Cosa facevano i “garzolai”

C'entrano la canapa e la musica, e Pieve di Cento, in Emilia, comune protagonista di una speciale caccia al tesoro il 2 ottobre

Un liutaio al lavoro a Pieve di Cento, vicino a Bologna (Giacomo Fè)
Un liutaio al lavoro a Pieve di Cento, vicino a Bologna (Giacomo Fè)
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A Pieve di Cento, vicino a Bologna, c’è una figura del passato che mette insieme due delle storiche tradizioni locali: quella della lavorazione della canapa e quella musicale. Si tratta dei “garzolai”: erano specializzati nella “pettinatura” della canapa, ma erano anche i protagonisti delle canzoni e degli stornelli della tradizione, inventati nel passato nelle antiche osterie del borgo. “Pettinavano” la canapa nel senso che la loro mansione era quella di sgrossare le fibre della pianta trattandole con pettini di ferro, l’ultima fase della lavorazione prima della filatura all’arcolaio e al fuso. La coltivazione della canapa in questa zona risale al Quattrocento, ma dal Settecento si iniziò anche una produzione preindustriale: secondo gli archivi della Camera di Commercio locale nel 1809 dodicimila persone lavoravano in quel settore, fra cui mille “garzolai”.

A Pieve di Cento però la musica non ha a che fare solo con le canzoni e gli stornelli sui “garzolai”. Nel borgo emiliano infatti, a testimoniare la radicata tradizione di botteghe di liutai documentate fin dal ‘700, ci sono la Scuola di Liuteria e il Museo della Musica, dove, tra le altre cose, sono custoditi gli antichi strumenti a corda ideati e realizzati dal celebre liutaio e compositore Luigi Mozzani, attivo fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, innovatore nella costruzione delle chitarre. A Pieve di Cento c’è anche la Casa della Musica: un luogo dove si può suonare, ma anche un edificio particolare, la cui struttura architettonica ricorda quella di una batteria di percussioni, ed è composta, sia internamente che esternamente, da legno di rovere, con rimando alla tradizione liutaia cittadina.

La scuola, il museo e la Casa della Musica di Pieve di Cento saranno alcune delle tappe della terza edizione, in programma domenica 2 ottobre, della “Caccia ai Tesori Arancioni”, organizzata dal Touring Club Italiano, associazione privata senza scopo di lucro nata 128 anni fa che si prende cura dell’Italia come bene comune. A Pieve di Cento i partecipanti alla caccia, percorrendo le varie tappe che li porteranno alla scoperta degli indizi, avranno la possibilità di vedere da vicino i maestri liutai impegnati a lavorare i pregiati legni per la produzione di chitarre moderne, classiche e violini, ma anche di degustare un bicchiere di vino presso una caratteristica enoteca, a ricordo delle antiche osterie dove sono stati creati gli stornelli dedicati ai “garzolai”.

La Caccia ai Tesori Arancioni si svolgerà in contemporanea a Pieve di Cento e in 100 comuni fra quelli certificati con la Bandiera Arancione, cioè il riconoscimento di qualità turistico-ambientale che il Touring Club conferisce ai piccoli centri dell’entroterra italiano. Lo scopo della manifestazione è far riscoprire le storie, le persone, i monumenti e le piccole curiosità nascoste nei luoghi meno noti del nostro Paese, come appunto Pieve di Cento.

Il Touring Club è da sempre impegnato a sostenere le zone d’Italia che affrontano i problemi legati alla marginalità e allo spopolamento, e per i quali il turismo può essere un’opportunità di rilancio sociale ed economico. Per diventare Bandiera Arancione un piccolo comune dell’entroterra (sotto ai 15mila abitanti) deve superare una selezione delle candidature effettuata attraverso una valutazione qualitativa e quantitativa, in parte anche con un sopralluogo effettuato in forma anonima, che verifica oltre 250 criteri sugli aspetti più rilevanti del sistema di offerta turistica. I comuni Bandiera Arancione sono attualmente 270, elencati qui.

Il riconoscimento di qualità turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano permette ai piccoli borghi, che spesso non si trovano sulle rotte delle principali mete turistiche, di avere una maggiore visibilità e quindi maggiori opportunità di sviluppo, anche economico. Come a Vallebona, in provincia di Imperia, dove la caccia al tesoro del 2 ottobre sarà dedicata a una tipica produzione locale, i ravioli di borragine, rimasta viva anche grazie a tre iniziative imprenditoriali gestite da donne che hanno deciso di produrli, di venderli e di somministrarli. Gli indizi della caccia al tesoro saranno infatti tutti legati a questa produzione locale e nella varie tappe si recupereranno gli ingredienti per prepararli.

Vista la grande e diffusa tradizione culinaria del nostro Paese, saranno numerose le attività legate alle cacce al tesoro incentrate sui prodotti enogastronomici dei comuni Bandiera Arancione, ma la ricerca degli indizi riguarderà anche arti e mestieri antichi (come i “garzolai”, appunto), flora locale, tradizioni secolari che rischiano di andare perdute (come quella musicale di Pieve di Cento).

Alla Caccia ai Tesori Arancioni di Pieve di Cento, e a quella di Vallebona, come a quelle degli altri comuni coinvolti nella manifestazione, può partecipare chiunque, ma bisogna prenotarsi per tempo: i posti infatti sono limitati. Per farlo basta scegliere uno dei comuni Bandiera Arancione e iscriversi con la propria squadra qui. Per partecipare è richiesta una donazione a importo libero, per aiutare il Touring Club Italiano a realizzare questa ed altre importanti iniziative che promuovono e valorizzano le bellezze del nostro Paese. A seguito dell’iscrizione si avrà la possibilità di scaricare la nuova guida Borghi Accoglienti in formato digitale che potrà essere utilizzata anche per cominciare a conoscere il luogo scelto per la caccia al tesoro e gli altri comuni Bandiera Arancione. Inoltre, alle squadre che termineranno il percorso, verrà offerto un piccolo dono del territorio.