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  • Venerdì 2 dicembre 2022

Lo scandalo che potrebbe far dimettere il presidente del Sudafrica

Cyril Ramaphosa non denunciò un furto di denaro di provenienza sospetta: rischia l'impeachment

Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa in visita a Londra (AP Photo/Kin Cheung)
Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa in visita a Londra (AP Photo/Kin Cheung)
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A causa di un grave scandalo personale il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, in carica dal 2018, dovrà decidere in questi giorni se dimettersi e porre fine alla sua carriera politica o se intraprendere una lunga battaglia all’interno del suo partito, l’African National Congress, rischiando anche un processo di impeachment da parte del parlamento. Ramaphosa, che sembrava avviato a una tranquilla campagna per la rielezione nel 2024, è alle prese da giugno con uno scandalo riguardante un ingente furto non denunciato nella sua azienda agricola, che la stampa locale ha chiamato Farmgate (“farm” significa fattoria in inglese).

Una commissione d’inchiesta indipendente istituita dal parlamento sudafricano nei giorni scorsi ha confermato che Ramaphosa si è reso colpevole di “cattiva amministrazione”: nessun procedimento legale è attualmente aperto contro di lui, ma il caso riguarda il possesso di valuta straniera non dichiarata, evasione fiscale, mancata denuncia di reati e uso improprio di personale dello stato. Al momento un suo portavoce ha detto che Ramaphosa sta valutando «tutte le soluzioni».

Ramaphosa ha 70 anni ed è presidente del Sudafrica dal 2018, quando prese il posto dell’allora presidente e leader dell’African National Congress Jacob Zuma, coinvolto a sua volta in vari scandali personali e di corruzione. Ramaphosa cominciò la propria carriera come leader sindacale ed entrò in politica negli anni Novanta, per poi allontanarsene per un lungo periodo. Negli anni successivi accumulò un’enorme ricchezza grazie a varie attività imprenditoriali, sia nel campo dell’estrazione mineraria che nei media, nelle telecomunicazioni e in alcune aziende di bevande e fast food.

Nonostante gli scandali legati alla presidenza di Zuma e le difficoltà economiche del paese avessero fatto perdere credibilità e voti al partito che fu di Nelson Mandela (al potere ininterrottamente dalla fine dell’apartheid, nel 1994), Ramaphosa vinse le elezioni del 2019 concentrandosi proprio sulla lotta alla corruzione. Il caso Farmgate è emerso lo scorso giugno dalla denuncia di un ex direttore dei servizi segreti e riguarda il suo ranch, la fattoria Phala Phala Wildlife, a nord di Johannesburg, dove il presidente alleva vari animali, tra cui impala, antilopi e gnu.

Qui nel 2017 sarebbe stato commesso un furto per una cifra che, a seconda delle versioni, va dai 500.000 ai 5 milioni di dollari. Ramaphosa non denunciò il furto e, secondo le accuse, avrebbe invece ordinato di indagare sul caso al capo dell’unità dedicata alla propria sicurezza: l’unità, guidata dal generale Wally Rhoode, avrebbe quindi arrestato e interrogato i sospettati, senza che la polizia lo sapesse, recuperando il denaro e pagando una cifra agli autori del furto in cambio del loro silenzio. Alla base dell’operazione segreta ci sarebbe la volontà di nascondere la provenienza illecita del denaro, frutto di riciclaggio. Il presidente sudafricano invece sostiene che il furto sia avvenuto, ma che fosse di minore entità e che il denaro presente nell’azienda agricola fosse frutto della vendita di alcuni animali lì allevati.

Cyril Ramaphosa risponde alle domande in parlamento a settembre (AP Photo/Nardus Engelbrecht/File)

Dopo la pubblicazione delle conclusioni della commissione d’inchiesta era attesa una dichiarazione di Ramaphosa al parlamento, i cui componenti potrebbero decidere di portare avanti un processo di impeachment, come richiesto dalle opposizioni. Il parlamento è però saldamente nelle mani dell’African National Congress, partito del presidente: per raggiungere la maggioranza di due terzi necessaria per rimuovere il presidente servirebbero i voti della metà dei suoi compagni di partito.

Il futuro politico di Ramaphosa più probabilmente verrà deciso, se sceglierà di non dimettersi, dal congresso del partito in programma dal 16 al 20 dicembre: allora l’ANC dovrà decidere se confermarlo come leader, indicandolo anche come candidato per le prossime elezioni, o sostituirlo: in quest’ultimo caso per lui sarebbe difficile continuare a mantenere la presidenza.

Una decisione potrebbe arrivare già nel fine settimana. I media sudafricani ritengono probabile l’opzione delle dimissioni, che apriranno una fase complessa di lotte all’interno del partito di maggioranza per la leadership, in un momento già non semplice per il Sudafrica. Il paese è alle prese con una faticosa ripresa post pandemica, con una crescita economica limitata, un aumento consistente della disoccupazione, corruzione diffusa e questioni non risolte riguardo alla scuola e alla sanità, ancora a un livello insufficiente.