Una canzone di Sergey Babkin

Ascoltare una canzone ucraina ora è diverso, no?

(Oli Zitch)
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Oggi ho pranzato in un ristorante fiorentino a Milano: ha delle tovagliette di carta con un’immagine un po’ artificiale di piazza della Signoria a inizio Novecento, mentre la dizione consueta riferita al ristorante dice “dal 1981”. E insomma ho pensato che sarebbe stata più adeguata un’immagine del Tenax, che è coevo, e ora ho la canzone in testa da ore.
A maggio esce un disco nuovo nientemeno che dei Belle and Sebastian (dopo sette anni), che nel frattempo si sono arrocckettati, a giudicare dalla canzone uscita. Suoneranno a Milano a gennaio 2023.
Randy Newman si è rotto l’osso del collo, lo hanno operato, e ha dovuto rinviare il tour.
C’è un’altra bella canzone dei Weather station, il disco esce dopodomani.
Sempre grazie delle mail e dei tweet eccetera, li leggo tutti con riconoscenza anche quando non rispondo, per mancanza di cose sensate da dire o imbarazzo per l’eccesso di complimenti.

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Sergey Babkin

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Sapete quella cosa con le canzoni, che metà lavoro lo fanno loro e metà lo fa ciascuno di noi con quello che ci aggiunge, quello con cui ci arriva, quello di sé con cui avvolge la canzone, dei propri pensieri, ricordi, vite, desideri, eccetera. A volte cose proprie e personali, a volte influenzate da quello che succede intorno.
Ascoltare una canzone ucraina ora è diverso, no? L’elemento consapevole e razionale influisce, non è solo una questione di emozioni incontrollabili e misteriose. Certo, non arrivi ad apprezzare cose come questa o questa – almeno non io, con il dovuto rispetto e la solidarietà -, però cose che altrimenti in lingue più familiari le percepiresti come oneste e dignitose e nulla più, ora suonano molto più.
E non avevo voglia di mettere la canzone vivace e allegra, stasera.

Sergej Babkin ha 43 anni ed è un musicista ed entertainer eclettico, con una notevole popolarità in Ucraina anche per la sua partecipazione a quei programmi con i giovani cantanti o con le persone famose che ballano. Però la sa lunga, e fa delle cose niente male, contemporanee, creative: più di quelle che noi mostriamo a Sanremo, per capirci. Nelle ultime settimane è stato molto combattivo, come molti suoi connazionali, contro l’aggressione russa. Poi non ne sono così esperto da potervene raccontare molto di più, ma mi piace questo suo disco del 2016, forse anche per le ragioni di cui sopra, e questa canzone in particolare (ma potete provare anche questa) che pure aveva un bel video: il titolo – probach – vuol dire “perdonami”, se capisco bene, e la canzone parla di un amore finito ma indimenticabile. Ma se ci sono ucraini tra di voi mi perdonino della superficialità della mia competenza (e se ci sono ucraini tra voi un abbraccio).

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