succede solo con il golf. Certo, potreste indossare un bracciale tennis per recarvi in un circolo di tennis e giocare a tennis, ma dovreste raggiungere il circolo su una Panda, o su un Qubo. E non vi farebbero manco parcheggiare. Epperò, mi fanno notare che in effetti potreste indossare una polo guidando una Polo per recarvi in un circolo di polo. E ivi giunti, giocare a polo succhiando una Polo, il buco con la menta intorno. Entusiasmante, forse, sì, ma davvero vorreste giocare a polo? Ammettiamolo: non sapreste neppure come cominciare a montare a cavallo. Insomma, lasciate perdere il polo, e venite a giocare a golf.

Le regole del golf
I golfisti, ovvero le persone che giocano a golf, non conoscono le regole del golf. Sanno, per sentito dire, o per abitudine consolidata, o per norma e prassi, che devono prendere a bastonate una palla, la quale, dopo un certo numero di bastonate, dovrà cadere in un buco appositamente scavato nel terreno, ma non sanno perché. Qualcuno si giustifica sostenendo che le regole del golf siano tante, troppe, e terribilmente complicate. In realtà, aprendo il libro delle regole del golf, ci si rende conto che le regole del golf non sono poi moltissime – per la precisione sono 24; vero è che queste 24 regole sono suddivise in molti commi, e che a un certo punto esplodono in centinaia di interpretazioni, ciascuna delle quali fa giurisprudenza tanto quanto le regole vere e proprie; il libro che contiene le regole del golf e le interpretazioni alle stesse è spesso come l’ultima edizione Adelphi di Fratelli d’Italia di Arbasino.

Naturalmente, come Fratelli d’Italia di Arbasino, anche il libro delle regole del golf non lo legge nessuno. Solo gli arbitri di golf, categoria alla quale ahimè appartengo, hanno il compito di leggere e studiare tutto il malloppo (e anche, talvolta, Fratelli d’Italia di Arbasino): gli arbitri di golf sono depositari di un’antica e perduta sapienza, che i golfisti hanno dilapidato nel corso dei secoli. Del resto ogni golfista sa di non sapere, pertanto non chiede mai l’intervento dell’arbitro, temendo che costui lo penalizzi per qualche regola, comma, interpretazione, cavillo, che ignora del tutto. Perciò gli arbitri di golf possono starsene tranquilli, all’ombra di un bel ciliegio in fiore, e leggersi Arbasino.

Chi gioca a golf, in Italia, e dove
La popolazione di golfisti autoctoni italiani ammonta a meno di centomila unità. Ciò significa che lo 0,16 per cento della popolazione italiana gioca a golf (o almeno finge di farlo).
Significa altresì che lo 0,16 per cento della popolazione italiana si riunisce, specialmente nei fine settimana, nei cosiddetti circoli di golf. I circoli di golf italiani, fino a una ventina di anni fa, potevano vantare una certa esclusività; i presidenti dei circoli decidevano chi poteva accedere e chi no. Si pagavano quote a fondo perduto. Si richiedeva ai nuovi membri di presentare un pedigree, come quello dei Cocker spaniel o dei Basset hound. Per giocare a golf dovevi avere nel tuo albero genealogico almeno un conte, un margravio, un balivo, un visdomino, un industrialotto, un banchiere, un alto funzionario. In alternativa, dovevi avere una barca di soldi. Oggi quegli stessi presidenti di circoli di golf accetterebbero perfino me, se facessi domanda per entrare tra i soci del loro circolo. E dunque, se al giorno d’oggi andate a giocare a golf, rischiate di trovarvi a tu per tu con uno come me, uno qualunque, uno con cui non vale la pena di perderci tempo per parlare di affari, di titoli azionari, di società da comperare o da vendere, di fondi da stanziare, di marketing, tutte cose fondamentali per i veri golfisti da circolo; oppure potrebbe capitare di giocare con uno senza neppure una mezza fabbrica ereditata, senza il pedigree, senza un nobile antenato, senza manco un politico tra le proprie conoscenze; insomma potrebbe capitarvi di giocare a golf con gente del tutto inutile ai vostri affari: pochi giorni fa, per un breve benché monumentale pomeriggio, in un circolo di golf piemontese è stato avvistato un dipendente pubblico; per evitare problemi, l’uomo è stato abbattuto e rimosso dopo le prime nove buche. Abbiamo persone deputate a certi compiti un po’ antipatici, per esempio sbarazzarsi di persone moleste, o semplicemente inutili – come è evidentemente inutile, da un punto vista socio-economico, un dipendente pubblico, oltretutto dipendente della Provincia, manco della Regione –, o chiaramente pericolose – tipo gli scrittori, i giornalisti, i poeti: sembra inconcepibile ma capita che si presentino al circolo di golf perfino alcuni poeti, che di tutte le categorie umane sono la più inservibile al fine di generare affari, di fare business, di farsi un nome in società, di contare qualcosa.

I circoli di golf e i paesaggi italiani con zombi (a proposito di Arbasino)
Si mormora che i circoli di golf siano frequentati da vecchi; sfatiamo questa leggenda metropolitana: i circoli di golf sono riusciti superare la senilità e a sfociare nel post-Armageddon. Noi siamo al di là della vecchiezza, siamo al Giudizio universale, alla risurrezione della carne. Capita sovente di far giocare persone morte nel duemilatré, risorte subito dopo il covid (negli anni del covid nessuno voleva risorgere); sarà per questo che i golfisti più accaniti hanno firmato una petizione affinché si costruisse una necropoli per golfisti confinante con la buca 18 del campo da golf: non possono perdere tempo dopo la risurrezione. Cos’è ‘sta storia delle trombe, degli arcangeli, della battaglia tra bene e male sulla spianata di Har Megiddo: se un notaio risorge pretende di giocare a golf subito, senza tante menate escatologiche e prima ancora di firmare un atto da tre milioni di euro. E comunque i morti risorti, gli zombi, sono indiscutibilmente i golfisti più affabili.

Chi sono i Gomma-Gutta, e cosa fanno nei circoli di golf
Le persone deputate a sbarazzarsi dei dipendenti pubblici, dei poeti, degli intellettuali, insomma di tutte quelle la cui presenza in un circolo di golf è considerata inutile, appartengono a una razza particolare: sono alti all’incirca 75 centimetri, hanno la pelle arancione e i capelli verdi; indossano pantaloni alla zuava bianchi con bretelle, calzettoni a righe rosse e gialle. Sono instancabili mangiatori (e fumatori) di erba, e sono dunque ottimi per tenere il prato raso, come le capre, o le vacche. La qualità di erba che preferiscono mangiare è esattamente quella caratteristica dei nostri campi da golf: l’Agrostide stolonifera. La qualità di erba che preferiscono fumare, invece, non è l’Agrostide stolonifera, e nessuno sa come se la procurino. Per certi versi rassomigliano un po’ agli Umpa Lumpa, con i quali probabilmente sono apparentati, anche nel nome: Gomma-Gutta. I primi esemplari li prelevò il fondatore del nostro circolo, decenni fa, in una regione del Borneo, il parco del Kinabalu, e in pochi anni li addestrò a riconoscere le persone inutili, che i Gomma-Gutta maschi cominciarono a immobilizzare con i loro dardi narcotizzanti, soffiati tramite cerbottane o scagliati con balestre (una volta a terra, eterizzate, le persone inutili vengono rimosse da altri incaricati, molto più grossi e forzuti dei Gomma-Gutta, tutti appartenenti alla razza dei Buttafuori, i cui primi esemplari furono prelevati da una palestra di Alessandria, e successivamente, avendo trovato un habitat a loro confacente tra i boschi del circolo, nel magazzino dove giacevano decine di macchinari Technogym, si sono accoppiati e hanno proliferato creando una comunità complementare a quella dei Gomma-Gutta: gli uni narcotizzano, gli altri sgombrano).
Un’altra funzione importante dei Gomma-Gutta è quella canora moralizzatrice. Cantano, i Gomma-Gutta, e cantano pure bene. Scrivono canzoni moraleggianti per ogni occasione, cantandole in presa diretta, come fossero dei trapper. Un golfista sbaglia un colpo e tira una bestemmia (capita), ecco che da un cespuglio saltano fuori tre Gomma-Gutta a cantar una canzone moraleggiante contro le bestemmie. No no no no, cantano, lascia star Gesù e la sua mamma. Due golfisti sono colti da una passione travolgente e attaccano a far l’amore dietro un albero (capita), ecco un paio di Gomma-Gutta che scendono dalla chioma della pianta pronti a puntare il dito. No no no no, cantano, così non si fa, siete entrambi spusà (negli anni hanno anche imparato il dialetto piemontese). Insomma, da ogni punto di vista si consideri la loro passione per il canto moraleggiante e per l’atteggiamento moralizzatore, ne consegue che i Gomma-Gutta sono dei piccoli grandi cagacazzi. Riscontrato il successo dell’operazione antropologica, tutti i circoli di golf italiani hanno assunto dei Gomma-Gutta e dei Buttafuori.
Ma il problema più pressante dei circoli di golf italiani non è quello di liberarsi delle persone, bensì quello di attrarne di nuove, e l’apertura al proletariato non ha avuto conseguenze apprezzabili, se è vero che i golfisti italiani sono rimasti quattro gatti.

Evviva i turisti golfisti ciucchi di Brancamenta con le Birkenstock da golf.
Una confessione

Un tempo, quando c’erano i soldi, o perlomeno quando avevamo l’illusione che ci fossero i soldi, che in realtà non c’erano già più ma si faceva finta che ci fossero, si faceva come nella morale kantiana, si faceva come se ci fossero i soldi, anche se non ce n’erano già più, quando gli italiani col pedigree potevano permettersi di pagare cifre pantagrueliche per giocare a golf, i turisti potevano giocare a golf in orari fantozziani, tipo il mercoledì alle 6.15 e il venerdì alle 7.19. Poi, all’improvviso, ci siamo resi conto che gli italiani col pedigree non potevano più permettersi di pagare cifre pantagrueliche per giocare a golf, non ci avevano più una lira in saccoccia, andati, kaputt, la fabbrichetta non rendeva più, i dipendenti finivano in cassintegrazione, dei nobili chissenefrega, la barca a vela costa un patrimonio, lo yacht pure, il golf ha iniziato ad aprirsi al turismo golfistico. Sembrerà strano, ma da ogni parte del mondo partono continuamente golfisti il cui desiderio è quello di recarsi in accoglienti località ove giocare a golf e bere vini e grappe e scotch, giocare a golf e mangiare come lurchi, giocare a golf e rilassarsi, giocare a golf e fare l’amore (i più fortunati, o i più svergognati), giocare a golf calzando sandali Birkenstock con le calze di spugna, girovagare mezzi nudi per il circolo indossando un asciugamano intorno alla vita, ubriacarsi col Brancamenta dentro il bunker dell’ultima buca. Noi glielo permettiamo, giacché è questo il senso della globalizzazione, del capitalismo, del liberismo, del marketing, ma soprattutto è il senso di dover far soldi a tutti i costi per non fallire: permettere a un lardone tedesco mezzo nudo e completamente sbronzo di vomitare sul putting green della buca 5 mentre con una mano impugna il putter e con l’altra prova a reggere l’asciugamano – fregato nei nostri spogliatoi – che gli avvolge le orrende pudenda.

Una Nota Influencer vuole venire a trascorrere una giornata al circolo di golf per avere una location indimenticabile per le sue fotografie in cui mostrerà le tette, un profumo, un repellente per insetti, una borsetta, un orologio.
Una telefonata

Buongiorno, sono il manager della Nota Influencer.
Dica.
La mia assistita vuole venire da voi, nel vostro circoletto di golf, e rilassarsi un po’.
Mi fa piacere.
Quanto pagate?
Non ho capito la domanda.
Quanto siete disposti a pagare la mia assistita?
Quindi siamo noi che dobbiamo pagare lei affinché venga a giocare a golf da noi?
E chi dovrebbe pagarla, io?

FAQ: Non ho soldi ma mi sono appassionato al golf guardandolo in TV, come posso fare per provare a giocare?
R: Caro essere umano senza soldi, siamo certi che la vita ti abbia preparato a fronteggiare un sacco di rinunce; ebbene, crediamo senz’altro che tra queste potrai annoverare il golf. Buona fortuna!

La nota influencer si presenta al circolo.
Una conversazione

Quando la Nota Influencer si è presentata al circolo i Gomma-Gutta erano pronti a narcotizzarla, ma ho dovuto fermarli. Ho redarguito il capo della tribù, un piccoletto scorbutico di nome Nepenthes. La Nota Influencer non è una persona inutile, gli ho detto.
Ah no?, ha rimbrottato lui.
Certo che no, ho detto io. Questa ha sette milioni di follower su Instagram.
A me sarebbe tanto piaciuto soffiarle un dardo narcotizzante sul collo, ha dichiarato Nepenthes.
Per fortuna che qui non comandi tu, ho detto.
Non ancora, ha concluso lui. Poi se n’è andato, cachinnando perfidamente.
A parte questo piccolo equivoco, la permanenza della Nota Influencer nel nostro circolo di golf è stata sublime e proficua per entrambe le parti coinvolte.
Per prima cosa ci ha chiesto dove fossero i coccodrilli.
I coccodrilli?
Sì, i coccodrilli.
La Nota Influencer aveva visto un film, o un filmato, nel quale in un magnifico campo da golf, presumibilmente in Florida, o in Alabama, accanto a un lago razzolavano gioiosamente certuni alligatori (non coccodrilli), e aveva dedotto che queste simpatiche bestiole facessero parte dell’allestimento scenico tipico dei campi da golf. Di più: qualcuno giunse a sostenere che la Nota Influencer ritenesse che il golf fosse una sorta di bizzarro sport nel quale i golfisti, come i giocatori di polo, cavalcano simpatici alligatori anziché i cavalli, e scorrazzano per i prati al passo d’ambio o al galoppo (ammesso che i poveri alligatori, con quelle zampette, possano galoppare).
Mi duole informarla, signorina, che non sono presenti coccodrilli, né alligatori, né caimani, all’interno del nostro campo da golf.
Ah, è così?, mi ha domandato.
È così, ho ammesso. Poi mi sono vergognato moltissimo. Che disdetta vivere in Italia, questa nazione arruffata, ingarbugliata, scossa da mille problemi sociali, economici, morali, e senza neppure un dannato coccodrillo selvatico.
La Nota Influencer ha scrutato il telefono. Ha scritto qualcosa. Credo abbia scritto a qualcuno: sono venuta in questo squallido circolo di golf del Monferrato e non mi hanno fatto trovare neppure un coccodrillo.
Almeno le cimici le avete?, ha domandato.
E come no, abbiamo centinaia e centinaia di terribili cimici, ho detto. E abbiamo delle nutrie assassine.
Ho conquistato la sua attenzione.
Le nutrie assassine hanno già mangiato alcuni soci, soprattutto signore anziane, con la pelle un po’ più dura. Alle nutrie piace sgranocchiare.
Va bene, ma si fanno fotografare?
E come no, le teniamo apposta per sbranare persone e per farsi fotografare mentre le sbranano.
Nel frattempo le ho mostrato una cimice, di quelle verdi crocchianti, sul vetro della finestra.
Lei ha manifestato entusiasmo, e ha subito cominciato a farsi fotografare mezza nuda con un repellente per le cimici in mano, mentre un manipolo di Gomma-Gutta spuntato da chissà dove ha intonato una canzone moralizzante (copriti copriti, cara bambina, copri le tette, copri il culetto, vedrai che bel quadretto).
Post di Instagram: Nota Influencer in minigonna mozzafiato, top bianco con tette di fuori, tacchi sul putting green accanto all’asta della bandiera. Labbra provocanti. Testo: «amicǝ, io faccio fuori tutte le cimicǝ che voglio con il repellente CimiciOff, e voi?»

Un alligatore attraversa il green della buca 6 durante un giro di pratica prima del PGA Championship sull’Ocean Course del Kiawah Island Resort, in South Carolina, 19 maggio 2021 (Gregory Shamus/Getty Images)

Che fine fanno le palline da golf perse, abbandonate, sbagliate, quando i laghi ghiacciano, quando i bambini piangono, quando il Milan perde, quando il buio si mangia il mondo?
Alzate l’architrave, carpentieri!, dovrebbe esclamare a questo punto un amante di Salinger (e noi lo amiamo, Salinger, anche se lui non amava noi, e lo amiamo moltissimo soprattutto perché ha scritto Un giorno ideale per i pescibanana). Ebbene, dove vanno a finire le palline da golf perse quando là fuori tutto è triste? Le raccolgono i Gutta-Perca, ogni notte, incessantemente, insinuandosi tra boschi e foreste, infilandosi tra le rocce, immergendosi nei laghi più profondi, giacché lo scopo ultimo della vita di un Gutta-Perca è conservare quante più palline da golf riesce a possedere (i Gutta-Perca chiamano le palline da golf “il mio tessoro”); le palline più scadenti vengono rivendute ai golfisti. E già, perché insieme ai Gomma-Gutta, il fondatore del nostro circolo si portò a casa anche un manipolo di Gutta-Perca, tribù originaria del Kalimantan, nel Borneo sud-occidentale (mentre i Gomma-Gutta sono originari del Borneo nord-orientale).

– Leggi anche: Il dibattito sulle palline da golf che vanno sempre più lontano

Affinità-divergenze tra i Gomma-Gutta e i Gutta-Perca
I Gomma-Gutta sono alti all’incirca 75 centimetri, i Gutta-Perca anche. I Gutta-Perca hanno la barba (anche le femmine), i Gomma-Gutta no (qualche Gomma-Gutta ce l’ha, specie tra le femmine, ma solitamente sono imberbi). I Gomma-Gutta ascoltano i CCCP, i Gutta-Perca ascoltano i Ricchi e Poveri. I Gutta-Perca vorrebbero fare qualcosa per migliorare il mondo, i Gomma-Gutta se ne fregano. I Gutta-Perca sono inclusivi, usano la schwa, sono fluidi, i Gomma-Gutta sono testoni, rozzi, burberi. I Gutta-Perca “non sono razzisti ma”, i Gomma-Gutta “hanno molti amici gay”. I Gutta-Perca non chiedono mai scusa, i Gomma-Gutta anche. I Gutta-Perca non sanno le regole del golf, i Gomma-Gutta neppure.
Nonostante queste divergenze, Gomma-Gutta e Gutta-Perca convivono pacificamente all’interno dei circoli di golf italiani, mangiando erba, raccogliendo palline sperse, narcotizzando le persone inutili, moralizzando ogni situazione con una canzone moralizzante, sempre sul punto di scuoiarsi vivi, ma mai davvero pronti a scuoiarsi vivi.

Perché dovreste giocare a golf, in definitiva
Vi ricordate Snake II, il videogioco del Nokia 3310? Quello che le prime volte ci si giocava nei tempi morti, quando aspettavi la pizza, quando eri in coda in posta, quando aspettavi che tua moglie uscisse dal negozio di scarpe, e che alla fine per giocarci saltavi la cena, trascuravi tua moglie, i figli, il lavoro, ti scordavi perfino che era mercoledì di coppa. Ecco, il golf è come Snake II, soltanto che non c’è un serpente, non ci sono i cibi bonus rappresentati da insetti. Però è appassionante, divertente, campestre e soprattutto si può fare da soli, senza persone moleste intorno, senza compagni di squadra: soltanto voi, le minilepri, i fagiani (talvolta gli alligatori), i prati verdi come l’erba quando l’erba è verde e il cielo blu come il cielo quando il cielo è blu.

Nota Influencer salvata dalle acque e dalle nutrie assassine
La Nota Influencer è in acqua, tra le ninfee, distesa come Elizabeth Siddal nell’Ofelia del Millais.
Mentre affoga, senza rimpianti, prova disperatamente a pubblicare il reel del suo annegamento, la sua morte per acqua. Le nutrie assassine, nel mentre, le stanno divorando i piedi. Mi tolgo le scarpe, mi tuffo nel lago, mi faccio largo tra le ninfee e tra le nutrie assassine, i cui denti affilati come scimitarre scintillano al crudele sole del primo pomeriggio.
Mi dia la mano, dico alla Nota Influencer.
Giammai, dice lei.
Non sia sciocca, le nutrie assassine le hanno già rosicchiato l’alluce del piede destro.
Sto facendo un reel, non lo vede?
Lo vedo, signorina, ma è meglio uscire dall’acqua.
La Nota Influencer non mi ascolta. Spruzza un po’ di repellente per cimici.
Manda un bacio ai suoi follower. Un bacio a tout le monde, dice.
Le tendo la mano. Quando esce dall’acqua ha due nutrie attaccate alle cosce e una, la più tenera e piccolina, avviticchiata al polpaccio destro. Le scrolla via freneticamente, come se si fosse appena accorta della loro presenza, mandando fuori dalla bocca un urlettino preistorico. È una bella giornata. Il cielo è blu, gli uccelli del cielo volano sulle nostre teste, un manipolo di Gomma-Gutta intona una canzone moraleggiante e la Nota Influencer mi guarda inebetita, le gambe piene di morsicature, come se stesse per svenire.
«E allora, signorina, le è piaciuto il golf?»
«Tantissimo».

– Leggi anche: Il golf è lo sport perfetto per una pandemia

Che cosa fanno i poveri, e perché dovrebbe interessar loro il golf.
Una conclusione
I poveri camminano in tuta sotto i cieli piovosi di città tristi (quando piove, quando c’è il sole camminano con quei terribili pinocchietti sotto i cieli assolati di città gioiose) senza ombrello e con il cuore colmo di gioia per essere vivi. Che meraviglia essere vivi, si dicono l’un l’altro i poveri insalsicciati nelle loro tute Givova, anche se non abbiamo un soldo in tasca. Si incontrano nelle periferie disagiate, i poveri, fuori dagli Eurospin o dai Sisal Matchpoint per pregare ed eleggere un capo, per adorare feticci e predicare l’abbattimento della borghesia, prospettando la liquidazione degli antagonismi di classe. Ogni tanto si lasciano prendere dallo sconforto, specialmente quando nei parcheggi dei centri commerciali comprendono che nessuno li aiuterà mai, men che meno i politici, ma sono brevi momenti; in questi lampi d’illogicità qualche povero si butta da una finestra, qualche altro ingolla una boccetta di topicida, un altro infila la testa nel forno per vedere come va a finire, ma sono perdite tollerabili, una piccola percentuale di poveri morti nell’immensità dei poveri vivi. Del resto che importano i soldi, quel che conta è esserci, amare, provare sensazioni, fare esperienze, possedere un iPhone 15, giocare a golf. No, giocare a golf forse no. Ma non è eccitante passeggiare in centro con le sneakers della Lidl e pigliare a pieni polmoni tutta l’aria possibile, stordirsi nell’ebbrezza delle poche cose gratuite rimaste a questo mondo? Dài, dice un povero a una povera, facciamo l’elenco delle cose gratuite rimaste a questo mondo. Non gliene viene in mente nessuna, ma non importa, si dicono, ciò che conta è la salute! Tu stai bene?, si domandano. Io non tanto, e tu? Io neppure. Ma non importa, non importa, abbiamo il maldidenti, il fuoco di Sant’Antonio, lo scorbuto, l’alluce valgo, le ragadi, ma siamo vivi. Essere vivi non è meraviglioso?, si domandano i poveri, incessantemente. Certo che sì, si rispondono, è meraviglioso. Poi vanno a comperare un gratta e vinci nella prima tabaccheria, e lo grattano con le unghie sporche di grasso (hanno usato tutte le monete che possedevano per comperare il gratta e vinci).

E quindi, perché i poveri dovrebbero interessarsi al golf? Non dovrebbero.
Lasciate perdere il golf, poveri, e fate la rivoluzione.

– Leggi anche: Il prepotente ingresso nel golf dell’Arabia Saudita

Tag: golf
Gian Marco Griffi
Gian Marco Griffi

È cresciuto in Monferrato e vive ad Asti. Di mestiere dirige il Margara Golf & Country Club di Fubine Monferrato, in provincia di Alessandria, uno dei circoli di golf più rinomati d'Italia, con 36 buche, 40 camere d'hotel, un eccellente ristorante e tutto ciò che si può chiedere a un circolo di golf. È anche arbitro internazionale di golf. Tra un golfista e l'altro ha scritto un bel po' di racconti brevi, ma durante la pandemia ha esagerato, scrivendo un romanzo intitolato Ferrovie del Messico, pubblicato da Laurana Editore nel 2022, che ha vinto numerosi premi (tra i quali il Premio Mastercard Letteratura e il premio per il Libro dell'anno di Fahrenheit) ed è finito nella dozzina del Premio Strega.

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