È morta la fotoreporter italiana Letizia Battaglia

Aveva 87 anni: le sue foto di Palermo e dei delitti di mafia degli anni Settanta e Ottanta hanno fatto il giro del mondo

(ANSA/ UFFICIO STAMPA - MUSACCHIO, IANNIELLO, PASQUALINI)
(ANSA/ UFFICIO STAMPA - MUSACCHIO, IANNIELLO, PASQUALINI)

Mercoledì sera è morta Letizia Battaglia, fotoreporter italiana e “fotografa di mafia”, come veniva spesso definita, o “fotografa contro la mafia”, come preferiva definirsi: aveva 87 anni ed era malata da tempo. Lavorò soprattutto nella sua città, Palermo, raccontando attraverso la fotografia la vita delle persone che ci vivevano, le violenze degli “anni di piombo” e la mafia. Fu una reporter nota a livello internazionale, espose le sue fotografie in tutto il mondo e fu la prima donna europea a ricevere il premio americano Eugene Smith nel 1985, intitolato al celebre fotografo della rivista Life.

Iniziò la sua carriera alla fine degli anni Sessanta, quando divenne la prima donna a lavorare come fotografa per un giornale italiano, il palermitano L’Ora. Dopo alcuni anni a Milano, Battaglia era tornata a Palermo e aveva fondato l’agenzia Informazione Fotografica. In quegli anni documentò soprattutto delitti di mafia: una delle sue foto più famose è quella che ritrae l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella che regge il cadavere del fratello Piersanti, allora presidente della regione Sicilia, appena ucciso. In un’intervista, Battaglia raccontò di essere arrivata lì per caso ed essere stata la prima a fotografare la scena, quando Piersanti Mattarella era ancora in vita. Nel 1992, dopo l’uccisione del magistrato Giovanni Falcone, decise di smettere di documentare i fatti di mafia.

Anche se è ricordata soprattutto per il suo lavoro sulla mafia, Battaglia ripeteva spesso che i suoi soggetti preferiti erano sempre state donne e bambine, soprattutto quelle povere che vedeva per le strade più disastrate della sua città e con cui in più occasioni disse di immedesimarsi e sentire un senso di complicità: «Protagonisti assoluti delle mie foto sono le donne. Gli uomini ci sono solo perché sono ammazzati o arrestati o in tribunale» disse durante un’intervista. In più occasioni raccontò di aver sentito fin da piccola il bisogno di affermarsi come persona, senza i limiti imposti dal fatto di essere una donna: alla ricerca di questa indipendenza si sposò molto giovane e si separò in un periodo in cui era ancora poco accettato.

Tra gli anni Ottanta e Duemila contribuì all’apertura del centro di documentazione “Giuseppe Impastato” a Palermo, aprì il Laboratorio d’If, luogo di formazione per giovani fotografi, e diresse per un periodo la rivista fatta solo da donne Mezzocielo. Si occupò anche di politica e fu assessora di Palermo tra il 1985 e il 1990 con la giunta Orlando: di quel periodo disse che fu l’esperienza più bella della sua vita. La sua ultima mostra a Roma, Vintage Prints, era finita sabato scorso.

 

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