Il soprannaturale non è solo una questione di fantasmi

Gli elementi fantastici sono sempre stati presenti nella nostra produzione culturale, e spesso per raccontare meglio la realtà

(Sky)
(Sky)

L’elemento fantastico è presente da sempre all’interno della produzione letteraria e artistica dell’uomo: dall’Iliade al ciclo arturiano, dalle fiabe ai racconti di Le mille e una notte fino a Shakespeare. A metà Settecento, e soprattutto con il Romanticismo, il fantastico iniziò però a essere anche un genere a sé stante, anche grazie allo sviluppo di diversi sottogeneri, come il gotico, l’horror, il fantasy, la fantascienza, il soprannaturale.

Questo sviluppo si lega, a partire soprattutto dal Novecento, all’interesse sempre più crescente per il concetto stesso di genere, che identifica sempre di più il processo di standardizzazione e differenziazione degli oggetti culturali, progressivamente considerati dei veri e propri “prodotti”. Il concetto si applica anche ai programmi televisivi: da quando è nato, il piccolo schermo ha ripreso generi e sottogeneri provenienti da altri media, ma allo stesso tempo ha saputo svilupparne di nuovi (si pensi ad esempio al reality).

Prova a raccontare alcuni programmi proprio a partire dal loro genere il nuovo podcast di 24Ore System per Sky dal titolo Ed è solo l’inizio, condotto da Andrea Delogu, che è possibile ascoltare qui. Il podcast analizza come alcuni programmi in onda su Sky e sul suo servizio in streaming Now utilizzino e allo stesso tempo innovino il genere di cui fanno parte: la prima puntata, dedicata al teen drama e alla serie Euphoria, ha per ospite la modella, influencer e attivista Giorgia Soleri; la terza racconta invece Il Re, un prison drama in onda a marzo, con protagonista Luca Zingaretti, ospite del podcast; l’ultimo appuntamento è dedicato alla serie documentaria ambientalista Effetto Terra con Francesca Michielin, ospite sempre di Delogu.

La seconda puntata del podcast è invece dedicata proprio a un sottogenere del fantastico, il supernatural, e alla serie italiana Christian: Delogu dialoga con il regista e produttore creativo Stefano Lodovichi e l’attore Claudio Santamaria. 

Come abbiamo visto, il fantastico è un genere antico e molto ampio, sul quale si sono interrogati diversi studiosi. Il genere soprannaturale o supernatural può essere descritto come un suo sottogenere, anche a livello temporale: la progressiva emersione di elementi esplicitamente soprannaturali nella letteratura della Gran Bretagna viene infatti datata tra la metà del Settecento e l’Ottocento. Il supernatural identifica storie che si svolgono nella realtà ordinaria, il nostro mondo per come lo conosciamo (a differenza ad esempio del fantasy), che viene però attraversato e sconvolto da elementi provenienti da un mondo fuori dall’ordinario, che possono essere legati a forze tanto negative quanto positive. Il/la protagonista deve così confrontarsi con tali elementi, un confronto che è scandito in diverse fasi: l’iniziale incredulità, la resistenza e/o la resa, il senso di angoscia.

L’utilizzo dell’elemento soprannaturale è stato spesso interpretato come il tentativo di dare un volto a quello che sfugge alla spiegazione razionale dell’uomo, e dunque anche sentimenti e pulsioni nascoste. Può anche essere considerato un modo per raccontare la realtà e il suo inconscio storico e sociale con uno sguardo diverso, e persino più efficace.

È quanto è accaduto ad esempio negli anni Cinquanta e Sessanta nella serialità americana, quando il soprannaturale è diventato spesso un modo per mettere in scena la minaccia della bomba atomica e le tensioni della Guerra Fredda. Negli anni Novanta le serie soprannaturali hanno raccontato le incertezze del decennio, anche nei confronti dell’autorità e delle stesse istituzioni degli Stati Uniti, attraverso uno stile sempre più allucinato e paranoico. Nella tv italiana il genere supernatural non è mai stato dominante, per questo Christian, serie creata da Valerio Cilio, Roberto “Saku” Cinardi, Enrico Audenino, disponibile su Sky e in streaming su Now, rappresenta un interessante tentativo.

Nella periferia degradata di Roma, Christian (Edoardo Pesce) è un piccolo gangster al servizio di un potente boss: il suo compito è quello di utilizzare la violenza per convincere i debitori a pagare. Si occupa anche da solo della madre, da tempo malata. Un giorno però le sue mani cominciano a non funzionare più, o meglio, cominciano a sanguinare. Quelle ferite sembrano stigmate: piaghe nelle mani che ricorderebbero quelle subite di Gesù Cristo durante la crocifissione. Christian inizia a fare miracoli, ma non riesce più a portare a termine i compiti affidatigli dal boss. Intanto c’è anche chi lo cerca per capire se i suoi miracoli siano veri o falsi. Si tratta di Matteo, misterioso emissario del Vaticano (Claudio Santamaria).  

Una delle particolarità della serie, rispetto ad altre tipiche del genere supernatural, risiede nel fatto che la realtà ordinaria da cui si muove è già una realtà al limite, periferica, violenta e degradata: in questo la serie ricorda certe atmosfere di Gomorra. Il soprannaturale cerca di arricchire tale realtà crime di nuove domande e inquietudini, senza però tralasciare elementi presi da altri generi, come il crime, l’action, perfino il family drama.

«È una serie anomala, perché è un mix di toni, dalla commedia al dramma fino al grottesco», spiega il regista e produttore creativo Stefano Lodovichi. Racconta invece così il suo personaggio Claudio Santamaria: «Matteo è il personaggio più conflittuale, è bruciato dall’interno da un conflitto lacerante. È messo sotto pressione: deve cercare a tutti i costi di credere. Matteo cerca di confermare la fede che dentro di lui sta svanendo». Il resto del dialogo con Delogu potete ascoltarlo qui, insieme alle altre puntate.