Per Mattarella «le regole di Dublino sono preistoria»

Il presidente della Repubblica ha parlato così della norma europea secondo cui il paese di primo ingresso deve esaminare le richieste di asilo

Mattarella e Steinmeier durante la conferenza congiunta (EPA/QUIRINAL PALACE PRESS)
Mattarella e Steinmeier durante la conferenza congiunta (EPA/QUIRINAL PALACE PRESS)

Giovedì il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha tenuto una conferenza stampa congiunta con il suo omologo tedesco, il presidente federale Frank-Walter Steinmeier, al termine di una visita istituzionale in Italia di quest’ultimo durata due giorni. Mattarella ha parlato tra le altre cose anche di immigrazione, in modi più espliciti del solito, sostenendo in modo molto netto la necessità di riformare le norme dell’Unione Europea che regolano la distribuzione delle persone migranti:

Le regole di Dublino sono preistoria, era un altro mondo, non c’era una migrazione di massa, è come fare un salto in un’altra era storica. Sono una cosa fuori dalla realtà. Occorre invece uno sforzo insieme, prima che sia impossibile governare il fenomeno migratorio, in modo da affrontarlo con nuove formule.

Il cosiddetto regolamento di Dublino è una legge europea in vigore dal 1997, vincolante per tutti gli stati membri dell’Unione. Stabilisce che il primo paese in cui arriva una persona migrante debba essere anche quello che si occupa di esaminare la sua richiesta di asilo e la gestione dell’accoglienza. Da anni i paesi europei sono concordi sul fatto che debba essere cambiato, ma non riescono a mettersi d’accordo su come farlo.

Mattarella non ha invece risposto direttamente alle domande sulla recente difficoltà di cooperazione tra Italia e Germania sulla redistribuzione dei migranti: «È un argomento di cui parlano i due ministri dell’Interno», ha detto. «E sono convinto che troveranno una soluzione collaborativa». Poi ha ribadito che nei suoi colloqui con Steinmeier è emersa «un’omogeneità di pensiero sul tema dei migranti», perché entrambi hanno la percezione che sia «un fenomeno epocale che va affrontato non con provvedimenti tampone ma con una visione del futuro». Di recente invece il governo italiano sta proponendo misure con una prospettiva meno ampia che però non stanno dando risultati.

Il discorso di Mattarella è sembrato un riferimento proprio a quelle misure e ai mancati tentativi di riforma più strutturali, come quelli che riguardano il regolamento di Dublino. Nell’Unione Europea i tentativi di riforma del regolamento di Dublino sono bloccati in gran parte proprio dai paesi alleati dei partiti di destra del governo italiano, come Polonia e Ungheria. Il presidente della Repubblica però ha poi precisato che delle riforme concrete «si occupano i governi, non spetta a me e Steinmeier».

Il governo di Giorgia Meloni e i suoi membri sostengono da tempo che l’Unione Europea e i suoi paesi più ricchi, come Francia e Germania, agiscano appositamente in modo da lasciare all’Italia il carico maggiore nella gestione dei flussi migratori: in realtà i dati dicono che l’Italia non è il paese europeo che riceve più richieste d’asilo, né in termini assoluti né in rapporto alla sua popolazione.

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