Centinaia di giornalisti e altri dipendenti del New York Times hanno iniziato uno sciopero di 24 ore

La sede del New York Times a New York (AP Photo/Mark Lennihan, File)
La sede del New York Times a New York (AP Photo/Mark Lennihan, File)

Dalla mezzanotte di giovedì (quando in Italia erano le 6) centinaia di giornalisti e altri dipendenti del New York Times, il giornale più grande al mondo, hanno iniziato uno sciopero che durerà 24 ore: è un evento decisamente insolito, sia per le abitudini delle aziende giornalistiche americane che per il New York Times, dove non succedeva niente del genere da oltre quarant’anni. Il motivo è il mancato raggiungimento di un accordo per il rinnovo del contratto, che è scaduto a marzo del 2021: in sostanza i dipendenti chiedono che nel nuovo contratto i loro compensi siano adeguati ai successi e agli ottimi risultati del giornale.

Martedì e mercoledì c’era stata una trattativa tra la società e il sindacato dei dipendenti, che dice di non aver ricevuto proposte soddisfacenti. La portavoce del New York Times, Danielle Rhoades, si è detta stupita dell’annuncio dello sciopero mentre le negoziazioni erano ancora in corso, parlando di «una soluzione estrema in un momento in cui non siamo in una situazione di stallo».

Non è ancora chiaro quanto lo sciopero inciderà sulla produzione giornaliera del New York Times, ma le conseguenze potrebbero essere grosse, dal momento che la lettera con cui il sindacato annunciava lo sciopero è stata firmata da più di mille dipendenti. Mancheranno certamente tutti i membri della redazione che si occupano di seguire per il giornale online le notizie in diretta durante la giornata, mentre Rhoades ha detto all’agenzia Associated Press che l’azienda ha «piani solidi» per continuare a produrre contenuti, a partire dai giornalisti non iscritti al sindacato e dai suoi reporter internazionali. Al momento non è nemmeno chiaro se il giornale uscirà in edicola venerdì mattina: sarebbe la prima volta dal 1978.