La Giunta per le immunità del Senato ha negato l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per l’accusa di diffamazione nei confronti di Carola Rackete

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

La Giunta per le immunità del Senato ha negato l’autorizzazione a processare il senatore e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, indagato a Milano per diffamazione nei confronti della comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete. La giunta ha approvato la richiesta del relatore (il senatore Meinhard Durnwalder, del Südtiroler Volkspartei) contro l’autorizzazione a procedere con 10 voti favorevoli (del centrodestra), 3 contrari (2 del PD e 1 del M5S) e due astenuti (di Italia Viva e Alleanza Verdi-Sinistra). Il voto della giunta non è comunque definitivo e la richiesta dell’autorizzazione a procedere dovrà essere votata anche dal Senato.

Rackete era stata arrestata dopo aver violato gli ordini delle autorità italiane e aver portato la Sea Watch 3 nel porto di Lampedusa la sera del 29 giugno del 2019 per fare sbarcare i 40 migranti che erano a bordo della nave da più di due settimane. Il suo arresto non era però stato convalidato dalla GIP di Agrigento.

Rackete aveva deciso di querelare Salvini in riferimento ad alcuni post pubblicati dal ministro sui suoi social network e ad alcune dichiarazioni pubbliche, in cui l’aveva definita «sbruffoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare cinque militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati». Rackete aveva anche chiesto ai magistrati il sequestro dei profili social di Salvini.