Una canzone degli Shivaree

Una ninna nanna di pensieri tormentati

(JP Yim/Getty Images)
(JP Yim/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
I Pet Shop Boys hanno registrato una canzone al volo e l’hanno messa solo su YouTube per sfottere Vladimir Putin e le sue ambizioni di essere Stalin, non il più ammirevole dei modelli (bella canzone, tra l’altro).
Da giovedì quando l’avevamo citata rapidamente non ho più smesso di ascoltare e canticchiare la canzonetta nuova dei Depeche Mode (quella che hanno cantato anche a Sanremo, sì), di rara allegria nell’andamento rispetto ai loro lugubri e gravi suoni abituali: pur con un video bergmaniano di Anton Corbijn più tradizionalmente tetro, e parlando di fantasmi (ma il testo sembra una di quelle cose di dance italiana degli anni Ottanta, che mettevano insieme parole elementari e sillabe a caso in inglese, per riempire gli spazi: “sundays-shining-silver-linings-weightless-hours-allmy-flowers”.
Ryan Adams, cantautore americano ormai quasi cinquantenne prima assai ammirato e poi travolto da pessime accuse di molestie, si arrabatta a ridare un senso alla sua carriera: ora ha pubblicato una cover di Blood on the tracks di Bob Dylan, nel senso che rifà tutte le canzoni del disco, un po’ inutilmente.
È morto ieri Trugoy the Dove dei De La Soul, band storica e ammirata dell’hip hop di quando ancora manco lo si chiamava hip hop, qui.
C’è una canzone nuova di Tom Rosenthal, cantautore del quale abbiamo parlato altre volte: somiglia alle altre canzoni di Tom Rosenthal, è carina.

Abbonati al

Questa pagina fa parte dei contenuti visibili agli abbonati del Post. Se lo sei puoi accedere, se non lo sei puoi esserlo.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.