Dal 14 marzo in 18 città italiane le forze dell’ordine avranno a disposizione le pistole elettriche taser

(Sascha Schuermann/Getty Images)
(Sascha Schuermann/Getty Images)

Dal 14 marzo le forze dell’ordine di diciotto città italiane avranno a disposizione le pistole a impulsi elettrici taser. In tutto saranno distribuite a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza 4.482 pistole, che il governo aveva acquistato lo scorso luglio.

In Italia i taser erano già stati sperimentati a livello locale, con alcuni problemi; ora verranno ufficialmente utilizzati dalle forze dell’ordine come strumento alternativo alle armi da fuoco. Saranno date in dotazione in 14 città metropolitane italiane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Catania) e quattro capoluoghi di provincia (Caserta, Brindisi, Reggio Emilia e Padova).

I taser sono stati inventati alla fine degli anni Sessanta, ma i modelli che permettono l’immobilizzazione totale di una persona sono stati progettati a partire dalla fine degli anni Novanta. Sono considerati da tempo uno strumento controverso: sono armi non letali che utilizzano una scarica a intensità di corrente variabile per paralizzare i movimenti di chi viene colpito, facendogli contrarre i muscoli. Il nome taser deriva da quello del marchio più famoso di pistole che usano impulsi elettrici, e che è poi diventato il nome comune per indicare questo tipo di arma.

Dall’ONU, nel 2007, i taser sono stati giudicati uno strumento di tortura: secondo Amnesty International hanno causato centinaia di morti negli Stati Uniti, dove sono largamente impiegati dalle forze dell’ordine. Anche per questo nel 2017 l’azienda Taser International aveva deciso di cambiare nome.