Sayfullo Habibullaevic Saipov, l’uomo che nel 2017 uccise 8 persone in un attacco terroristico a New York, è stato condannato a 10 ergastoli e a 260 anni di prigione

Una foto di Sayfullo Saipov mostrata durante una conferenza stampa sull'attentato di New York, 1 novembre 2017 (AP Photo/Craig Ruttle, File)
Una foto di Sayfullo Saipov mostrata durante una conferenza stampa sull'attentato di New York, 1 novembre 2017 (AP Photo/Craig Ruttle, File)

Sayfullo Habibullaevic Saipov, l’uomo di origine uzbeka che alla fine di ottobre del 2017 uccise 8 persone investendole con un furgone su una pista ciclabile di New York, in un percorso lungo il fiume Hudson, è stato condannato a 10 ergastoli e a 260 anni di prigione. Il giudice che ha preso la decisione, seguendo le raccomandazioni dei pubblici ministeri, ha detto che Sayfullo Saipov non ha mostrato alcun rimorso e che non sarà mai rilasciato. All’epoca Saipov disse di aver progettato l’attacco dopo essere stato ispirato da alcuni video dello Stato Islamico (ISIS) che aveva visto sul suo telefono. Il suo fu definito il più grave attacco terroristico avvenuto a New York dopo quello dell’11 settembre 2001 alle Torri gemelle.

Il processo contro Saipov era iniziato lo scorso 6 febbraio. Nonostante la pena di morte sia stata abolita nel 2007 nello stato di New York, era ancora possibile applicarla per i reati federali. La scorsa settimana la giuria non aveva però raggiunto l’unanimità sulla decisione di condannare Saipov alla pena di morte.

Condanne così lunghe come quella che ha ricevuto Saipov hanno un valore simbolico e sono una parte rilevante del sistema giudiziario americano che attribuisce grande importanza alla responsabilità individuale e al risarcimento delle vittime. Il calcolo della pena viene fatto in relazione alla tipologia di reato e alla quantità dei capi di accusa e in alcuni casi è così alto perché dipende dalla somma del massimo degli anni che potrebbe essere applicato per ogni imputazione.