Sono state riaperte le indagini sugli attentati dell’Unabomber italiano

La polizia scientifica al lavoro nel luogo dove è stato lasciato un ordigno nascosto in un ovetto Kinder, a Treviso (FOTOFILM/Lapresse)
La polizia scientifica al lavoro nel luogo dove è stato lasciato un ordigno nascosto in un ovetto Kinder, a Treviso (FOTOFILM/Lapresse)

La procura di Trieste ha annunciato di aver riaperto le indagini sugli attentati attribuiti al cosiddetto “Unabomber italiano”, cioè l’attentatore che tra il 1994 e il 2006 posizionò oltre 30 ordigni esplosivi in Veneto e Friuli Venezia Giulia. La procura ha fatto sapere che sta indagando su 11 persone: ce ne sono 10 che erano già state indagate negli anni scorsi e le cui posizioni erano poi state archiviate, e una che invece finora non era mai stata indagata e che si sarebbe trovata sul luogo di uno degli attentati.

– Leggi anche: La storia dell’Unabomber italiano, che non è mai stato scoperto

La procura ha chiesto al giudice delle indagini preliminari (gip) di poter effettuare un incidente probatorio su alcuni reperti tra gli oggetti sequestrati nell’ambito delle indagini che furono fatte negli anni scorsi. L’incidente probatorio è il procedimento con cui si anticipa e si acquisisce la formazione di una prova nel corso delle indagini preliminari: serve cioè a “cristallizzare”, come si dice in termini legali, eventuali prove che potrebbero essere utilizzate nel corso di un processo.

Le indagini sono state riaperte lo scorso novembre dopo un esposto presentato dal giornalista Marco Maisano, autore del podcast Fantasma – Il caso di Unabomber, e da due delle vittime delle bombe, Francesca Girardi e Greta Momesso. Maisano aveva spiegato che nella realizzazione del podcast aveva avuto la possibilità di entrare nel luogo dove sono conservati i reperti delle indagini a Trieste e di aver trovato vari elementi, tra cui capelli e peli, che all’epoca non furono sottoposti a esami genetici. Se la richiesta di incidente probatorio verrà accolta, gli investigatori potranno effettuare esami del DNA su quei reperti, e eventualmente riaprire il caso.