Un’aria di Händel con tante storie dentro

È nell'opera "Serse": c'entrano un platano, il castrato Caffarelli e un insuccesso

(Accademia Bizanitina)
(Accademia Bizanitina)
Caricamento player

Una delle arie più celebri del compositore tedesco Georg Friedrich Händel è “Ombra mai fu” dell’opera Serse, andata in scena per la prima volta a Londra il 15 aprile del 1738. Se ad ascoltarla oggi ci risulta familiare è anche perché è stata inserita in diverse colonne sonore di film, la maggior parte dei quali ambientati nel Settecento. L’aria si trova poco dopo l’ouverture, ovvero l’introduzione orchestrale tradizionale in quasi ogni opera lirica sette-ottocentesca, ed è preceduta da un recitativo (la parte cantata che imita le inflessioni della parola recitata) intitolato “Frondi tenere e belle”. “Ombra mai fu” è cantata dal protagonista, Serse I di Persia, mentre contempla l’ombra di un platano del suo giardino poco prima di essere ammaliato dal canto di Romilda di cui si innamorerà.

Una delle interpretazioni più recenti è quella di Accademia Bizantina, che dell’opera Serse ha realizzato un album in uscita per l’etichetta HDB Sonus il 27 maggio, disponibile qui. L’orchestra è diretta dal Maestro Ottavio Dantone, direttore dell’Accademia, clavicembalista e punto di riferimento internazionale per la musica barocca e la sua interpretazione. Il primo violino dell’orchestra è Alessandro Tampieri, anche violista, chitarrista e liutista, entrato giovanissimo all’Accademia e oggi diventatone musicista di punta.

Accademia Bizantina è una delle orchestre più autorevoli a livello mondiale per quanto riguarda la musica barocca. Nel 2021 è stata votata seconda miglior orchestra del mondo ai Gramophone Classical Music Awards, considerati gli Oscar della musica classica. L’Accademia è stata fondata a Ravenna nel 1983 e oggi ha sede a Bagnacavallo, comune della provincia romagnola. Come aveva spiegato al Post il general manager dell’Accademia Luca Ragazzini, il nome dell’orchestra fu un’idea del musicista Jörg Wolfgang Demus: «l’intento era legare l’arte bizantina del mosaico all’orchestra ravennate. La nostra filosofia è di mettere insieme “pezzi”».

“Ombra mai fu” nella versione di Accademia Bizantina è interpretata dal soprano Arianna Vendittelli. A cantare le parole di Serse, un uomo, è quindi una donna. Questa scelta deriva dal fatto che Händel aveva concepito il ruolo del suo Serse per il cantante Caffarelli, pseudonimo di Gaetano Majorano, un castrato. Händel, come i suoi colleghi compositori, faceva spesso ricorso nelle sue opere ai castrati: a Londra la sua compagnia si trovò anche a rivaleggiare con quella formata del compositore Nicola Porpora e dal castrato probabilmente più famoso di sempre, Carlo Broschi, in arte Farinelli. Oggi si affidano spesso le parti dei castrati a interpreti femminili, quindi con voci di soprano o mezzosoprano.

I castrati erano cantanti maschi che, in età pre-puberale, subivano un intervento di asportazione dei testicoli per bloccarne lo sviluppo sessuale. Eseguita prima della pubertà, l’asportazione dei testicoli comprometteva l’apparizione dei caratteri sessuali principali e, in particolare, arrestava lo sviluppo della laringe. La mutilazione era effettuata con il fine di ottenere, da adulti, una voce dolce, acuta, agile, potente e con una notevole estensione vocale, vicina a quella di soprano, cioè a quella più acuta, che di solito è una voce femminile. I castrati vennero sempre più usati nel teatro musicale tra Seicento e Settecento, diventando dei veri e propri divi. Allora infatti si preferivano le voci di soprano e i castrati, che con la loro voce innaturale potevano interpretare sia personaggi maschili che femminili, meglio si adattavano al gusto dell’epoca, che tendeva spesso all’irrealtà.

Serse è una delle opere più importanti di Händel (anche se non fra le più note) e l’aria “Ombra mai fu” è ritenuta così rappresentativa del suo stile da essere conosciuta anche come “Largo di Händel” (il largo è un tempo di esecuzione lento e sostenuto). Nel corso dei secoli è stato arrangiata anche per altre voci.

In Serse ci sono diversi elementi che i critici considerano distintivi dello stile di Händel.  Il tema trattato è storico, ma Händel ne dà una rilettura, concentrando l’intreccio su temi sentimentali (l’amore di Serse per Romilda che però è stata promessa al fratello Arsamene) e riadattando testi che conosceva: in questo caso si tratta di un adattamento da Serse di Pier Francesco Cavalli, libretto di Niccolò Minato, del 1654, in cui comparivano già il personaggio di Romilda e un’aria intitolata “Ombra mai fu”.

Ci sono però in quest’opera elementi che si distaccano dal resto della produzione operistica di Händel, come ad esempio gli spunti comici, rappresentati dalla figura di Elviro, servo di Arsamene. Proprio questi spunti comici sono considerati tra i motivi del fallimento dell’opera alla sua prima rappresentazione, perché deviava troppo, per il pubblico e per molta critica dell’epoca, dai canoni dell’opera seria. Serse infatti, dopo poche repliche nel 1738, verrà rimesso in scena soltanto due secoli dopo, quando sarà apprezzato al di là dei canoni barocchi.

Nel suo lavoro su Serse, l’Accademia Bizantina sceglie di essere filologicamente corretta rispetto al testo originale, utilizzando come di consueto strumenti dell’epoca o copie moderne costruite su modelli originali. Non si considera tanto un’orchestra moderna che suona un repertorio antico, quanto piuttosto un’orchestra che ha assimilato del tutto i codici dell’epoca passata riuscendo così a restituirne le intenzioni autentiche. L’Accademia Bizantina punta anche a restituire la modernità di Serse, e cioè proprio quell’elemento che ne determinò in parte il fallimento: il tentativo di mescolare il registro comico al registro serio infatti era un espediente allora poco accettato, ma molto vicino alla sensibilità dello spettatore odierno.