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  • Martedì 10 gennaio 2023

Intrighi tra famiglie stanno creando grossi problemi alla Nazionale statunitense di calcio

C’entrano quelle dell’allenatore e di uno dei giocatori più talentuosi in squadra: e ora anche la Federazione sta indagando

Weston McKennie e Giovanni Reyna ai Mondiali in Qatar (Catherine Ivill/Getty Images)
Weston McKennie e Giovanni Reyna ai Mondiali in Qatar (Catherine Ivill/Getty Images)
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Agli ultimi Mondiali di calcio la Nazionale statunitense ha fatto tutto sommato una discreta figura. Dopo aver mancato la qualificazione all’edizione del 2018 in Russia, si era presentata in Qatar con una squadra giovane, ben allenata e piuttosto promettente. Nel torneo era riuscita a superare la fase a gironi, peraltro pareggiando con l’Inghilterra, e aveva concluso il suo percorso agli ottavi di finale contro un’avversaria oggettivamente superiore come l’Olanda.

I risultati sono stati quindi soddisfacenti e in linea con le aspettative della federazione, la USSF, il cui obiettivo a lungo termine è ottenere risultati ancora migliori ai Mondiali del 2026 che gli Stati Uniti ospiteranno insieme a Canada e Messico.

A meno di un mese dal termine dagli ultimi Mondiali, però, la Nazionale statunitense si è trovata all’improvviso senza un allenatore certo e al centro di un caso ampiamente seguito dalla stampa americana in cui si intrecciano relazioni familiari, accuse e piccole vendette.

Tutto è iniziato i primi di gennaio, quando Gregg Berhalter, allenatore in carica per quattro anni, ha creato un account personale su Twitter soltanto per fare chiarezza su un episodio privato risalente al 1991. Berhalter ha raccontato di una lite che ebbe da diciottenne con una ragazza, Rosalind Santana, con cui poi si sposò e con cui è sposato tuttora: le tirò un calcio dopo aver bevuto un po’ troppo. Raccontando quell’episodio, Berhalter ha voluto rendere pubblica una storia che molto probabilmente sarebbe uscita lo stesso, visto che qualcuno l’aveva raccontata nei giorni precedenti alla USSF.

A raccontarla era stata Danielle Reyna, moglie dell’ex giocatore statunitense Claudio Reyna e madre di Giovanni, attuale membro della Nazionale statunitense e della squadra di club tedesca del Borussia Dortmund.

Danielle Reyna era al corrente di quel fatto perché ai tempi dell’università era amica e compagna di stanza di Rosalind Berhalter, mentre il marito Claudio Reyna era cresciuto insieme a Berhalter nel New Jersey ed era stato poi suo compagno di squadra sia nelle giovanili americane che in Nazionale.

Le due famiglie erano quindi piuttosto legate e amiche, ma nonostante questo i Reyna avrebbero cercato di danneggiare la posizione di Berhalter dopo che quest’ultimo aveva escluso dai titolari per i Mondiali in Qatar il figlio Giovanni, arrivando quasi a rimandarlo a casa per comportamenti non professionali.

La questione aveva già tenuto banco per settimane in Qatar, ma poi era sembrata risolta. Reyna, vent’anni da poco compiuti, è infatti uno dei giocatori statunitensi più promettenti della sua generazione. Gioca stabilmente in Germania con il Borussia Dortmund — una realtà molto competitiva — e ricopre posizioni d’attacco che agli Stati Uniti servono parecchio. Aveva esordito in Nazionale nel 2020 proprio con Berhalter, per il quale allenare Reyna «era come avere un familiare in squadra».

Gregg Berhalter con la squadra dopo l’eliminazione dai Mondiali (Clive Brunskill/Getty Images)

Tra il 2021 e il 2022, però, Reyna aveva avuto parecchi problemi fisici, specialmente muscolari, e col passare del tempo aveva perso il suo ruolo da titolare negli Stati Uniti. Nel campionato tedesco aveva ripreso a giocare stabilmente soltanto a due mesi circa dal Mondiale: troppo pochi per poter riavere un ruolo da titolare, almeno secondo Berhalter.

Al momento delle convocazioni, Reyna era stato quindi informato che sarebbe andato ai Mondiali, ma con un ruolo da seconda scelta a sostegno dei titolari. Il giocatore, per sua successiva ammissione, non l’aveva presa affatto bene, e con l’insofferenza mostrata in ritiro aveva peggiorato la sua posizione, rischiando di essere rispedito a casa. Alla fine Berhalter e il suo staff avevano deciso di tenerlo in accordo con il resto della squadra e Reyna aveva giocato 7 minuti nella seconda partita contro l’Inghilterra e per un tempo contro l’Olanda.

La questione sembrava chiusa ma al termine dei Mondiali, una volta ritornato negli Stati Uniti, Berhalter aveva partecipato a un convegno sulla leadership e nel suo intervento aveva parlato proprio di Reyna, senza menzionarlo esplicitamente, dicendo: «C’era un giocatore che chiaramente non soddisfaceva le nostre aspettative, dentro e fuori dal campo. Come staff ci siamo quindi riuniti per decidere cosa fare. Eravamo pronti a prendergli un biglietto aereo per tornare a casa, per farvi capire bene la situazione. Ma decidemmo di parlarci ancora e trovammo una soluzione».

Il 12 dicembre l’intervento di Berhalter era trapelato e Reyna tramite il suo profilo Instagram era stato piuttosto critico nei confronti del suo allenatore, il quale, secondo lui, avrebbe dovuto mantenere la questione all’interno della squadra. Evidentemente però l’intervento di Berhalter ha infastidito ancor di più i genitori del giocatore, che secondo ricostruzioni erano già piuttosto irritati dal trattamento riservato al figlio durante i Mondiali.

Per quanto questa storia possa sembra un bisticcio tra famiglie, le cose che i Reyna hanno raccontato ai membri della federazione sono bastate per creare un caso che ora sta bloccando l’intera gestione della Nazionale. La USSF ha infatti iniziato a indagare non solo su quanto emerso finora, ma anche su «potenziali comportamenti inappropriati nei confronti di diversi membri dello staff da parte di individui estranei all’organizzazione».

Berhalter, inoltre, aveva il contratto in scadenza alla fine del 2022 e avrebbe dovuto rinnovarlo per tempo. La vicenda però ha bloccato ogni decisione, e così Berhalter è rimasto a piedi e la Nazionale è senza allenatore: ora ne ha uno ad interim, l’inglese Anthony Hudson, che però non gode di una grande reputazione, sia per gli scarsi risultati ottenuti in carriera sia per alcune dichiarazioni non proprio lusinghiere fatte in passato nei confronti dei calciatori statunitensi.

I Reyna nel frattempo si sono difesi dicendo di non aver parlato del passato di Berhalter ai dirigenti della federazione con l’intenzione di compromettere la sua posizione o ricattarlo, e nemmeno per rendere pubblico un fatto privato. Claudio Reyna in particolare sostiene di aver semplicemente parlato del suo disappunto per la gestione del figlio con alcuni conoscenti, tra cui Earnie Stewart e Brian McBride, rispettivamente direttore sportivo e direttore generale della Nazionale maschile, nonché ex compagni di squadra e amici di famiglia sia dei Reyna che dei Berhalter.

In attesa di ulteriori chiarimenti, Eric Betts del giornale online statunitense Slate ha concluso una ricostruzione di questo caso con un commento che sembra descriverlo piuttosto bene: «Non è certamente l’ideale che il calcio americano sia in uno stato tale da confondere così facilmente farneticazioni familiari e ingerenze professionali. Tutto questo è un promemoria — peraltro a quattro anni di distanza dall’ingaggio di Berhalter deciso fra gli altri anche dal fratello Jay, importante dirigente della federazione — di come il calcio americano sia ancora troppo provinciale e ancora pieno di persone il cui pensiero è confinato nel loro piccolo mondo».

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