Il Comune di Rende, in provincia di Cosenza, è stato sciolto per infiltrazioni mafiose

Rende, in provincia di Cosenza, in un'immagine diffusa dai Carabinieri (ANSA/US CARABINIERI/GDF)
Rende, in provincia di Cosenza, in un'immagine diffusa dai Carabinieri (ANSA/US CARABINIERI/GDF)

Martedì sera il Consiglio dei ministri ha approvato lo scioglimento del Comune di Rende, in provincia di Cosenza, per infiltrazioni mafiose: è stato deciso in seguito a un’indagine di una commissione antimafia nominata appositamente dalla prefetta di Cosenza, Vittoria Ciaramella, dopo che il sindaco del Comune Marcello Manna e l’ex assessore ai lavori pubblici Pino Munno erano stati coinvolti in un’inchiesta sulle cosche di ‘ndrangheta attive nella zona di Cosenza. La gestione del Comune è stata affidata per 18 mesi a una commissione straordinaria, i cui membri sono stati nominati mercoledì: il prefetto a riposo Santi Giuffrè, la viceprefetta vicaria della prefettura di Cosenza Rosa Correale e il dirigente della prefettura di Brindisi Michele Albertini.

Lo scioglimento comporta in sostanza la decadenza del consiglio comunale e la cessazione di tutte le cariche elettive: sindaco e consiglieri comunali, sia di maggioranza sia di minoranza. Inoltre prevede la risoluzione di tutti gli incarichi assegnati a consulenti e a dirigenti.

Rende, che ha più di 36mila abitanti, è uno dei centri più importanti della Calabria per ragioni storico-culturali ed economiche. È una città nota soprattutto perché è la sede dell’università della Calabria, che ha sei facoltà e uno dei campus universitari più grandi d’Italia: ci vivono migliaia di studenti e molti altri la frequentano da pendolari.

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