Cosa pensa Giorgia Meloni del linguaggio inclusivo

Per la nuova presidente del Consiglio la libertà delle donne non è «farsi chiamare capatrena»

Giorgia Meloni alla Camera, Roma, 25 ottobre 2022 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Giorgia Meloni alla Camera, Roma, 25 ottobre 2022 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Martedì, durante la seduta alla Camera per ottenere la fiducia, dopo la discussione generale con gli interventi dei deputati la nuova presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha fatto la sua replica ai deputati che erano intervenuti. Rispetto al discorso che aveva tenuto in mattinata, tutto sommato istituzionale, nella replica Meloni è stata molto più dura e polemica.

La parte forse più notevole del discorso di Meloni è stata dedicata alle donne («Non dubitino le donne italiane: non hanno decisamente nulla da temere con questo governo»). La nuova presidente del Consiglio si è rivolta direttamente alla capogruppo del Partito Democratico Debora Serracchiani per spiegare che lei non si sente una donna un passo dietro agli uomini: «Ho sentito dire che io vorrei le donne un passo dietro agli uomini. Mi guardi onorevole Serracchiani, le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?».

Sulla scelta di essere definita al maschile con riferimento al suo nuovo incarico, ha detto:

«Si è fatto polemica: il presidente, la presidente. Su questo abbiamo un’idea diversa. Io non ho mai considerato che la grandezza della libertà delle donne fosse potersi far chiamare “capatrena”. No, io ho pensato che fossero cose più concrete, quelle sulle quali bisognava lavorare e per le quali bisognava battersi. Punti di vista, punti di vista, priorità».

Meloni si è inoltre rivolta polemicamente alle opposizioni: «Voglio dire che reputo utili le loro critiche. Non è mai mancato da parte mia rispetto nei confronti degli avversari politici, ma l’unica cosa che chiedo è di essere giudicata per quello che dico, penso e faccio».

Ha poi parlato del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) spiegando che «le risorse del PNRR sono state distribuite su dati macroeconomici, non sono soldi che vengono dal cielo, sono a debito. Per questo devono essere spese in modo efficace». Sull’Unione europea ha spiegato di non dover fare alcuna scelta: «La mia scelta è sempre e solo difendere l’interesse italiano, non farò mai la cheerleader di nessuno». Per quanto riguarda le persone migranti ha dichiarato di voler parlare «dell’immigrazione non gestita in questi anni»: «Qualcuno ha considerato solidarietà fare entrare in Italia centinaia di migliaia di persone e poi non farsi il problema che molti finivano a spacciare nelle strade o nelle mani della prostituzione».

Durante il suo intervento Meloni ha fatto infine riferimento alla modifica del nome del ministero dell’Istruzione con l’introduzione della parola «merito», che è stata una delle più contestate anche durante gli interventi dei deputati dell’opposizione che hanno preso parola oggi alla Camera. Nella scuola «uguaglianza e merito» non sono contrapposti, ha detto Meloni, «tutti devono poter arrivare ovunque».

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