In Giappone è stata eseguita la condanna a morte di un uomo che 14 anni fa uccise sette persone a Tokyo

Una foto scattata sul luogo in cui avvennero gli omicidi nel 2008, dopo l'arrivo dei soccorsi (AP Photo/Itsuo Inouye, File)
Una foto scattata sul luogo in cui avvennero gli omicidi nel 2008, dopo l'arrivo dei soccorsi (AP Photo/Itsuo Inouye, File)

Martedì in Giappone è stata eseguita la condanna a morte per impiccagione di un uomo che 14 anni fa accoltellò e uccise sette persone a Tokyo, secondo quanto hanno riferito la tv di stato e altri media giapponesi. L’uomo si chiamava Tomohiro Kato e aveva 39 anni. È stato ucciso nel carcere in cui era detenuto, nella capitale. Il suo fu uno dei più gravi attacchi compiuti in Giappone, in un paese in cui generalmente avvengono pochi crimini violenti.

Nel giugno del 2008 Kato si diresse con un camion verso il quartiere Akihabara di Tokyo, che sapeva essere molto frequentato per lo shopping. Dopo avere cercato di investire diverse persone, scese dal mezzo e armato di coltello ne uccise 7 e ne ferì altre dieci. Alla polizia disse di non avere avuto ragioni particolari per compiere le violenze: aggiunse solo di essere «stanco della vita» e di essersi diretto ad Akihabara con l’intenzione di «uccidere persone». Fu condannato a morte nel 2011 e nel 2015 la Corte suprema del paese confermò la decisione.

Il Giappone e gli Stati Uniti sono i due paesi del G7 in cui si applica ancora la pena di morte. I condannati a morte attendono molti anni prima dell’esecuzione, che molto spesso viene loro comunicata con pochissimo preavviso, anche poche ore prima. Nel 2021 due detenuti in attesa di esecuzione avevano citato in giudizio il governo giudicando questa pratica disumana e incostituzionale. La pratica è da tempo condannata da diverse organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International.