(ANSA/CIRO FUSCO)

Alcuni sfollati di Ischia sono tornati nelle loro case

L’ha permesso un'ordinanza che ha ridotto le aree a rischio, a più di un mese dalla frana: per altri invece è ancora impossibile

Il 30 dicembre è stata firmata l’ordinanza che ha permesso il rientro a casa di 200 persone sfollate a causa della frana che sabato 26 novembre aveva colpito Casamicciola Terme, un comune di poco più di 7mila abitanti nel nord dell’isola di Ischia, in Campania. L’ordinanza, firmata dal commissario per l’“emergenza frana” Giovanni Legnini e dal commissario prefettizio del comune Simonetta Calcaterra, ha ristretto le zone considerate a rischio permettendo a una parte degli sfollati di tornare alle proprie abitazione. Secondo le stime, invece, altre 300 persone non possono ancora rientrare nelle case, gravemente danneggiate dalla frana o costruite in zone ad alto rischio di smottamenti.

La frana di Ischia era stata provocata da intense piogge e aveva causato la morte di 12 persone. Le operazioni di recupero dei corpi da parte dei vigili del fuoco e della Protezione civile erano durate 11 giorni ed erano state molto complesse perché il fango, l’acqua e i detriti avevano travolto un’area molto estesa del comune.

Il giorno dopo la frana, la struttura commissariale aveva pubblicato un’ordinanza di evacuazione per impedire il ritorno a casa di circa mille persone. Alcune, circa 350, avevano deciso di rimanere nonostante la notifica dei decreti di allontanamento, e sono a rischio di denuncia. Altre 366 erano state ospitate negli alberghi dell’isola, tenuti aperti per l’emergenza. Le altre persone erano state ospitate da parenti o amici, 0 avevano lasciato temporaneamente l’isola.

Nella notte di venerdì 25 novembre erano caduti in sei ore 126 millimetri di pioggia, il dato più alto registrato negli ultimi vent’anni (il periodo per cui si hanno dati). Oltre a questo dato, già di per sé notevole, bisogna considerare che Casamicciola Terme si trova alle pendici settentrionali del monte Epomeo, che ha un versante ripido e poco compatto, che viene eroso facilmente dall’acqua. Questi due fattori, cioè la grande quantità di pioggia e le caratteristiche del territorio, hanno reso la frana particolarmente violenta.

La frana è partita dal versante nord del monte, a circa 700 metri di altitudine: per prima cosa ha distrutto la zona di via Celario, la più colpita, poi ha poi percorso una rete di canaloni sul pendio, dove si è ingrossata prima di confluire in piazza Bagni. Il geologo Nicola Casagli, che nei giorni successivi alla frana ha avuto il compito di posizionare sensori per osservare la montagna, stima che la frana abbia spostato complessivamente 300mila metri cubi tra terra e detriti. «Ne ho viste tante di frane nella mia esperienza, però così violente e complesse forse no», ha detto. «Questa è veramente complessa per morfologia, con zone di accumulo a diversa altezza e poi c’è tutta l’urbanizzazione che è abbastanza diffusa e complessa».

Quando Casagli parla di urbanizzazione diffusa e complessa fa riferimento alle tante case costruite in molte zone considerate a rischio, dove non dovrebbero esserci abitazioni. Molte sono state costruite senza alcuna autorizzazione e avrebbero dovuto essere abbattute, ma sono ancora lì. Sono costruzioni realizzate soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, ma non solo. Si trovano anche nei canali di scolo e in luoghi, sulle montagne, dove il terreno come si è visto è estremamente fragile.

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La zona colpita dalla frana a Casamicciola (Ansa)

Dopo la frana, nelle ultime settimane, è stato predisposto un sistema per osservare la montagna. I movimenti del terreno vengono rilevati costantemente attraverso uno strumento chiamato radar interferometrico, che invia microonde ad alcuni sensori posizionati nelle zone più critiche e ne rileva eventuali spostamenti. Sono stati installati anche quattro pluviometri, cioè strumenti che misurano le piogge.

Grazie a questi dispositivi e ai sopralluoghi svolti nelle ultime settimane, è stato possibile disegnare la nuova mappa delle aree a rischio. Le aree sono state chiamate A1, A2, A3 e A4 nelle zone ancora pericolose, poi B, C e D. Nella zona A1, quella di via Celario, il dissesto idrogeologico è tale per cui non è possibile far rientrare le persone in casa anche in assenza di pioggia. Anche nella zona A2 e A3, dove sono presenti molti edifici distrutti, non è possibile tornare. Nella zona A4, invece, le persone possono rientrare in casa, ma potrebbero essere evacuate di nuovo in caso di allerta meteorologica, che scatta se cadono almeno 38 millimetri di pioggia in tre ore.

La nuova mappa del rischio frana e alluvione di Casamicciola (ordinanza commissario di Ischia)

Nelle prossime settimane sarà studiato un sistema di allarme per avvisare la popolazione in caso di pericolo, sia nella fase di allerta, sia durante l’evento. Nell’ordinanza dei commissari si fa riferimento all’installazione di sirene, semafori e pannelli luminosi oltre a sistemi informatici per pubblicare e aggiornare gli abitanti in tempo reale attraverso i giornali e i social media.

Il commissario Giovanni Legnini ha detto che per mettere in sicurezza le strade e le case di Casamicciola Terme servono almeno 500 milioni di euro, che al momento non ci sono. Entro la fine di gennaio è prevista la discussione in parlamento del “decreto Ischia”, approvato dal Consiglio dei ministri dopo la frana, e a quel punto si potrà capire quanti soldi effettivamente verranno stanziati. Quando il decreto sarà convertito in legge «saranno subito avviati gli interventi che servono, per poi passare al piano per la ricostruzione», ha detto il commissario. «Sono molto determinato».

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