Inizia il processo contro tre attivisti di Ultima Generazione

Sono accusati di danneggiamento aggravato e rischiano fino a cinque anni di carcere per aver imbrattato la facciata del Senato

azione ultima generazione
L'azione di Ultima Generazione al Senato (Ultima Generazione)
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Oggi al tribunale di Roma è prevista la prima udienza del processo contro tre attivisti di Ultima Generazione che il 2 gennaio avevano imbrattato la facciata di palazzo Madama, la sede del Senato. È uno dei primi processi organizzati in Italia contro attivisti per il clima. I tre giovani, due ragazzi e una ragazza, si erano avvicinati alla porta principale del palazzo e avevano spruzzato vernice ad acqua arancione prima di essere fermati da alcuni carabinieri che presidiavano l’ingresso dell’edificio. L’azione non ha causato danni alla facciata, ripulita il giorno successivo.

Le tre persone sono state accusate di danneggiamento aggravato, considerato più grave rispetto al reato di “deturpamento e imbrattamento di cose altrui”. L’aggravante è stata introdotta da uno dei cosiddetti decreti sicurezza, approvato nel 2019 dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Si applica quando il reato è commesso durante una manifestazione pubblica e la pena massima è di cinque anni di carcere. Per l’imbrattamento invece la pena massima è un anno. La procura di Roma aveva sollecitato la misura cautelare dell’obbligo di dimora nei comuni di residenza, ma la richiesta è stata respinta dal tribunale che si è limitato a fissare la prima udienza del processo.

Il 3 gennaio, durante l’udienza convocata per discutere della misura cautelare, i tre attivisti hanno rivendicato l’azione. «Dopo aver visto il disastro della Marmolada ho paura per il nostro futuro», ha detto al giudice uno degli arrestati. «Ho aderito a Ultima Generazione perché propone un cambiamento, in particolare di fermare le emissioni di gas e puntare sulle energie rinnovabili».

Ultima Generazione esiste in Italia da poco più di un anno e si definisce una “campagna di disobbedienza civile nonviolenta”. Gli attivisti che partecipano alle azioni sono un centinaio. Sono uomini e donne di diverse età e classe sociale. Molti di loro avevano fatto parte di altri movimenti ambientalisti come Extinction Rebellion (XR) e Fridays For Future (FFF). Rispetto a queste ultime due organizzazioni, Ultima Generazione ha scelto di seguire forme di protesta più radicali sia nel linguaggio che nelle azioni, sull’esempio di Just Stop Oil, un gruppo attivo nel Regno Unito.

Nell’ultimo anno Ultima Generazione ha organizzato diverse azioni di protesta, nei musei e su strade intensamente trafficate come il Grande Raccordo Anulare di Roma, che gli attivisti hanno bloccato varie volte. Le richieste al governo italiano rivendicate durante ogni presidio o blocco sono molto concrete: interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse; cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; procedere immediatamente a un incremento della potenza solare ed eolica disponibile di almeno 20 GW; creare migliaia di nuovi posti di lavoro nel settore delle fonti rinnovabili.

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Lo scorso 11 aprile il governo ha approvato un disegno di legge per aumentare le pene nei confronti di chi danneggia le opere d’arte. È un provvedimento pensato appositamente per contrastare le azioni degli attivisti per il clima, che essendo un disegno di legge dovrà essere esaminato e approvato dalle camere del Parlamento prima di diventare legge: è stato proposto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e riguarda la «distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici», reato previsto dall’articolo 518 duodecies del Codice penale.

Secondo le leggi attualmente in vigore, chi «distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui» può essere punito con la reclusione da due a cinque anni e con multe da 2.500 a 15mila euro. Se il disegno di legge venisse approvato dal parlamento, invece, le multe sarebbero più alte, da 20mila a 60mila euro. Chi «deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui» oppure «destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico», oppure «pregiudizievole per la loro conservazione o integrità» può ad oggi essere punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con multe da 1.500 a 10mila euro. Il disegno di legge invece introduce sanzioni economiche da 10mila a 40mila euro.

Già il 3 gennaio il presidente del Senato, Ignazio La Russa, aveva annunciato la costituzione come parte civile dello stesso Senato, decisione confermata durante un consiglio di presidenza. Secondo il quotidiano Domani anche il ministero della Cultura si costituirà parte civile nel processo contro i tre attivisti. Non è chiaro a quanto ammonti il risarcimento chiesto per i danni causati dall’azione.

Alle 13 è in programma un presidio in piazzale Clodio, di fronte alla sede del tribunale, per esprimere solidarietà alle tre persone a processo. Oltre a Ultima Generazione parteciperanno anche molte altre organizzazioni come Amnesty International, Greenpeace, Extinction Rebellion, Fridays for Future. «Vogliamo soltanto che i nostri governi si assumano le proprie responsabilità», ha scritto in una nota Ultima Generazione. «Noi ci assumiamo le nostre andando a processo e pagando le conseguenze delle nostre azioni, ma non ci fermeremo».

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