La bizzarra riunione in cui Putin ha deciso di riconoscere le repubbliche del Donbass

Si è svolta in un clima surreale, in cui tutti gli interventi sembravano preparati per assecondare il presidente russo

(Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
(Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Lunedì pomeriggio a Mosca il presidente russo Vladimir Putin ha presieduto una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza della Russia al termine della quale ha riconosciuto le due repubbliche autoproclamate del Donbass, quella di Donetsk e Luhansk, che sulla carta fanno parte dell’Ucraina ma dal 2014 sono occupate da separatisti filorussi.

La riunione, a cui hanno partecipato tutti i principali esponenti del governo russo, si è svolta in un clima giudicato surreale da molti analisti e osservatori internazionali. Anzitutto per la sistemazione dei partecipanti: Putin era dietro a una scrivania di legno bianco, mentre i ministri e i funzionari erano radunati e seduti su semplici sedie, a grande distanza dal presidente, che li chiamava a parlare uno a uno.

Pur permettendo ai presenti di intervenire ed esprimere la propria opinione, in realtà Putin li ha più volte interrotti, commentando i loro interventi e rimproverandoli se non esprimevano accordo nei confronti della sua posizione.

 

Uno dei momenti più surreali della riunione è stato quando è arrivato il turno di parlare di Sergei Naryshkin, capo dei servizi d’intelligence esterni (SVR). Il discorso di Naryshkin è sembrato a tratti confuso quando ha parlato del suo sostegno al riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Luhansk e Putin lo ha interrotto dicendogli: «Parla chiaro: “lo sostengo” o “lo sosterrò”?».

A quel punto Naryshkin ha risposto dicendo di approvare che le due repubbliche «vengano annesse al territorio russo», ma Putin lo ha interrotto di nuovo dicendogli che non era dell’annessione che si stava discutendo, bensì del solo riconoscimento della loro indipendenza.

Inizialmente era stato detto che la riunione era stata trasmessa in diretta televisiva ma da subito a molti era sembrata registrata, dato che in alcuni momenti c’erano tagli al video e l’orario dell’orologio del ministro della Difesa Sergei Shoigu era indietro di cinque ore rispetto al momento in cui era stata trasmessa. Nel pomeriggio di martedì un portavoce del Cremlino ha confermato all’agenzia di stampa RIA che la riunione era registrata e che non era stata trasmessa per intero.

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