«Per farlo assolvere dall’accusa di omicidio volontario il padre Marlon s’indebita per più di 1 milione di dollari.
Nel maggio del 1990 Christian Brando uccide Dag Drollet, amante della sorellastra Cheyenne, sostenendo al processo di averla voluta difendere da un tentativo di violenza. Sarà condannato a 10 anni. A soli 25 anni, nel 1995, Cheyenne si impicca. Il padre salva Christian dalla galera, offrendo la sua casa di Mulholland Drive per gli arresti domiciliari. Nel 2004 Christian Brando, battezzato così dal padre in onore di un amico attore francese, viene accusato di un secondo omicidio»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Sei mesi prima del fattaccio e di questa foto, il “padrino del soul” (71 anni) e sua moglie (33) pubblicano una pagina a pagamento su Variety. Nel testo si legge: «A causa dei pressanti impegni musicali, Mr. James Brown e Mrs. Tomi Rea hanno deciso di prendere strade separate. Non ci sono rancori, solo una decisione consensuale di show business assunta da entrambe le parti per il bene delle rispettive carriere. Abbiamo preso la decisione con amore e affetto. Siamo stati un grande team e abbiamo entrambi un grande futuro. Possa Dio essere con voi, amici e fans». Nella foto i coniugi Brown, con bambino e Pippo, sorridono felici a Disneyland. L'ultimo arresto risale al 28 gennaio 2004. James Brown è accusato di avere spinto a terra la moglie, procurandole «graffi ed escoriazioni sul braccio sinistro e sul fianco». Ma è solo l’ultima delle intemperanze del cantante. Il 3 luglio 2000 aveva aggredito con un coltello un impiegato del gas al grido: «You-Son-of-a-Bitch White Trash». Che in italiano suonerebbe: «Tu-figlio-di-puttana-spazzatura-di-un-bianco».» (dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«L’assassino di John Lennon è uno dei pochi a descrivere l’emozione di una segnaletica. Avviene 11 anni dopo l’omicidio, il 28 giugno 1991, in una lunga intervista a Jack Jones del Rochester Democrat and Chronicle. Ecco qualche estratto: «Non mi sentivo in un utero... non mi sentivo Holden Caulfield, anche se nell’auto della polizia avevo detto: “Io sono il giovane Holden”. Mi sentivo di più... nel panico... come risucchiato da un’onda gigante [...] Ricordo un agente... o un detective... non so se vicino o... che diceva: “Mark, perché... perché lo hai fatto?”. E mi ricordo che gli ho risposto senza esitare: “Non riesco a capire cosa sta succedendo nel mondo e... e cos’è diventato” [...]. Ricordo che uno mi disse di levarmi la giacca. Mentre lo stavo facendo, è venuto e me l’ha strappata, come, sai, “Muoviti!”. E... e mi ha fatto le segnaletiche. Una di queste foto, da quanto ho sentito dopo, sparì e ricomparve sulla stampa. Pubblicata dal New York Post... una foto molto brutta. Mi dissero di voltarmi e di stare di fronte, e... segnaletiche...». L'8 dicembre 1980, uscendo dalla sua casa di New York, John Lennon muore per due colpi di pistola esplosi da un fan.» (dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Il padre Floyd è un regista di filmetti di serie B (tipo Sex and the College Girl, 1964) con un intenso passato alle spalle. Nel 1930 è stato l’operatore di Tabù di Friedrich Murnau, nel 1952 di Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann.
David Van Cortland Crosby nasce a Los Angeles nel 1941. Nel 1963 fonda i Byrds, quattro anni dopo i Byrds lo buttano fuori. Nel 1968 esordisce il trio Crosby, Stills and Nash a cui, anni dopo, si aggrega Neil Young.
Il primo arresto, nella foto, risale al 28 marzo 1982, quando la polizia di Huntsville, Texas, lo ferma per guida sotto l’effetto di cocaina e possesso di una pistola calibro 45. Esce di galera nell’agosto 1986. Nel 1988 pubblica l’autobiografia Long Time Gone. Nel 1994 gli trapiantano il fegato. Vede per la prima volta suo figlio James, ormai trentenne, nel febbraio 1995. Tre mesi dopo, gliene nasce un altro, Django. Nel 1997 si sposa. Nel 2000 la cantante lesbica Melissa Etheridge rivela che David Crosby è il donatore di sperma che ha permesso a lei e alla sua compagna di avere due bambini.
L’ultimo arresto (per possesso di marijuana e di un’altra calibro 45) risale al maggio 2004. Ha scritto Suite: Judy Blue Eyes.»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Anche andare in galera e posare per la polizia possono diventare un’abitudine. Nel 1996, il primo arresto, per possesso di eroina, cocaina e di una calibro .357 (scarica). È condannato a tre anni con la condizionale e a test periodici che normalmente tende a saltare.
Nel 1997 si fa quattro mesi in prigione. Nel 1999, un anno. Esce nell’agosto 2000. A dicembre un altro arresto per cocaina e Valium. Nell’aprile 2001, dopo un ennesimo arresto, i produttori della sit com Ally McBeal, con cui Downey ha vinto un Golden Globe, lo cancellano dalla serie. «È come se avessi un fucile in bocca e il dito sul grilletto» spiega al giudice nel 1999. «Ed è come se mi piacesse il sapore del metallo.»
Nato a New York il 4 aprile 1965, debutta a cinque anni come pupazzo in Pound, diretto dal padre. Cresce nel Greenwich Village, nell’ambiente dell’avanguardia newyorkese dei primi anni Settanta. Studia, senza diplomarsi, alla Santa Monica High School con Sean Penn e Rob Lowe. Un insegnante ricorda: «Si distingueva per talento, profondità e vulnerabilità». Per sette anni sta con l’attrice Sarah Jessica Parker. Diventa famoso facendo il tossico in Less than Zero (dal romanzo di Bret Easton Ellis) e Charlie Chaplin in Chaplin di Richard Attenborough».
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Questa è la storia di un self made man. Allenatore di una squadra di basket di liceo, gestore di un albergo, venditore di automobili, lattaio, buttafuori. Profeta e cantore dei miracoli della new economy. Infine truffatore, per la cifra considerevole di 11 miliardi di dollari.
Bernard Ebbers è coinvolto in uno dei più clamorosi scandali finanziari nella storia degli Stati Uniti, secondo – quanto a conseguenze – solo al caso Enron: 17 mila licenziamenti, 4 mila miliardi di dollari bruciati in 18 mesi per il crollo dei titoli in borsa, 41 miliardi di dollari di debiti. Nel 2003 viene accusato di aver truccato i conti del gruppo telefonico WorldCom, che ha fondato e di cui è amministratore, per favorirne la quotazione in borsa, fino a provocare uno spaventoso buco di bilancio.
Il «Bill Gates della telefonia» si difende al processo, rigettando tutte le accuse: non si tratta di truffa e, se ci sono stati degli errori, se è successo qualcosa di sbagliato, è successo in buona fede senza volere fare del male a nessuno.
A inguaiarlo è un altro imputato, il direttore finanziario Scott Sullivan che autoaccusandosi rende impossibile ogni difesa. Oggi deve rispondere delle accuse di truffa, frode e falso in bilancio»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Se non fosse stato per Dorothy Pennebaker, la madre di Marlon Brando, Henry Fonda non avrebbe mai esordito in un teatro di Omaha, Nebraska. Non sarebbe diventato un attore famoso. Non avrebbe sposato una newyorkese di buona famiglia. E i suoi figli attori, Jane e Peter, non sarebbero mai nati.
Prima di lanciare video di aerobica, prima di sposare il padrone della Cnn, Ted Turner, prima di divorziare nel 2000 e aderire alla setta dei Born Again Christian, la stessa di George W. Bush, Jane Fonda ha rappresentato tutto quanto di sinistra si agitava sotto il cielo d’America. Hanoi Jane è il simbolo della protesta contro la guerra in Vietnam, al fianco del reduce John Kerry. Nel 1964 appare nuda nel film La Ronde del primo marito Roger Vadim. Dice: «La rivoluzione è un atto d’amore. Noi siamo i figli della rivoluzione. Ci scorre nel sangue».
È bella, anticonformista, libertaria e liberata. Nel 1970 viene arrestata due volte. La prima a marzo dopo una manifestazione a Fort Lawton, Seattle. La seconda, nella foto sotto, a novembre all’aeroporto di Cleveland. L’accusa è di avere preso a calci il poliziotto che le ha trovato addosso alcune pillole sospette. L’accusa decade quando si rivelano vitamine».
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«La fotografia segnaletica ama tutta la musica e non fa distinzioni di generi musicali, trascurando soltanto la musica sinfonica. Adora i crooner come Frankie Valli, cantante senza voce, ma dal sussurro seduttivo, che farà da riserva a Frank Sinatra, e che qui appare in arresto nel 1965, a Columbus, in Ohio, per un conto di hotel non pagato dal suo manager in fuga.
Ama la chitarra spensieratissima di Glenn Frey degli Eagles, famosi per Hotel California, arrestato sempre a Columbus, nel maggio 1973, per possesso di stupefacenti.
Non gli dispiace la vocetta strozzata e i pipistrelli sul palco del re metallico John Osbourne, detto Ozzy, ingabbiato a Memphis, Tennessee, nel maggio 1984, per molestie da ubriaco in Beale Street. Si diletta perfino con l’androgino pallido e similgotico Marilyn Manson (Brian Hugh Warner, all’anagrafe) incarcerato nel luglio 2001 dopo un concerto alla periferia di Detroit, in Michigan, per avere compiuto atti osceni nei confronti di un impiegato della sicurezza e condannato, poi, al pagamento di una multa di 4 mila dollari»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Questa foto segnaletica piacerà a molti devoti della Apple e a moltissimi adoratori di Linux. Ma resta difficile pensare che un uomo in grado di guadagnare più di 120 milioni di dollari al giorno, circa 300 al secondo, e di patteggiare con l’Unione europea una multa per 497 milioni di dollari possa essere incorso in gioventù nei fastidi di un’ordinaria vita americana. Accade al giovane William Henry Gates III, detto Bill, futuro imperatore della Microsoft, che nel 1977, a 22 anni, viene arrestato nel Nuovo Messico per guida senza patente e per altre tre infrazioni di poco conto»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Lui, l’attore, può sfoggiare tra Hugh e Grant altri due nomi: John e Mungo. Nasce a Londra il 9 settembre 1960. Inizia a calcare la scena all’università di Oxford. Il primo avvistamento data 1987, il film è Maurice di James Ivory. Il successo arriva nel 1994 con Quattro matrimoni e un funerale. L’anno dopo lo arrestano perché sorpreso con una prostituta a Los Angeles. Sembra finito. Risorge con Notting Hill nel 1999»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Vuoi sentire qualcosa sulla follia? Sono stato trovato a correre nudo in mezzo alla giungla in Messico. All'aeroporto di Città del Messico ho deciso che ero dentro a un film e sono decollato sulle ali di questo pensiero. Il mio corpo... il mio fegato... ok, il mio cervello... andato.» Inizia a calcare le scene a dieci anni, ma entra nella storia del cinema nel 1955, a 19 anni, recitando accanto a James Dean in Gioventù bruciata di Nicholas Ray. I due diventano amici e l’anno dopo si ritrovano ne Il gigante di George Stevens. Dopo l’incidente mortale di James Dean, Hopper fa di tutto per prendere il suo posto, imitandone il genio e gli eccessi. Per anni è sulla lista nera di Hollywood. Nel 1969, resuscita in un’altra stagione del cinema e della ribellione giovanile. Il film è Easy Rider di cui firma sceneggiatura e regia. Il 2 luglio del 1975, il centauro causa un incidente e scappa in moto senza informare la polizia. Viene arrestato per omissione di soccorso e guida pericolosa. Nel 1999 lo beccano con un po’ di marijuana. Per quanto corra nudo nella giungla messicana resta il sopravvissuto di James Dean»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Da un’intervista sull’abitudine di dividere il letto con bambini rilasciata nel 2003 a Martin Bashir, il giornalista inglese diventato famoso qualche anno prima per avere ricevuto da Lady Diana l’ammissione della sua infedeltà a Carlo. Martin Bashir: «Ma è giusto, Michael?». Michael Jackson: «È molto giusto, è molto amorevole. Non è quello di cui il mondo ha bisogno oggi, più amore e più cuore?».
Bashir: «Il mondo ha bisogno di uno di 44 anni che divide il letto con dei bambini?». Jackson: «No, tu la stai mettendo... tu la stai mettendo in un modo tutto sbagliato...». Bashir: «Be’, dimmi, aiutami...».
Jackson: «Che c’è di male nel condividere amore? Tu non dormi con i tuoi figli? O con altri bambini che hanno bisogno d’amore e che non hanno avuto una buona infanzia?».
Bashir: «No, non lo faccio per niente. Non me lo sogno neppure». Michael Jackson nasce a Gary, nell’Indiana, settimo di nove figli, il 29 agosto 1958. I suoi genitori sono testimoni di Geova, bussano casa per casa a predicare profezie e distribuire opuscoli. L’ortodossia di mamma e papà è tale che quando la sorellina La Toya si rifiuta di andare a un
incontro, a Michael viene ordinato di ignorarla. Lascia il culto nel 1987. Nel 1969 i Jackson Five, il gruppo formato da cinque fratelli Jackson, firmano per la Motown. Michael è un bel bambino nero, con i riccioli e il naso schiacciato, che canta e balla (benissimo) la musica più nera che esista. Il successo da solista arriva nel 1982 con Thriller che vende oltre 40 milioni di copie. La prima accusa di pedofilia data 1993. Per evitare il processo Jackson paga qualche milione di dollari. È di nuovo accusato di molestie nel novembre 2003. Un mese dopo i bambini diventano sette. Nell’estate 2004 il processo è ancora in corso. Il cantante si è sempre dichiarato innocente, ma gli accusatori sono numerosi»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Eroina, marijuana, anfetamine e metanfetamine», questo l’inventario dell’ispezione che il 12 febbraio 1967 porta in carcere Mick Jagger e Keith Richards, entrambi di 24 anni, voce e chitarra dei Rolling Stones, la band che più di tutte ha cantato la droga, e l’eroina in particolare, come donna angelicata. I due si dichiarano non colpevoli e vengono rilasciati su cauzione.
La foto fissa il momento del secondo arresto, avvenuto il 18 luglio del 1972, prima di un concerto a Boston. Jagger e Richards sono imputati di un’altra accusa canonica per le rock star: resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«State of Florida vs. Larry King. Case No. 71-10512. L’interrogatorio si svolge nell’ufficio del procuratore di Stato, Seymour Gelber, al sesto piano del palazzo di giustizia della contea metropolitana di Miami Dade, in Florida. Sono le 10.30 del mattino di mercoledì 15 settembre 1971. Depone Louis Wolfson, proprietaria di Channel 4 Tv e del Miami Seaquarium.
Seymour Gelber: «Signora Wolfson, le è accaduto di avere a che fare con Larry King in una faccenda in cui una certa quantità di denaro doveva essere trasmessa a Jim Garrison, attuale procuratore distrettuale di New Orleans?».
Louis Wolfson: «Sì, signore». Gelber: «Vorrei che lei ricordasse nel miglior modo possibile le circostanze di quella transazione e che mi dicesse con la maggiore precisione possibile la data di quegli eventi.» Wolfson: «Mi sono incontrata qui a Miami Beach insieme a Mr. Jim Garrison, Larry King, Richard Gerstein e David Goodhart. Abbiamo discusso dell’assassinio dell’ex presidente Kennedy ed è venuto fuori che per terminare l’indagine Garrison avrebbe avuto bisogno di 25 mila dollari». Gelber: «Si ricorda la data?». Wolfson: «Sì, credo che sia stato alla fine del 1968. [...] Mi sono accordata di dare quei soldi per quello scopo a Larry King e Richard Gerstein che in cambio mi avevano assicurato che sarebbero stati dati a Jim Garrison. [...] Dopo i primi 5 mila dollari, ho continuato a dare soldi a King o Gerstein, credo per un totale di 20 o 25 mila dollari dopodiché ho interrotto ogni contatto con Gerstein e Garrison fino all’inizio del 1969, quando ho iniziato a preoccuparmi delle attività di Larry King e a dubitare della sua onestà».
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«La grande fuga, il film che gli dà la notorietà, esce nei cinema nel 1963. Nella vita reale, nove anni dopo, la situazione è piuttosto simile. Forse ride per questo. Il motivo dell’arresto è dei più comuni: guida in stato d’ebbrezza.
La vita spericolata di Steve Terence McQueen inizia il 24 marzo 1930 a Beech Grove, nell’Indiana. Nel 1947 si arruola nei marines. Si congeda onorevolmente nel 1950. Si sposa nel 1956 e divorzia nel 1972.
Si risposa con l’attrice Ali MacGraw l’anno successivo. Nel 1978 divorzia. Il terzo matrimonio data gennaio 1980. Non fa in tempo a divorziare ancora. Muore il 7 novembre di un raro tumore ai polmoni provocato dall’esposizione all’amianto delle tute da pilota automobilistico. Nella vita e nei film, non fa altro che scappare, dai nazisti, dai poliziotti e su un’auto da corsa, quando si mette a correre da professionista. È bello e simpatico, votato alla morte e al divertimento, il simbolo solare della vita maledetta. In Italia lo consacra Vita spericolata di Vasco Rossi che al festival di Sanremo del 1983 canta: «Voglio una vita come Steve McQueen».»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Il reverendo King viene arrestato il 3 settembre 1958 a Montgomery, Alabama, per resistenza a pubblico ufficiale e rilasciato dopo il pagamento di una cauzione di 100 dollari. La foto segnaletica scompare per 46 anni. Torna alla luce nell’estate del 2004, quando viene ritrovata nella casa di uno sceriffo appena deceduto. Alla scientificità del rito segnaletico si aggiunge un particolare che lo muta di senso. Qualcuno, in biro, a inchiostro blu, ha inciso sull’immagine la parola “morto” e la data: 4 aprile 1968.
Il leader del movimento dei neri d’America, premio Nobel per la pace nel 1964, viene ucciso a 39 anni a Memphis, Tennessee. I primi testimoni riferiscono di «un uomo calvo, bianco, di circa trent’anni, con una giacca e una cravatta nere».
A un isolato dall’assassinio, la polizia ritrova un fucile Remington calibro 30.06. Martin Luther King viene colpito alla base del collo mentre parla con due amici fuori dalla sua camera del Motel Lorraine di Memphis. Uno è un musicista, il secondo è il reverendo Jesse Jackson che nei decenni successivi tenterà, con alterna fortuna, di raccoglierne l’eredità umana, religiosa e politica.
King si trova a Memphis per sostenere lo sciopero dei netturbini sfociato, la settimana precedente, in gravi incidenti. Dopo il Nobel, sua moglie aveva dichiarato: «Ho sempre vissuto in compagnia della minaccia della morte».
Due mesi dopo, a Londra, viene arrestato James Earl Ray, un delinquente comune, conosciuto per il suo odio verso i neri. Confessa, tre giorni dopo ritratta, ma viene condannato a 99 anni. Per 29 anni, fino alla morte avvenuta in carcere per cirrosi epatica nel 1998, Ray continua a sostenere la propria innocenza.
Pochi mesi prima dell’omicidio, il capo dell’Fbi, Edgar J. Hoover, aveva invitato a «impedire il sorgere di un Messia in grado di unificare ed elettrizzare il movimento dei militanti nazionalisti neri». Negli anni, la famiglia King si è convinta dell’innocenza di Ray»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Il 10 maggio 2003, al Larry King Show, Cnn, l’ospite d’onore è l’attore Nick Nolte. Larry King: «Stanotte, Nick Nolte è qui per raccontarci come dal cuore pulsante di Hollywood sia arrivato a questo. Che cosa è realmente accaduto quando gli hanno scattato la foto che ha sconvolto l’America? E perché guidare in stato di ebbrezza è stata la cosa migliore che gli sia capitata nella sua lunga battaglia contro la tossicodipendenza?»
Nick Nolte: «So che la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho visto i fari della polizia è stata: è finita. Ero quasi sollevato». [...] King: «È questo che è accaduto a settembre?». Nolte: «Settembre, oh, l’11 settembre, sì...». King: «L’ultima volta qui, mi hai detto di essere sobrio da 15 anni. Sbaglio?». [...] Nolte: «Quel giorno tutti aspettavano qualche attacco terroristico e invece non accadde niente. Così diventai la notizia del giorno». Nicholas King Nolte nasce l'8 febbraio 1941 a Omaha, Nebraska. L’intervista è uno dei rarissimi casi in cui accusato e intervistatore commentino insieme una fotografia segnaletica»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Tra i molti personaggi a cui Alfredo James Pacino ha prestato corpo e voce, quello del ragazzo sulla cattiva strada non è stato molto frequente. Per immaginare la gioventù dell’uomo ci si può quindi aiutare ricordando quella di due dei suoi personaggi migliori: Lefty Ruggiero, delinquente di mezza età e di mezza tacca, che tira a campare in Donnie Brasco di Mike Newell e Carlito Brigante, protagonista di Carlito’s Way di Brian De Palma.
Il ragazzo lo arrestano a Woonsocket, alla periferia di Providence, Rhode Island. Nella notte del 7 gennaio 1961, una pattuglia ferma per un controllo un’auto sospetta. A bordo viaggiano il ventunenne Al e due amici, e un set completo di maschere nere e guanti. L’agente sfotte: «State tornando dalla festa di Halloween?». Peccato sia gennaio e che nell’ispezione salti fuori anche una calibro 38 carica. «Nel corso dell’interrogatorio» ricorda l’agente «il signor Pacino fu molto disponibile. Chiarì di essere un attore e di aver preso con l’amico Bruce Cohen un pullman da New York per incontrare Vincent J. Calcagni, conosciuto ai tempi del militare.»
Non potendo pagare la cauzione di 2000 dollari necessaria per il rilascio, i tre passeranno tre giorni e tre notti in galera»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Ha preso a pugni e a calci Carre Otis, la sua compagna, durante una lite. Un’accusa che cade quasi subito perché lei smette di collaborare e ritira la denuncia. Il loro è un amore intenso e ossessivo. Philip Andre Rourke nasce a Schenectady, New York, il 16 settembre 1952. Vuole diventare pugile, ma si iscrive alla scuola di recitazione di Lee Strasberg. Durante la sua carriera recita con molti grandi: è grande in Rumble Fish di Francis Ford Coppola, fa una piccola parte nel capolavoro I cancelli del cielo ed è il protagonista de L’anno del dragone, entrambi di Michael Cimino. Il successo arriva con Nove settimane e mezzo di Adrian Lyne. Un film che detesta.
Dal 1991 al 1995 torna alla boxe, affrontando anche l’ex campione dei pesi medi Carlos Monzón che lo mette al tappeto al primo gancio. La faccia devastata dai pugni e dall’alcol lo spinge alla chirurgia plastica. Collabora con David Bowie a Never Let Me Down.
Ha grande talento e ha vissuto da maledetto. Ma non molti gli hanno dato credito»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«È il primo palestinese a recitare sul palcoscenico della politica internazionale. A distanza di oltre trent’anni la parte continua a non piacergli. Sono passati soltanto due mesi dall’assassinio di Martin Luther King. La mezzanotte del 5 giugno 1968 è appena passata, Robert F. Kennedy, il fratellino di JFK, fresco vincitore delle primarie del Partito democratico, sta lasciando l’Ambassador Hotel di Los Angeles, passando per le cucine. L’agguato avviene tra i fornelli. Tre proiettili, esplosi da un revolver di marca Iver Johnson a otto colpi, raggiungono Bob che muore il giorno dopo in ospedale.
La pistola è nelle mani di Sirhan Bishara Sirhan, un immigrato palestinese di 24 anni. Dichiara di essere innocente, per quanto in molti testimonino il contrario. Sostiene di essere stato ipnotizzato da qualcuno che l’ha usato come un burattino. La sua difesa è zoppicante, ma sono molti gli elementi dubbi della condanna che, quattro mesi dopo, lo porta alla pena capitale, poi commutata in carcere a vita. Tra i tanti, i nove proiettili esplosi da un caricatore da otto colpi. Sirhan Sirhan, come si vede dalle segnaletiche, è invecchiato, ma continua a dichiararsi innocente. Ha avanzato dieci richieste di libertà sulla parola, ogni volta respinte»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«O. sta per Orenthal, J. per James. Grande giocatore di football e, dopo il ritiro, mediocre attore e imputato. Accusato di uxoricidio, Simpson è protagonista di una fuga in auto seguita in diretta da 95 milioni di americani. Nel processo, durato otto mesi, il giudizio viene inquinato da considerazioni razziali e politiche, a partire dalla lotta tra accusa e difesa sui criteri in base ai quali deve essere composta la giuria di dieci donne (di cui otto nere) e due uomini che il 3 ottobre 1995 giudicherà Simpson non colpevole.
I fatti: il 12 giugno 1994, Nicole Brown, separatasi due anni prima da O. J., e Ronald Goldman, suo compagno, vengono uccisi a Los Angeles, mentre i figli dormono al piano di sopra. Gli avvocati assicurano che Simpson si costituirà. Invece alle 18.45 la sua Ford Bronco bianca viene avvistata sulla Interstate 405. Le tv riprendono la fuga da decine di elicotteri. Quando si arrende, gli confiscano baffi e pizzetto falsi, foto di famiglia e una 357 Magnum.
Dopo l’assoluzione, nel 1997, un tribunale civile lo condanna a pagare per gli stessi reati 33 milioni di dollari. Così, nel 2000, si trasferisce a Miami, in Florida, dove una legge protegge pensioni, proprietà e rendite della persona condannata dalle pretese di altri Stati»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Frank Sinatra, arresto 42799, ufficio dello sceriffo di Bergen County, Hackensack, New Jersey, è stato arrestato il 26 novembre 1938 con l’accusa di seduzione».
Il dossier su Sinatra dell’Fbi (1300 pagine) continua spiegando che il 2 e 9 novembre 1938, «al Borough of Lodi», «dopo essere arrivato a fare promesse di matrimonio», l’arrestato «aveva avuto rapporti sessuali con la querelante, che si trovava a essere una donna sola e di buona reputazione». Comportamento «in violazione al codice riformato del 1937».
Dopo avere pagato una multa di 1500 dollari, il cantante viene rilasciato. Qualche mese dopo, il 22 dicembre, si scoprirà che la querelante era maritata: il capo d’imputazione viene cambiato in adulterio e la multa scende a 500 dollari. Frank Sinatra ha soltanto 23 anni.
Per cantare imita il fraseggio di Billie Holiday e la tecnica di respirazione del trombettista Tommy Dorsey. Per le sue discusse amicizie mafiose non subirà arresti. Nel 1963, intervistato da Playboy sulla religiosità, dice: «Io sono a favore di tutto quello che ti fa passare la nottata, siano una preghiera, i sonniferi oppure una bottiglia di Jack Daniel’s».
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)
«Conosce il carcere prima ancora di nascere perché sua madre Afeni Shakur, un membro delle Black Panthers, il gruppo rivoluzionario dei neri d’America, esce di prigione soltanto un mese prima di metterlo al mondo.
La fama di Tupac Shakur cresce tanto velocemente quanto la sua fedina penale. Nella sua vita ricorre, ossessivo, il numero 5. Cinque album in vita, sei postumi, cinque arresti in cinque anni, dal 1991 al 1995. Le accuse spaziano dall’oltraggio a pubblico ufficiale alla rissa fino alla violenza carnale. Per i vari reati viene condannato a scontare quasi cinque anni di prigione.
Il suo record più indicativo è di essere l’unico delinquente abituale ad aver raggiunto il numero 1 della top ten. In prigione legge Machiavelli, sopravvive a tre sparatorie e a cinque colpi di pistola. Muore il 7 settembre 1996, colpito da cinque proiettili, all’uscita dell’incontro di boxe Tyson vs Seldon.
La foto risale all’arresto del 1994, quando è accusato e poi condannato per stupro. Secondo l’accusa avrebbe lasciato la fan con cui era a letto alle attenzioni dei suoi amici, incoraggiando loro e costringendo lei con la violenza. Il musicista ha sempre negato ogni responsabilità»
(dal libro Accusare di Giacomo Papi)