La banca centrale russa ha alzato i tassi d’interesse per cercare di ridurre l’inflazione e frenare l’indebolimento del rublo

La sede della banca centrale russa (EPA/YURI KOCHETKOV)
La sede della banca centrale russa (EPA/YURI KOCHETKOV)

Martedì la banca centrale russa ha deciso di alzare i tassi d’interesse nel tentativo di ridurre l’inflazione e tutelare il rublo, il cui valore nell’ultimo periodo si è fortemente indebolito per diverse cause, tutte riconducibili alla guerra in Ucraina. Da inizio anno il rublo ha perso il 25 per cento del suo valore: lunedì per comprare un dollaro servivano 102 rubli, mentre prima dell’invasione dell’Ucraina ne servivano mediamente tra i 75 e gli 80. Dopo il superamento della soglia dei 100 rubli per dollaro, lunedì il governo russo aveva accusato la banca centrale di avere una politica monetaria troppo morbida. La banca centrale aveva così fissato per martedì mattina una riunione straordinaria per prendere provvedimenti.

Tra i motivi dell’indebolimento del rublo degli ultimi mesi c’era proprio un significativo abbassamento dei tassi di interesse deciso dalla banca centrale russa per stimolare l’economia, nella speranza di tenere alti consumi e investimenti nonostante la guerra: con tassi più bassi, per esempio, è più conveniente indebitarsi per comprare una macchina o una casa. La decisione però aveva allo stesso tempo causato un indebolimento progressivo del rublo, perché con tassi di interesse più bassi, e quindi meno redditizi, gli investitori sono meno portati a detenere titoli di stato, depositi o azioni in Russia. A questo si è aggiunto poi il notevole rischio di avere investimenti simili in un paese in guerra e in una oggettiva situazione di instabilità.

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